Le ultime realtà secondo San Paolo
Storia della teologia
Autore: Don Gianmario Pagano
I primi cristiani vivevano in una aspettativa che chiamiamo “escatologica”. “Escatologia” significa dottrina sulla fine (dal greco eschaton). L’escatologia del Nuovo Testamento riguarda la vita cristiana nel tempo, sospesa tra il già e il non ancora, tra ciò che Cristo ha già fatto (la sua croce e risurrezione) e ciò che deve ancora fare (la sua parusia e lo stabilire definitivamente il suo regno). L’escatologia è il quadro fondamentale della teologia cristiana, come si può vedere anche nel più importante scrittore del Nuovo Testamento, l’apostolo Paolo. Paolo di Tarso è il primo teologo cristiano di cui abbiamo gli scritti. Missionario e fondatore di chiese, soprattutto nella parte nord-orientale del Mediterraneo, è autore della maggior parte delle lettere del Nuovo Testamento, tutte redatte prima dei Vangeli.
C’è qualche disaccordo tra gli studiosi sul fatto che sia l’autore effettivo di tutte le lettere a lui attribuite, ma in ogni caso c’è convergenza nel ritenere che tutte possono essere prese in considerazione per studiare la teologia paolina, nel senso proprio della teologia dei primi cristiani derivata da Paolo stesso.
L’escatologia paolina riguarda principalmente la vita in Cristo tra la sua esaltazione e la sua parusia. Le lettere di San Paolo, ancora più dei Vangeli sinottici, ci hanno offerto uno dei primi scorci sulle più antiche convinzioni e pratiche cristiane.
Una di queste è l’idea del Ritorno. L’aspettativa chiave (cioè ciò che deve ancora essere) è la risurrezione di tutti i morti in Cristo. Quando Cristo ritornerà, i morti risorgeranno, perché la risurrezione di Cristo lo rende “la primizia” della risurrezione (1Cor. 15). L’immagine dominante che hanno in mente i cristiani primitivi non è tanto quella dei defunti che vanno in cielo dopo la morte, ma di Cristo che viene dal cielo alla terra, portando la vita eterna a tutti, compresi i morti. Allo stesso modo, l’immagine prevalente non è quella dell’anima che lascia il corpo alle spalle, ma dei corpi mortali che “si vestono” dell’immortalità.
Paolo chiama questo nuovo corpo atteso il “corpo spirituale” e parla di una dimora celeste che ci vestirà. “Cielo” perciò nell’escatologia paolina non significa tanto il luogo in cui vanno i defunti, ma il luogo dove Cristo vive, nascosto alla nostra vista, dove possiede il potere di comunicare quella vita eterna di cui tutti desideriamo essere vestiti.
La vita dei credenti (ciò che è già) è in Cristo, vale a dire nel suo Corpo, nella Chiesa, comunicata dal dono potente dello Spirito Santo. Come a Pentecoste, lo Spirito Santo è la fonte di tutto. L’escatologia paolina riguarda perciò la vita in Cristo tra la sua esaltazione e il suo ritorno. Paolo scrive che lo Spirito di Dio abita nel plurale: “in voi”. Questo “voi” significa prima di tutto la comunità dei credenti, che egli chiama Chiesa (Rom 8, 9).
Paolo descrive la Chiesa come il Corpo di Cristo, un corpo composto, ovviamente, da molte membra. Come capo del Corpo, Cristo è “l’inizio, primogenito dai morti” (Col 1, 18) e “capo di tutte le cose per la Chiesa” (Ef 1, 22). Il battesimo inaugura questa nuova vita, così segna la morte del vecchio sé. Per Paolo, sia i Gentili che gli Ebrei sono giustificati dalla fede in Cristo.
Non bisogna dimenticare che il movimento cristiano ha origini strettamente giudaiche. I primissimi cristiani non avevano idea di cosa fare quando i Gentili, cioè i non ebrei, iniziarono a credere in Gesù. Chi era il Messia, dopo tutto se non il Re dei Giudei? La domanda cruciale era infatti: i Gentili devono essere prima circoncisi e così diventare ebrei per unirsi al Corpo di Cristo? La risposta di Paolo, che venne accettata da tutta la Chiesa, fu: i Gentili sono giustificati, collocati anche loro insieme a Cristo alla destra di Dio, semplicemente credendo in Gesù, senza doversi convertire all’ebraismo. Questo fu il senso originario della salvezza mediante la (sola) fede. Paolo infatti cominciò a pensare il Corpo di Cristo come il luogo di riconciliazione tra gli Ebrei e i pagani. La famosa dottrina di Paolo della giustificazione mediante la fede riguardava il modo in cui sia gli ebrei che i Gentili credendo in Gesù, diventavano membra del suo Corpo mediante il battesimo e non attraverso la circoncisione o altre pratiche rituali giudaiche (“le opere della legge”).