L'esame di coscienza: arma potente per la crescita spirituale
Autore: Autori Cristiani
L’esame di coscienza costituisce una delle armi più potenti per il progresso spirituale, consigliata e usata dai Santi.
Già S. Paolo ammoniva che “se mettessimo sotto giudizio noi stessi, non saremmo messi sotto giudizio da Dio”.
Dopo di lui i Padri della Chiesa attesero con ogni impegno all’esame di coscienza. S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo e altri ne parlarono.
S. Gregorio dice chiaramente che “il contrassegno degli eletti è di fare l’esame di coscienza, e indizio di riprovazione il non farlo”.
S. Bernardo vi dette un forte impulso.
Chi non ricorda l’avvertimento dell’amabile santa italiana Caterina da Siena: “Entra nella cella del conoscimento di te”?
S. Ignazio di Loyola si esaminava ogni ora su quanto aveva pensato, detto, operato; segnava le sue mancanze ogni giorno sopra un quadernuccio, che fu trovato sotto il guanciale, dopo la sua morte. Egli diresse i primi discepoli con l’esame di coscienza e l’uso dei sacramenti; insistendo sulla purificazione interiore, in vista dell’unione con Dio, insegnava che la malattia o qualche necessità, possono dispensare perfino dall’orazione, dalla Messa, dall’Ufficio, ma non dagli esami di coscienza.
Con l’impiego di questo mezzo, usato per ventidue anni, S. Francesco di Sales riuscì a correggere il suo carattere collerico, e ad acquistare una meravigliosa dolcezza.
Il Servo di Dio Fràre Exupàrien delle Scuole Cristiane, venticinque anni prima della morte, si era obbligato con voto a fare tutti i giorni il suo esame particolare, S. Teresa del Bambino Gesù dice che, all’età di quattro anni, dopo esserle morta la madre, tutte le sere chiedeva alla sorella Paolina che la metteva a letto: “Sono stata buona, oggi? Il Signore è contento di me? E gli Angeli, mi voleranno intorno?” Ecco un significativo indizio di esame di coscienza, come già lo presentiva un anima, favorita da specialissime grazie di predilezione.
Ma anche tra i cristiani del mondo è apprezzato e praticato tale esame. Negli scritti intimi del Presidente dell’Equatore, Garcia Moreno, l’eroe della fede e della patria, si è trovato questo proposito: Farà il mio esame di coscienza particolare due volte al giorno sull’esercizio delle virtù, e il mio esame generale tutte le sere.
Il “Capitano Santo”, Guido Negri, “aveva preso, da piccino, l’abitudine di esaminarsi ogni giorno sui difetti quotidiani; in questa norma di vita egli attinse il controllo sulle azioni, che lo aiutò ad ascendere ininterrottamente sulla via della santità”.
Il P. Lenoir, gesuita, cappellano militare dei Marinai francesi nella prima guerra europea, aveva una stima singolare per l’esame particolare di coscienza.
Non si contentava di farlo personalmente, ma ne aveva inculcato l’uso, perfino tra i suoi marinai, dicendo loro che l’esame particolare è la sentinella che sorveglia i punti malsicuri, attraverso i quali il nemico potrebbe introdursi nell’anima nostra.
Ai soldati distribuiva foglietti, da essi assai apprezzati invitandoli a restituirli appena riempiti delle cifre o dei segni convenuti.
Così venivano indicati con cifre o con buchetti sulla carta i numeri. delle bestemmie sfuggite, delle parole offensive, dei gravi atti d’impazienza.
Quei rudi marinai (les Marsouins) ci tenevano assai. Uno di essi scriveva al Padre: “L’esame particolare va avanti giorno per giorno. Quanto bene mi avete fatto, dandomi questo mezzo di santificazione!”.
Un altro: “Mandate anche a me uno di quei preziosi foglietti, di cui mi ha parlato il nostro caporale, che ci tiene tanto” .
In quanto a è, il P. Lenoir continua a segnare il suo esame sulla dolcezza, sino alla vigilia della sua morte, avvenuta sul Fronte macedone, il 9 maggio 1917.
Si conserva tuttora l’ultimo foglietto, macchiato del suo sangue (P. Guitton S. J.).
Nella vita di Aldo Marcozzi, l'”Adolescente radioso”, leggiamo: L’uso costante dell’esame particolare condusse Aldo alle più alte conquiste spirituali.
Il protestante Beniamino Franklin annotava fedelmente le sue mancanze in un libretto.
Diversi educatori propongono questo esercizio ai discepoli, per aiutarli a correggere i difetti più in vista. Così un professore atto, il Payot, raccomandava ai suoi studenti universitari il metodo ignaziano dell’esame particolare, per correggere i difetti di carattere.
Arturo Wellington, il duca di ferro inglese (1852), famoso generale, vincitore di Napoleone a Waterloo, aveva l’abitudine di spendere ogni sera quasi un’ora nel giudicare il proprio operato.
Egli attribuiva tanti suoi successi a questa bella abitudine.
Certamente non fu coi lampi di genio, ma con la metodica eliminazione degli errori, ch’egli salvò l’Inghilterra.
D’altronde sappiamo che i filosofi antichi, come Socrate, Plutarco, Seneca, Cicerone, Marco Aurelio, imponevano ai discepoli un esame circostanziato su quanto avevano detto, fatto, udito nel giorno.
Pitagora consigliava, ai suoi discepoli di non abbandonarsi alle dolcezze del sonno, prima di aver esaminato a lungo gli atti della giornata, e di aver interrogato la propria coscienza su quello che si è fatto, sul modo di farlo, e su quanto si è omesso di fare.
Ma, a differenza degli asceti cristiani, “negli Stoici lo spirito che vivifica tale processo di interiorizzazione non aveva nulla di religioso. Fidando sulle sole loro forze, e con lo scopo di dominare superbamente se stessi, senza farsi influenzare, ma dirigendo tutto, essi entravano nel loro io e lo scandagliavano un poco. Il loro esame di coscienza non era un atto di pietà verso Dio, ma solo un mezzo umano di formazione morale”.
La vita spirituale è stata paragonata a un mirabile congegno di meccanica, e, com’esso, ha bisogno di controlli regolari e periodici.
Si controlla spesso un’automobile, un aeroplano, un orologio. I meccanici più avveduti moltiplicano le minute ispezioni per verificare il perfetto funzionamento delle macchine.
Anche l’attività spirituale ha bisogno di frequenti controlli, che si fanno con gli esami interiori, consistenti in uno sguardo. introspettivo e retrospettivo nella propria vita.
Di tali esami ce n’é tutto un assortimento: dall’esame di coscienza che precede la confessione, agli esami giornalieri, alle riviste settimanali e mensili, ai ritiri annuali E’ tutta una ricchissima fioritura, di cui si deliziano le anime ferventi.
Nella cittadina di Winchelsea, sulla costa orientale dell’Inghilterra, esiste tuttora una carica singolare: quella di sorvegliante della costa, regolarmente retribuita a spese del Comune, il quale nomina tutti gli anni un cittadino probo e onorato, che dovrà recarsi personalmente tre volte al giorno sopra un punto elevato, da dove si abbraccia un largo tratto di mare; là osserva se vi sono vele sospette all’orizzonte, e, in caso positivo, le segnala all’autorità comunale.
Tale uso risale al secolo XIV, quando la cittadina fu sorpresa e devastata dai pirati francesi; per impedire il ripetersi della stessa sciagura, fu istituito il sorvegliante della costa, tramandato di generazione in generazione, ai primogeniti della famiglia Barden.
(Da un giornale di Massa Carrara)
Anche l’anima nostra è insidiata da nemici e da pirati: accorto è chi tre volte al giorno dà un’occhiata attenta, scrutando l’orizzonte della propria anima, coi tre esami, che mirabilmente inquadrano la nostra giornata, collegandosi e integrandosi a vicenda; l’esame di prevedimento – l’esame particolare – l’esame generale della sera.
L’ESAME Dl PREVEDIMENTO si fa all’alzata, vestendosi, o dopo la preghiera del mattino. E’ una rapida occhiata interiore alla giornata precedente, per considerarne le mancanze e non ricadervi; e un’occhiata alla giornata attuale, alfin di prevedere le difficoltà e le occasioni di mancare ai propri doveri.
Uno sguardo a ieri, e uno a oggi alla presenza di Dio: ecco l’esame di prevedimento.
1. In quali mancanze considerevoli sono caduto ieri? (Voti – Regole – Doveri di stato – Propositi fatti).
2. Che cosa prevedo di speciale per oggi? (Confessione – Comunione – Visite – Rendiconto Occupazioni).
3. In quali mancanze sono esposto a cadere oggi? Che cosa propongo per evitarle?
4. Quali punti di esame particolare controllerò oggi?
5. Su quale risoluzione della settimana o del mese, mi fermerò nell’esame generale di oggi?
L’ESAME GENERALE Si fa la sera, dopo l’esame particolare, o durante una visita in cappella, o a’ pie’ del letto. Consiste in un’attenta occhiata alla giornata trascorsa, per indagare come si sono assolti i propri doveri:
1. verso Dio:
preghiere, orazione, vita interiore;
2. verso il prossimo:
sottomissione ai superiori, carità coi confratelli, zelo e pazienza con gli alunni;
3. verso noi stessi:
regolarità, risoluzioni prese, ricerche personali a scapito del dovere.
Con questo esame si emenda la propria vita, si prevengono le sorprese della morte e dei giudizi di Dio. S. Giovanni Crisostomo esorta: Ogni giorno, o cristiano, alla sera, prima di andare a riposo, cita a giudizio la tua coscienza, domandale conto delle opere compiute; e se in quel giorno hai fatto del male, scrutalo, rimproveratelo anche con durezza, e fa di pentirtene.
L’ESAME PARTICOLARE, invece, considera un solo aspetto dell’attività spirituale: attacca un solo difetto per distruggerlo, o concentra gli sforzi nell’acquisto di una virtù per volta.
Questo esame deve la sua origine al fatto che è impossibile combattere contemporaneamente e con successo più difetti. Anche la pedagogia moderna raccomanda la specializzazione degli atti di volontà.
L’esame particolare si fa due volte al giorno, cioè in due tempi: circa la metà e alla fine della giornata, prima o dopo l’esame generale.
Fra tutti gli esami di coscienza, quello particolare è l’ESAME per eccellenza, nella tattica spirituale.
Chi vuole distrigare un’arruffata matassa, non prende tutti i fili insieme, ma ne segue pazientemente uno alla volta, e ne viene a capo.
Un uomo impotente a rompere un fascio di verghe, ne rompe facilmente una per volta, dopo averle slegate.
Per la sua evidente efficacia, tutti i maestri della vita spirituale raccomandano con insistenza l’esame particolare come uno dei più potenti mezzi di santificazione. “Se non progrediamo come dovremmo nella vita spirituale, la colpa sta nell’uso difettoso dell’esame generale, e, più ancora, di quello particolare”.
E’ del P. Chaminade, fondatore dei Marianisti, la recisa asserzione: “Il religioso che non fa più l’esame particolare, ha cessato ogni progresso nella perfezione”.
Dal canto suo, il P. de Ravignan soleva dire: “Volete sapere a che cosa possono ridursi tutte le risoluzioni di un ritiro?” E rispondeva invariabilmente: “A fare ogni giorno, con fedeltà, il proprio esame particolare”.
Alcuni si allarmano al solo sentire nominare “Esame particolare”, e si pongono in una pregiudiziale posizione di difesa, quasi si volesse attentare alla loro tranquillità. Evidentemente, la nostra depravata natura che si cela sotto interessate apparenze di opportunità, non vede affatto di buon occhio un esercizio, destinato proprio alla estirpazione di difetti e d’inclinazioni sregolate; e preferisce fare il callo sopra abitudini ormai inveterate, e che secondano tanto bene i propri comodi; ma questo, precisamente, dimostra l’importanza dell’efficiente esercizio.
“Molti cavalli tirano il cocchio, e l’occhio li vigila tutti; ma pure, nel centro di quella quadriglia, ce n’é uno che esige maggiore attenzione del guidatore, o perché corre troppo o troppo poco, va a destra piuttosto che a sinistra, in modo da sviare anche gli altri.
I cavalli sono le molteplici facoltà che possiedi insinua Mons. Francesco Tànolo; il guidatore sei tu, che diventi esperto solo per mezzo del tuo esame particolare.
In questo opuscolo ci occuperemo prevalentemente dell’esame particolare, esponendo succintamente la dottrina ascetica ad esso relativa.