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L'anima nell'orazione deve essere semplice, fidente, lieta

Tratto da "L'orazione "- capo XXII - da V a X

Autore: Padre Augusto Saudreau

5. L’anima nell’orazione deve essere semplice, fidente, lieta.

Maria Brotel ricevette da Gesù preziosi consigli sul modo di far orazione: « Rappresentati davanti a me » mi disse, « come una bambina che va a chiedere al suo babbo ciò ch’egli vuole dalla sua piccina, che è pronta a non rifiutargli nulla. Devi essere come un figliuolino che è in casa, e che domanda con molta semplicità, senza sottintesi, senza raggiri. Altre volte figurati di vedermi sempre presente e di parlarmi cuore a cuore, di pregare o di conversare con me. Ma voglio che tu venga sempre con una nuova gioia; ancorchè tu non la senta, sii contenta. Io non amo che si venga a me, con quella mollezza e con quell’indifferenza, che mi fa tanta pena.

Venne sovente, durante la mia orazione, anche il mio angelo custode, mandato da Gesù e da Maria: « Essi mi mandano a dirti di non rilassarti, perchè il tempo passa sempre più rapido; ci vuole del coraggio, della confidenza, dell’abbandono in Colui che ti comanda, che t’ama, che non vuole che tu riposi un minuto secondo. Egli ti fa dire che ora non è il tempo del riposo, ma del lavoro, del sacrifizio, della sofferenza. Tu non devi stancarti nè trasandarti » .

6. Qual semplicità di cuore domandi Iddio nell’orazione.

Maddalena Vigneron, facendo orazione, serivasi da prima di molte rappresentazioni pie, e moltiplicava le parole ardenti e i colloquii infiammati. Il suo direttore le fece capire che sarebbe più gradevole al Signore, se ella si studiasse di più gradevole al Signore, se ella si studiasse di camminare nella semplicità della fede; ella obbedì e il Signore l’incoraggiò a proseguire per quella via con queste parole: « Questo cambiamento era necessarissimo. In verità, questa uscita (dalla via delle immaginazione) non potè effettuarsi senza grandi pene; pareva ch’io t’avessi abbandonata: da qualunque lato l’anima si voltasse, era un Dio che sembrava non la volesse più guardare.

« Il fondo di questa pena era che, essendo l’immaginazione tutta piena e penetrata da siffatte specie (rappresentazioni) create, lo spirito sempre voleva riunirsi ad esse, a cagione della lunga abitudine contratta. Dal canto suo, il demonio non mancava di tormentarla colle sue illusioni, facendole vedere la impossibilità d’obbedire al suo direttore coll’esattezza che esigeva da lei nel rinunziare a quelle immaginazioni ch’ella credeva veramente divine. L’anima in fondo acconsentiva bensì a detta rinunzia di specie sensibili…., ma codesta privazione da principio non aveva molto merito, essendosi fatta solo per forza e con dispiacere, giacchè l’anima si credeva occupatissima nell’orazione e senz’alcun pensiero inutile. Finalmente ella obbedì come una bambina e con questo mezzo schiacciò il demonio. Di più, in quella gran violenza che s’era fatta per ascoltarmi seriamente nel silenzio interiore, ricevette un merito grandissimo; in verità, s’ella avesse obbedito più prontamente, non sarebbe stata così lungamente esposta alla malizia dei demonii. Fu d’uopo ch’ella passasse per tale prova per conoscermi in verità, affinchè per l’avvenire fosse più fedele al suo Gesù crocifisso nelle operazioni che il mio Spirito Santo produce continuamente nel centro del suo cuore.

Per fondamento della tua preghiera ti basta credere semplicemente ch’io sono un essere incomprensibile e del resto regolarti sugli abbassamenti che Gesù praticò verso la sua santa Madre; ecco il modello dell’umiltà di cuore necessaria nella mia santa presenza..

7 . Preparazione all’orazione: la rinunzia.

In un rapimento, racconta Veronica Giuliani, il Signore mi rammentò com’egli m’insegnava a fare l’orazione mentale, la prima volta che mi posi a praticarla. Appena ebbi preso un punto da meditare, egli si presentò alla mia mente, e mi fece intendere che nella scuola dell’orazione non dev’esserci volontà propria, e l’anima non deve condursi se non secondo la volontà di Dio. Io mi domandavo come dovevo fare per imparare a ben far orazione; e ogni volta che mi comunicavo, udivo che mi si diceva internamente: « Se vuoi imparare a far l’orazione mentale, è tempo ». Allora capii che dovevo cercare tutte le occasioni di mortificare la mia volontà propria, che dovevo esaminare tutto ciò ch’era di mio gusto e mi cagionava soddisfazione e rinunziarvi, per far ciò ch’era contrario alle mie inclinazioni; finalmente che la mia unica cura doveva esser il far la volontà di Dio. Mi ci applicai per lungo tempo. Adesso il Signore mi dà nuovamente le sue istruzioni a questo proposito, ed io capisco che, per ben far orazione, l’anima deve prepararsi facendo sì che non vi sia in lei altro che la volontà di Dio. Quando ci mettiamo in orazione con questo spogliamento di noi stessi e con questo desiderio di far la volontà di Dio. questa volontà divina si fa conoscere. Un po’ di tempo trascorso in questa perfetta conformità ci libera da tutti gli ostacoli e ci fa conoscere il vero modo di vivere. Così s’apprendono tutte le virtù, s’apprende ciò che sono le cose della terra, si piglia in orrore tutto il creato, si vorrebbe non avere che croci e pene, non si cerca che disprezzi e abbassamenti, si ottiene un vero conoscimento di sé si scoprono i menomi difetti e si trovano i mezzi di correggersi. Ecco ciò che il Signore mi fece intendere.

8. Le distrazioni sono inevitabili in questa vita.

S. Teresa essendo stata assai distratta nel suo ringraziamento, portava invidia a quelli che vivevano in fondo al deserto, pensando che non vedendo e non udendo nulla, erano al sicuro dalle distrazioni. Allora udì queste parole: « T’inganni a partito, figlia mia le tentazioni del demonio sono colà più violente che altrove. Abbi pazienza: tali cose sono inevitabili in questa vita ».
9. Nelle aridità ed impotenze, l’anima dev’essere contenta della volontà di Dio.

Iddio sottraeva qualche volta a S. Margherita Maria le sue dolcezze. Trovandosi ella un giorno in una grande impotenza, si lagnò con nostro Signore che permettesse ch’ella restasse senza far nulla alla sua presenza. Allora. egli le fece questo rimprovero: «S’io ti voglio alla, mia presenza sorda, cieca e muta, non devi tu esser contenta?».

10. Merito della preghiera arida.

« Durante la prova disse alla B. Varani il dolce Salvatore, ricordati che vi è più merito nel tenersi davanti all’Eterno senza divozione e senza lacrime che se si avesse il cuor pieno d’amore e tali occhi molli di pianto. La preghiera arida, desolata, in cui tu perseveri, riscatta una parte delle tue colpe, dove che, se tu ti stemprassi in tenerezze; davanti al Signore, non soddisfaresti alla somma del tuo debito.
« Fa provvista d’umile pazienza per i giorni d’avversità e d’abbandono. Soprattutto non credere che la sospensione delle dolcezze spirituali possa venire dalla collera divina: essa, non è in realtà che un effetto certo dell’amore che il Signore ti porta. Sai cli’egli non intende di darti il paradiso sopra la terra. Egli ti vuole sola, tutta sola, spoglia di tutto, sopra la croce, dove si consuma la santa e spirituale unione del Creatore colla creatura. Allora potrai dire come la sposa dei sacri Cantici: Il mio Diletto è mio, ma io sono sua in mezzo ai rossi gigli della sua passione, quei gigli della sofferenza che sono il caro pascolo del suo Cuore ».

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