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Offerte a Dio

Tratto da "L'orazione" - capo XXIII - da I a X

Autore: Padre Augusto Saudreau

1.Un giorno Matilde supplicò Gesù di dirle se veramente avesse recitate le Ore sopra la terra. Ed egli rispose con bontà: « Io non le osservai leggendole a modo vostro, ma tributando le mie lodi a Dio Padre. Tutto quello che si osserva presso i cristiani io lo cominciai; come il battesimo io lo cominciai e lo compii per essi, santificando così e perfezionando tutte le opere di quelli che credono in me. Perciò dissi al Padre: Io mi santifico per loro, affinchè essi medesimi siano santi in me (Ioan., XVII, 19). In quel modo stesso che nelle sette Ore voi ricordate ciò ch’io soffrii in quelle medesime ore e l’offrite a Dio, così io nella mia sapienza, previdi tutto ciò che dovevo soffrire ».

2.S. Matilde cantava le lodi di Dio con un sì fervido amore che, se anche avesse dovuto per questo rendere lo spirito, ella non avrebbe cessato di cantare. Mentre pertanto cantava con una tale unione in Dio e con Dio, il Signore le disse: «Sembra che tu prenda in questo momento il tuo respiro nel mio Cuore; così ogni persona che sospirerà di desiderio o d’amore per me, piglierà il suo respiro, non in sè, ma nel mio divin Cuore, come un mantice, che non contiene altro vento che quello che trae dall’aria »

3.S. Matilde pregava per una persona che trovava, penoso l’uffizio divino; e il Signore disse alla sua serra: « Perchè mi canta ella di mal animo, quand’io alla mia volta voglio cantare a lei con tanta dolcezza in cielo? Cantare per me un sol giorno per obbedianza, mi è più gradito di tutti i canti che si possano eseguire di propria volontà » .

Quando la Madre Clément si disponeva Quando la Madre Clément si disponeva a cantare l’uffizio, spesso il suo divino Sposo le faceva udire in latino queste parole della Cantica: Sonet vox tua in auribus meis « la tua voce risuoni al mio orecchio ».

4.Mentre si cantava in coro il cantico: Benedicite omnia opera Domini Domino, il Signore disse a S. Matilde: « Quando una persona canta quest’inno o qualche altro simile, in cui s’invitano tutte le creature a cantare le divine lodi, tutte queste creature vengono spiritualmente in mia presenza e mi lodano, per quella persona o per tutti gli uomini in genere, di tutti i beni ch’io ho loro fatto.
Francesca di Bona, avendo recitato con gran fervore e ripetuto più volte il salmo Laudate Dominum omnes gentes, il divin Salvatore si mostrò a lei con un volto pieno di grazia e di maestà e le rivolse queste amorose parole: « Figlia mia, tutti quelli che mi loderanno come ora, tu fai e con pari amore, entreranno nel regno de’ cieli, ed io sarò presente nell’ora della loro morte ».

5.L’Eterno Padre diede a S. Maria Maddalena de’ Pazzi queste gravi lezioni: «Vi sono tante diverse maniere di lodarmi, quante vi sono creature che mi lodano, e le lodi che mi si dànno tanto differiscono le une dalle altre quanto i frutti degli alberi. Tra questi frutti, gli uni servono per il nutrimento dell’uomo, gli altri per quello degli animali immondi. Sai tu, figlia mia, qual è la lode di cui ini nutro io? E’ quella che esce dai cuori puri e pienamente sottomessi alla mia volontà. Non già, ch’io abbia bisogno di questo nutrimento delle vostre lodi, poichè gli angeli e gli astri non cessano di lodarmi e del resto io ricevo dalle mie infinite perfezioni una lode sommamente sublime e perfetta; ma perché tal è il mio beneplacito ed io amo infinitamente i cuor puri e sottomessi alla mia volontà. Quanto ai cuori pieni di sè e d’amor proprio, di cui tutti gli affetti sono terreni e carnali, le loro lodi mi spiacciono estremamente. Io voglio che le lodi delle spose del mio Verbo partano da un cuore talmente puro e rassegnato che mi sforzino a far misericordia alle creature che ne hanno bisogno, e desidero così ardentemente che mi facciano siffatta violenza che s’io potessi, m’abbasserei fino a pregarmele.

«Vi sono di quelli che mi lodano per il loro interesse proprio; io non accetto la loro lode se non in quanto vi sono sforzato dalla mia bontà, per dar loro le grazie di cui hanno bisogno; ma non considero quelle lodi come mie, perchè esse non hanno per scopo che il loro interesse particolare: Ve ne sono altri che mi lodano per abitudine ed io preferirei che non lo facessero, perchè sviliscono la lode che mi piace e di cui solo i miei eletti hanno il segreto.

«O figlia mia, quanto mi è grata la lode de’ miei eletti! cioè di quelli elle hanno il cuor puro e che sono perfettamente soggetti alla mia volontà. In quella guisa che gli alberi, piegando i loro rami carichi di frutti, sembrano invitare i passanti a coglierli, così quelli che mi lodano con purezza di cuore e con conformità alla mia volontà m’invitano con una dolce violenza ad accettare le loro lodi e a fare la volontà di quelli che fanno la mia: voluntatem timentium se faciet (Salmo CXLtv, 19). Le anime di tale tempra io le tengo sul mio seno, come una madre vi tiene il suo bambino; le nutro del mio latte facendo la loro volontà, che non è altro che la mia, perchè hanno rinunziato a tutto ciò che non è la mia volontà; finalmente le colloco come lumi brillanti sul candelabro della mia Chiesa, affinchè illuminino il mondo colle pure e ardenti fiamme della loro carità .

6.Un giorno a Mattutino, S. Margherita Diaria non poteva, cantare e nemmeno seguire l’uffizio salmeggiando. Ella era molto afflitta di tale privazione, quando il Signore si fece sentire a lei, mostrandosi poi nella figura d’un bambinello. Temendo ella che fosse un angelo di Satana, Fece questa domanda: Se siete voi, o mio Dio, fate ch’io canti le vostre lodi. In quel medesimo istante ella sentì la sua voce libera e più forte che mai. Io, dice ella, proseguii il Te Deum insieme col coro e il resto del Mattutino passò così senza che tutte le carezze di cui la sua bontà mi onorò, mi rendessero meno attenta all’uffizio. Solamente sentivo che il mio interno era potentemente legato a quella distinta presenza e occupato nell’onorarla.. Alla fine egli mi disse: « Io volli provare il motivo per cui tu recitavi le mie lodi; perehè, se tu ti fossi tenuta un momento meno attenta a dirlo, io mi sarei ritirato ».

Nostro Signore, riferisce Maria Amata, durante l’uffizio, mi domanda un’intenzione speciale al Pater, all’Are e al Gloria e alle orazioni. Ma, s’io sono applicata a Dio, non devo cercar di fermarmi al senso delle parole. Egli mi raccomandò che, quando la mia attrattiva mi ci portasse, dicessi spesso: Santo, santo, santo, insieme crei Serafini.

7.S. Matilde domandò al Signore se le virtù, mediante la pratica, acquistassero maggior merito presso Dio. « Non v’ha bene così piccolo cui la pratica continuata non faccia apparire grande dinanzi a Dio », disse il Signore. – Qual è il minor bene in cui uno si possa esercitar sovente con utilità? – « E’ recitar le Ore con attenzione e divozione; non già che sia questo il minor bene, ma perchè non si può far meno che compiere il proprio dovere. Adunque, allorchè si cominciano le Ore, si dica col cuore o anche colla bocca Signore, in unione di quell’intenzione, che aveste voi d’osservare sulla terra le Ore canoniche in onore del Padre, io recito quest’Ora a vostro onore; e così tengasi sempre l’attenzione in Dio. Quando la pratica ripetuta diventata abitudine, questa diventa così nobile e così grande davanti a Dio Padre, da sembrare che non sia se non una sola cosa con ciò che praticai io stesso ».

8.« Accade alle volte, disse il Signore a S. Matilde, che quando gli sposi hanno fatto un lungo viaggio, al loro ritorno le spose rinnovino le loro nozze. Bisogna ch’io faccia lo stesso perchè un’ora d’allontanamento da me è più dura, all’anima amante di quello che sarebbero per una sposa della terra mille anni lungi dallo sposo ». Poi egli applicò il suo Cuore divino sul cuore dell’anima e le disse: « Ora il mio Cuore è tuo e il tuo cuore è mio ». E con un dolcissimo amplesso e con tutta la sua virtù divina egli attrasse in sè quest’anima, talmente che sembrava non formare più se non uno spirito con lui. Ma, o Signore, disse S. Matilde, la sposa fruttifica per il suo sposo. Qual frutto, o floridissimo Sposo, vi recherò io? – « Tu mi darai ogni giorno sette figliuoli.

Pertanto appena che ti sarai alzata la notte per il mattino, per riverenza a quell’amore il quale fece sì che per te io m’abbandonassi incatenato fra le mani degli empi e mi rese obbediente fino alla morte, disponiti ad obbedire in quel giorno a tutto quello che ti sarà ingiunto, quand’anche tu dovessi compiere tutta l’obbedienza che nessun Santo mai avesse compiuta. A Prima, in omaggio a quell’umiltà con cui io comparvi dinanzi ad un giudice indegno, come un agnello pieno di mansuetudine, assoggettati per me ad ogni creatura e sii preparata ad eseguire qualunque vile e basso lavoro. A Terza, per quell’amore con cui volli esser disprezzato e saziato d’ogni obbrobrio, tu disprezza te stessa. A Sesta, crocifiggi a te stessa, il mondo e crocifiggi te pure al mondo, pensando com’io, calamita dell’anima tua, fui per te confitto in croce, e per conseguenza tutte le delizie e dolcezze del mondo siano per te come una croce amara. A Nona, muori al mondo e ad ogni creatura, in questo senno che l’amarezza della mia morte sia una dolcezza pel tuo cuore ed ogni creatura come tale non t’ispiri che disprezzo e disgusto.

Verso l’ora dei Vespri, nella quale fui deposto dalla croce, tu rammenterai con gioia come dopo la tua morte e finite le tue fatiche, ti prenderai un beato riposo nel mio seno. A Compieta, ancora, ricordati di quella beata unione in cui, divenuta un solo spirito con me, tu godrai effettivamente me stesso unione che comincerà quaggiù mediante l’accordo della tua volontà colla mia, nella prosperità come nella sventura e che si compirà un giorno nella gloria per non cessar più mai ».

9. Ah! Signore, diceva S. Matilde, che fragilità dell’uomo miserabile è mai questa, che egli non si possa parare dal dormire, anche mentre assiste ai divini uffizi? – « Se gli uomini pensassero alle cose del cielo, o anche alle pene dell’inferno, essi non dormirebbero a lungo!». – Ma coloro, a cui ciò non è dato, che cosa faranno? – « Colui che avesse un amico molto caro gemerebbe, se fosse privato della sua famigliarità; dunque l’anima, la quale riflettesse ch’io sono per lei un amica fedelissimo e amantissimo e che accostandosi a me ella riceverà la comunicazione di tutti i miei segreti, sentirebbe il suo cuore eccitato a riporre in me le sue delizie. Colei che pensasse ancora qual dolcezza e quale soavità io posso esser per lei, qual potenza e qual libertà ella otterrà sopra se stessa per la preghiera, vedrebbe il sonno fuggirsene ben lungi da lei ».

10.S. Matilde pregava per una persona che s’era lamentata di recitare spesso le Ore con distrazione. E il Signore le disse: «Alla fine delle Ore, ella aggiunga sempre, coll’intenzione di riparare la sua negligenza: O Dio, siate propizio a me peccatore, o questo: O Agnello pieno di mansuetudine, abbiate pietà di me. – E s’ella dimentica di farlo quasi a tutte le Ore? – « Se omette di dirlo dopo le Ore, lo dica almeno sette volte al giorno, nell’ora che vorrà. Se difatto queste parole. O Dio, siate propizio a me peccatore, ebbero tanta efficacía per il pubblicano, che per esse meritò d’esser giustificato di tutti i suoi peccati, perché non otterrebbero ad un altro la remissione della sua mancanza? La mia misericordia è tanto clemente oggi come fu in quel tempo ».

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