L'apertura del popolo-messianico all'universalità
La chiamata dell'umanità intera alla Nuova Alleanza
Autore: San Giovanni Paolo II
1. La Chiesa è il popolo di Dio della Nuova Alleanza, come abbiamo visto nella catechesi precedente. Questo Popolo di Dio ha una dimensione universale: è il tema della catechesi odierna. Secondo la dottrina del Concilio Vaticano II, “il popolo messianico, pur non comprendendo in atto tutti gli uomini, e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per tutta l’umanità un germe validissimo (“firmissimum germen”) di unità, di speranza e di salvezza” (Lumen gentium, 9).
Tale universalità della Chiesa come Popolo di Dio è in stretta relazione con la verità rivelata su Dio come Creatore di tutto ciò che esiste, Redentore di tutti gli uomini, Autore di santità e di vita in tutti con la potenza dello Spirito Santo.
2. Sappiamo che l’Antica Alleanza era stretta con un solo popolo eletto da Dio, Israele. Tuttavia già nell’Antico Testamento non mancano i testi che preannunciano la futura universalità. Questa viene accennata nella promessa fatta da Dio ad Abramo: “In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 2, 3), promessa rinnovata più volte ed estesa a “tutte le nazioni della terra” (Gen 18, 18). Altri testi precisano che questa benedizione universale verrebbe comunicata per mezzo della discendenza di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe (Gen 22, 18; 26, 4; 28, 14). La stessa prospettiva viene ripresa in altri termini dai profeti, principalmente nel libro di Isaia: “Alla fine dei giorni – egli scrive – il monte del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” . . . Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli” (Is 2,4). “Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto di grasse vivande per tutti i popoli, un banchetto di vini eccellenti . . . Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti” (Is 25, 7-8). Dal Deutero-Isaia provengono le predizioni concernenti il “Servo del Signore”: “Io, il Signore . . . ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni” (Is 42, 6). Significativo è anche il libro di Giona quando descrive la missione del profeta a Ninive, oltre l’ambito di Israele (cf. Gen 4, 10-11)
Questi e altri passi ci fanno capire che il Popolo eletto dell’Antica Alleanza era una prefigurazione e una preparazione del futuro Popolo di Dio, che sarebbe stato di ampiezza universale. Per questo, dopo la risurrezione di Cristo, la “Buona Notizia” è annunziata innanzitutto ad Israele (At 2, 36; 4, 10).
3. È stato Gesù Cristo il fondatore del nuovo Popolo. Già in lui bambino il vecchio Simeone aveva scoperto la “luce” venuta “per illuminare le genti”, secondo la profezia di Isaia su riportata (Is 42, 6). È stato lui ad aprire la strada dei popoli all’universalità del nuovo Popolo di Dio, come scrive San Paolo: “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14). Perciò “non c’è più Giudeo né Greco . . . poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28). L’apostolo Paolo è stato il principale araldo della portata universale del nuovo Popolo di Dio. Specialmente dal suo insegnamento e dalla sua azione, derivante da Gesù stesso, è passata nella Chiesa la forte convinzione sulla verità che in Gesù Cristo tutti sono stati eletti, senza alcuna distinzione di nazione, lingua o cultura. Come dice il Concilio Vaticano II, “il popolo messianico”, che nasce dal Vangelo e dalla redenzione mediante la Croce, è un “firmissimum germen” (germe validissimo) di unità, di speranza e di salvezza per tutto il genere umano (cf, Lumen gentium, 9).
L’affermazione di questa universalità del Popolo di Dio nella Nuova Alleanza s’incontra, per illuminarle dall’alto, con le aspirazioni e gli sforzi con cui i popoli, specialmente ai nostri giorni, cercano l’unità e la pace, operando soprattutto nell’ambito della vita internazionale e della sua organizzazione vitale. La Chiesa non può non sentirsi coinvolta in tale movimento storico, in forza della sua stessa vocazione e missione originaria.
4. Prosegue infatti il Concilio col dire che il popolo messianico-Chiesa, “costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da Lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il mondo” (Ivi, 9). Quest’apertura a tutto il mondo, a tutti i popoli e a tutto ciò che è umano, appartiene alla costituzione stessa della Chiesa. Essa scaturisce dall’universalità della redenzione operata nella Croce e nella Risurrezione di Cristo (Mt 28, 19; Mc 16, 15). Trova la sua consacrazione nel giorno della Pentecoste attraverso la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sulla comunità di Gerusalemme, primo nucleo della Chiesa. Fin da quei giorni la Chiesa ha coscienza della chiamata universale degli uomini a far parte del Popolo della Nuova Alleanza.
5. Dio ha convocato a far parte del suo Popolo tutta la comunità di coloro che guardano con fede Gesù, autore della salvezza e sorgente di pace e di unità. Questa “comunità convocata” è la Chiesa, istituita perché “sia per tutti e per i singoli sacramento visibile di questa unità salvifica. Dovendosi essa estendere a tutta la terra, entra nella storia degli uomini e insieme però trascende i tempi e i confini dei popoli” (Lumen gentium, 9). È l’insegnamento del Concilio, che prosegue: “Come già l’Israele secondo la carne, peregrinante nel deserto, viene chiamato Chiesa di Dio (2 Esd 13, 1; cf. Nm 20, 4; Dt 23, 1ss.), così il nuovo Israele dell’era presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente (Eb 13, 14), si chiama pure Chiesa di Cristo (Mt 16, 18) avendola Egli acquistata col suo sangue (At 20, 28), ricolmata del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l’unione visibile e sociale” (Lumen gentium, 9).
L’universalità della Chiesa risponde dunque al disegno trascendente di Dio, che opera nella storia umana in forza della misericordia “che vuole la salvezza di tutti” (1 Tm 2, 4).
6. Questa volontà salvifica di Dio Padre è la ragione e lo scopo dell’azione che la Chiesa svolge fin da principio per rispondere alla sua vocazione di popolo messianico della Nuova Alleanza, con un dinamismo aperto all’universalità, come Gesù stesso indica nel mandato e nell’assicurazione che dà a Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti: “Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me” (At 26, 17-18).
7. La Nuova Alleanza, a cui è chiamata l’umanità, è anche un’alleanza eterna (cf. Eb 13, 20), e perciò il popolo messianico è segnato da una vocazione escatologica. È ciò che ci viene attestato in modo particolare nell’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, che mette in risalto il carattere universale di una Chiesa estesa nel tempo e, oltre il tempo, nell’eternità. Nella grande visione celeste, che segue nell’Apocalisse le lettere indirizzate alle sette Chiese, l’Agnello viene solennemente lodato perché è stato immolato e ha riscattato per Dio con il suo sangue “uomini di ogni tribù, lingua e nazione” e li ha costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti (cf. Ap 5, 9-10). In una visione successiva, Giovanni vede “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono (di Dio) e davanti all’Agnello” (Ap 7, 9), Chiesa della terra e Chiesa del cielo, Chiesa degli Apostoli e dei loro successori e Chiesa dei Beati, Chiesa dei figli di Dio nel tempo e nell’eternità: è un’unica realtà del popolo messianico che si estende oltre ogni limite di spazio e di epoca storica, secondo il piano divino della salvezza che si rispecchia nella cattolicità.
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