L'Amore delle anime
Il gran desiderio ch'ebbe Gesù di patire e morire per nostro amore (Cap. IV)
Autore: Sant Alfonso Maria de Liguori
1. Troppo tenera, amorosa ed obbligante fu quella dichiarazione che fece il nostro Redentore della sua venuta in terra, allorché disse ch’egli era venuto per accender nell’anime il fuoco del divino amore, e che non altro era il suo desiderio che di vedere accesa questa santa fiamma in tutti i cuori degli uomini: Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49). Seguì poi a dire immediatamente ch’egli aspettava d’esser battezzato col battesimo del suo medesimo sangue, non già per lavare i peccati suoi, mentr’esso era incapace di colpa, ma per lavare i peccati nostri ch’egli era venuto a soddisfare colle sue pene: Passio Christi dicitur baptisma, quia in eius sanguine purificamur (S. Bon.). Ed indi l’amante nostro Gesù per farci intendere quanta era l’ardenza di questo suo desiderio di morire per noi, con troppo dolce espressione d’amore soggiunse ch’egli sentiva un affanno immenso per quel tempo, in cui differivasi l’esecuzione della sua Passione, tanto era il desiderio di patire per nostro amore. Ecco le sue amorose parole: Baptismo autem habeo baptizari, et quomodo coarctor, usquedum perficiatur? (Luc. XII, 50).
2. Ah Dio innamorato degli uomini, e che potevate più dire e fare per mettermi in necessità d’amarvi? E qual bene mai v’apportava l’amor mio, che per ottenerlo voleste morire e tanto desideraste la morte? Se un servo mio avesse solo desiderato morire per me, pure s’avrebbe tirato il mio amore; ed io potrò vivere senz’amare con tutto il mio cuore voi, mio Re e Dio, che siete morto per me e con tanto desiderio di morire per acquistarvi il mio amore?
3. Sciens Iesus quia venit hora eius, ut transeat ex hoc mundo ad Patrem, cum dilexisset suos… in finem dilexit eos (Io. XIII, 1). Dice S. Giovanni che Gesù chiamò ora sua l’ora della sua Passione, perché, come scrisse un divoto espositore, questo fu il tempo dal nostro Redentore più sospirato in sua vita; mentre allora, col patire e morire per l’uomo, egli volea fargli comprendere l’amore immenso che gli portava. Amantis illa hora est, qua pro amico patitur (Barrad. ap. Spondan.): è cara a chi ama l’ora in cui patisce per l’amato; poiché il patire per l’amato è l’opera più atta a palesar l’amore dell’amante ed a cattivarsi l’amore dell’amato. -Ah mio caro Gesù, dunque per dimostrarmi voi il vostro grande amore non avete voluto commettere ad altri che a voi l’impresa della mia Redenzione. Tanto dunque v’importava l’amor mio che voleste tanto patire per acquistarvelo? E che più avreste voi potuto fare, se aveste dovuto guadagnarvi l’amore del vostro divin Padre? Che avrebbe potuto più patire un servo per tirarsi l’affetto del suo signore, di quello che voi avete sofferto per essere amato da me schiavo vile ed ingrato?
4. Ma ecco il nostro amoroso Gesù già vicino ad essere sacrificato sull’altar della croce per nostra salute, in quella beata notte precedente alla sua Passione. Udiamo che dice a’ suoi discepoli nell’ultima cena che fa con essi: Desiderio, dice, desideravi hoc pascha manducare vobiscum (Luc. XXII, 15). S. Lorenzo Giustiniani considerando queste parole asserisce ch’elle furono tutte voci d’amore: Desiderio desideravi: Caritatis est vox haec. Come se avesse detto il nostro amante Redentore: Uomini, sappiate che questa notte, in cui si darà principio alla mia Passione, questo è stato il tempo da me più sospirato in tutta la mia vita, perché ora, colle mie pene e colla mia dura morte, vi farò conoscere quanto io v’amo, e con ciò vi obbligherò ad amarmi col modo più forte che m’è possibile. Dice un autore che nella Passione di Gesù l’onnipotenza divina si unì coll’amore: l’amore cercò d’amar l’uomo sin dove potesse giunger l’onnipotenza, e l’onnipotenza cercò di compiacere l’amore sin dove giunger potesse il suo desiderio.
O sommo Dio, voi m’avete dato tutto voi stesso, e come io posso poi non amarvi con tutto me stesso? Io credo, sì lo credo, che siete morto per me: e come v’amo sì poco che tanto spesso mi scordo di voi e di quanto avete patito per me? E perché, Signore, io ancora in pensare alla vostra Passione non resto tutto acceso del vostro amore e non divento tutto vostro come tante anime sante che, al considerare le vostre pene, son rimaste prede felici del vostro amore e si son date tutte a voi?
5. Diceva la sposa de’ Cantici che sempreché il suo sposo l’introduceva nella sacra cella della sua Passione, si vedea talmente assalita d’ogn’intorno dall’amor divino, che tutta languendo d’amore era costretta a cercare sollievi al suo cuore ferito: Introduxit me rex in cellam vinariam, ordinavit in me caritatem. Fulcite me floribus, stipate me malis, quia amore langueo (Cant. II, 4, 5). E com’è possibile che un’anima entrando a considerare la Passione di Gesù Cristo, da quei dolori e da quelle agonie, che tanto afflissero il corpo e l’anima del suo amante Signore, non resti ferita come da tante saette d’amore e dolcemente forzata ad amare chi tanto l’amò?
Oh Agnello immacolato, così lacero, insanguinato e difformato come vi miro su questa croce, quanto mi comparite bello ed amabile! Sì, perché tutte queste piaghe che vedo in voi sono tutti a me segni e prove del grande amore che mi portate. Ah! che se tutti gli uomini spesso vi contemplassero in quello stato in cui foste un giorno fatto spettacolo a tutta Gerusalemme, chi potrebbe mai non restar preso dal vostro amore? Amato mio Signore, accettatemi ad amarvi, mentre io vi dono tutti i miei sensi e tutta la mia volontà. E come posso io negarvi niente, se voi non mi avete negato il sangue, la vita e tutto voi stesso?
6. Fu tanto il desiderio di Gesù di patire per noi, che nella notte precedente alla sua morte non solamente egli di buona voglia andò all’orto, dove già sapea che doveano venire a prenderlo i Giudei, ma sapendo che Giuda il traditore colla compagnia de’ soldati era già vicino, disse a’ discepoli: Surgite, eamus: ecce qui me tradet prope est (Marc. XIV, 42). Voll’egli stesso andar loro all’incontro, come venissero per condurlo non già al supplicio della morte, ma alla corona di un gran regno. -O dolce mio Salvatore, voi dunque andate incontro alla morte con tanto desiderio di morire per la brama che avete d’essere amato da me? Ed io non avrò desiderio di morire per voi, mio Dio, per dimostrarvi l’amore che vi porto? Sì, Gesù mio morto per me, io ancor desidero di morire per voi. Ecco il sangue, la vita, tutta ve l’offerisco. Eccomi pronto a morire per voi come e quando vi piace. Gradite questo misero sacrificio che vi rende un misero peccatore, il quale prima vi ha offeso, ma ora v’ama più di se stesso.
7. S. Lorenzo Giustiniani considera quel Sitio che proferì Gesù nella croce morendo, e dice che questa sete non fu sete che veniva da mancanza di umore, ma sete che nasceva dall’ardenza dell’amore che Gesù avea per noi: Sitis haec de ardore nascitur caritatis. Poiché con tal parola volle il nostro Redentore dichiararci più che la sete del corpo il desiderio che avea di patire per noi con dimostrarci il suo amore e ‘l desiderio insieme che avea d’essere amato da noi con tante pene che per noi soffriva: Sitis haec de ardore nascitur caritatis. E S. Tommaso: Per hoc Sitio ostenditur ardens desiderium de salute generis humani (In c. XIX Io., lect. 3).
Ah Dio innamorato, è possibile che un eccesso di tanta bontà resti senza corrispondenza? Suol dirsi che amore con amor si paga, ma il vostro amore con quale amore potrà mai pagarsi? Bisognerebbe che un altro Dio morisse per voi per compensar l’amore che ci avete portato in morire per noi. E poi, Signor mio, come mai poteste dire che le vostre delizie erano di star cogli uomini, se da essi non riceveste che ingiurie e maltrattamenti? L’amore dunque vi fé cangiare in delizie i dolori e i vituperi sofferti per noi.
8. O Redentore amabilissimo, io non voglio più resistere alle vostre finezze: io vi dono tutto il mio amore. Voi tra tutte le cose siete ed avete da essere sempre l’unico amato dell’anima mia. Voi vi siete fatt’uomo per avere una vita da dare per me: io vorrei mille vite per sacrificarle tutte per voi. V’amo, bontà infinita, e voglio amarvi con tutte le mie forze. Voglio far quanto posso per darvi gusto. Voi innocente avete tanto patito per me: io peccatore, che ho meritato l’inferno, voglio patire per voi quanto volete. Aiutate, Gesù mio, per li meriti vostri questo mio desiderio che voi stesso mi donate. O Dio infinito, in voi credo, in voi spero, voi amo.
Maria, madre mia, intercedete per me. Amen.