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Lotta

Forgia II

Autore: San Josemaría Escrivá

Lotta

58. Elezione divina significa — ed esige! — santità personale.
59. Se rispondi alla chiamata che il Signore ti ha rivolto, la tua vita — la tua povera vita! — lascerà nella storia dell’umanità un solco profondo e ampio, luminoso e fecondo, eterno e divino.
60. Devi sentire costantemente l’obbligo di essere santo. — Santo!, che non è fare cose strane: è lottare nella vita interiore e nell’adempimento eroico, fino in fondo, del tuo dovere.
61. La santità non consiste in grandi compiti. — Consiste nel lottare perché la tua vita non si spenga sul piano soprannaturale; nel lasciarti bruciare fino all’ultima fibra, servendo Dio nell’ultimo posto…, o nel primo: dove il Signore ti chiami.

62. Il Signore non si è limitato a dirci che ci ama: ce lo ha dimostrato con le opere, con tutta la sua vita. — E tu?
63. Se ami il Signore, devi “necessariamente” sentire il peso benedetto delle anime, per condurle a Dio.
64. Per chi vuole vivere d’Amore con la maiuscola, la medietà è ben poco, è taccagneria, calcolo meschino.
65. Questa è la ricetta per il tuo cammino di cristiano: orazione, penitenza, lavoro senza riposo, uniti al compimento amoroso del dovere.
66. Dio mio, insegnami ad amare! — Dio mio, insegnami a pregare!

67. Dobbiamo chiedere a Dio la fede, la speranza, la carità, con umiltà, con orazione perseverante, con una condotta retta, e con purezza di costumi.
68. Mi avevi detto di non sapere come ripagarmi dello zelo santo che ti inondava l’anima.
— Mi affrettai a risponderti: non sono io a darti vibrazione: te la dà lo Spirito Santo.
— Amalo, frequentalo. — Così lo amerai sempre di più e meglio, e gli sarai grato che sia Lui a prendere dimora nella tua anima, perché tu abbia vita interiore.

69. Lotta per far sì che il Santo Sacrificio dell’Altare sia il centro e la radice della tua vita interiore, in modo che tutta la giornata si trasformi in un atto di culto — prolungamento della Messa che hai ascoltato e preparazione alla successiva —, che trabocca in giaculatorie, visite al Santissimo, nell’offerta del tuo lavoro professionale e della tua vita famigliare…
70. Cerca di ringraziare Gesù nell’Eucaristia, cantando lodi alla Madonna, la Vergine pura, senza macchia, colei che ha messo al mondo il Signore.
— E, con audacia di bambino, azzàrdati a dire a Gesù: mio dolce Amore, sia benedetta la Madre che ti ha messo al mondo!
Sii certo che gli farai piacere, ed Egli infonderà nella tua anima un amore ancora più grande.

71. L’Evangelista San Luca racconta che Gesù stava pregando…: che orazione sarà stata quella di Gesù!Contempla con calma questa realtà: i discepoli frequentano Gesù e, nelle loro conversazioni, il Signore insegna — anche con l’esempio — come devono pregare, e il grande portento della misericordia divina: il nostro essere figli di Dio e il poterci rivolgere a Lui come un figlio parla a suo Padre.
72. Nell’iniziare una nuova giornata in cui lavorare accanto a Cristo, e prenderti cura di tante anime che lo cercano, convinciti che non c’è altra strada: ricorrere al Signore.
— Solamente nell’orazione, e con l’orazione, impariamo a servire gli altri!

73. L’orazione — ricordalo — non consiste nel fare bei discorsi, dire frasi magniloquenti o consolanti…
Orazione è a volte uno sguardo a un’immagine del Signore o di sua Madre; altre volte, una supplica, in parole; altre ancora, l’offerta delle buone opere, dei risultati della fedeltà…
Come il soldato che sta di sentinella, così dobbiamo stare noi alla porta di Dio nostro Signore: e questo è orazione. O come si accuccia un cagnolino ai piedi del suo padrone.
—E non esitare a dirglielo: Signore, sono qui come un cane fedele; o, meglio, come un somarello, che non darà calci a chi lo ama.
74. Tutti dobbiamo essere “ipse Christus” — lo stesso Cristo. È San Paolo che ce lo ingiunge in nome di Dio: “Induimini Dominum Iesum Christum” — rivestitevi di Gesù Cristo.
Ciascuno di noi — tu! — deve badare a come indossa il vestito di cui parla l’Apostolo; ciascuno, personalmente, deve dialogare ininterrottamente con il Signore.
75. La tua orazione non può limitarsi a sole parole: deve avere contenuti reali e conseguenze pratiche.
76. Pregare è la via per affrontare tutti i mali di cui soffriamo.

77. Ti darò un consiglio, che non mi stancherò di ripetere alle anime: ama follemente la Madre di Dio, che è Madre nostra.
78. L’eroismo, la santità, l’audacia, richiedono una costante preparazione spirituale. Agli altri, darai sempre soltanto ciò che hai; e, per dare Dio, devi frequentarlo, vivere la sua Vita, servirlo.
79. Non smetterò di ripeterti, perché ti si incida bene nell’anima: vita di pietà!, vita di pietà!, vita di pietà! Infatti, se manchi alla carità, sarà per poca vita interiore: non per cattivo carattere.
80. Se sei buon figlio di Dio, come il bambino piccolo ha bisogno della presenza dei genitori, quando si alza o quando si corica, così il tuo primo e il tuo ultimo pensiero di ogni giorno saranno per Lui.
81. Devi essere costante ed esigente nelle tue norme di pietà, anche quando sei stanco, o ti risultano aride. Persevera! Questi momenti sono come quegli alti pali, dipinti di rosso, che, lungo le strade di montagna, quando giunge la neve, servono da punto di riferimento e indicano — sempre! — dov’è il cammino sicuro.

82. Sfòrzati di rispondere, in ogni istante, a ciò che Dio ti chiede: abbi volontà di amarlo con le opere. — Con opere piccole, ma senza tralasciarne neppure una.
83. La vita interiore si irrobustisce con la lotta nelle pratiche quotidiane di pietà, che devi compiere — anzi: che devi vivere! — amorosamente, perché il nostro cammino di figli di Dio è cammino d’Amore.
84. Cerca Dio nel fondo del tuo cuore pulito, puro; nel fondo della tua anima quando gli sei fedele, e non perdere mai questa intimità!
— E se qualche volta non sai come parlargli, o che cosa dire, o non osi cercare Gesù dentro di te, rivolgiti a Maria, “tota pulchra” — tutta pura, meravigliosa —, per confidarle: Maria, Madre nostra, il Signore ha voluto che fossi tu, con le tue mani, a prenderti cura di Dio: insegnami — insegna a tutti noi — a trattare tuo Figlio!
85. Inculcate nelle anime l’eroismo di fare con perfezione le piccole cose di ogni giorno: come se da ciascuna di queste azioni dipendesse la salvezza del mondo.

86. Con la tua vita di pietà, imparerai a praticare le virtù proprie della tua condizione di figlio di Dio, di cristiano.
— E assieme a queste virtù, otterrai tutta quella gamma di valori spirituali che sembrano piccoli e sono grandi; pietre preziose che brillano, da raccogliere lungo la strada per portarle ai piedi del Trono di Dio, al servizio degli uomini: la semplicità, l’allegria, la lealtà, la pace, le piccole rinunce, i servizi che passano inosservati, il fedele compimento del dovere, la gentilezza…
87. Non ti creare altri obblighi se non… la gloria di Dio, il suo Amore, il suo Apostolato.
88. Il Signore ti ha fatto vedere chiaro il tuo cammino di cristiano in mezzo al mondo. Eppure, mi assicuri che molte volte hai considerato, con invidia — mi hai detto che in fondo era comodità —, la felicità di essere uno sconosciuto, che lavora, ignorato da tutti, nell’ultimo cantuccio… Dio e tu!
— Adesso, oltre all’idea di andare missionario in Giappone, ti viene in mente il pensiero di questa vita nascosta e sofferta… Ma se, trovandoti libero da altre sante obbligazioni naturali, tentassi di “nasconderti”, senza che questa sia la tua vocazione, in una qualsiasi istituzione religiosa, non saresti felice. — Ti mancherebbe la pace; perché avresti fatto la tua volontà, non quella di Dio.
— La tua “vocazione”, allora, avrebbe un altro nome: defezione, frutto non di ispirazione divina, ma di mera paura umana per la lotta che si avvicina. E questo… no!

89. Contro la vita limpida, contro la santa purezza, si erge una grande difficoltà, a cui tutti siamo esposti: il pericolo dell’imborghesimento, nella vita spirituale o nella vita professionale: il pericolo — anche per coloro che sono chiamati da Dio al matrimonio — di sentirsi scapoloni, egoisti, persone senza amore.
— Lotta alla radice contro questo rischio, senza concessioni di alcun genere.
90. Per vincere la sensualità — perché dovremo sempre portare il peso di questo somarello che è il nostro corpo —, devi vivere generosamente, tutti i giorni, le piccole mortificazioni — e, a volte, quelle grandi —; e devi mantenerti alla presenza di Dio, che non smette mai di guardarti.

91. La tua castità non può limitarsi a evitare la caduta, l’occasione…; non può essere in alcun modo una negazione fredda e matematica.
— Ti sei reso conto che la castità è una virtù e che, come tale, deve crescere e perfezionarsi?
— Non basta, dunque, che tu sia continente — secondo il tuo stato —, ma casto, con virtù eroica.
92. Il “bonus odor Christi” — il buon odore di Cristo, è anche quello della nostra vita limpida, quello della castità — ciascuno secondo il proprio stato, ripeto —, quello della santa purezza, che è affermazione gioiosa: un qualcosa di forte e delicato insieme, fine, che evita anche l’uso di parole sconvenienti, perché non possono piacere a Dio.
93. Abìtuati a ringraziare in anticipo gli Angeli Custodi…, per obbligarli di più.

94. Si dovrebbe poter applicare a ogni cristiano l’appellativo che si usava agli inizi: “portatore di Dio”.
— Agisci in modo che ti si possa attribuire “in verità” questo ammirevole qualificativo.
95. Pensa che cosa succederebbe se noi cristiani non volessimo vivere come tali…, e rettifica la tua condotta!
96. Contempla il Signore dietro ogni avvenimento, ogni circostanza, e così saprai trarre da tutti gli eventi più amore di Dio, e più desiderio di corrispondere, perché Egli ci attende sempre, e ci offre la possibilità di compiere continuamente il proposito da noi fatto: “serviam”, ti servirò!

97. Rinnova ogni giorno il desiderio efficace di annientarti, di rinnegare te stesso, di dimenticarti di te, di camminare “in novitate sensus”, in novità di vita, cambiando questa nostra miseria con tutta la grandezza nascosta ed eterna di Dio.
98. Signore!, concedimi di essere così tuo che non entrino nel mio cuore neppure gli affetti più santi, se non attraverso il tuo Cuore piagato.
99. Cerca di essere delicato, persona di buone maniere. Non essere grossolano!
— Delicato sempre, il che non vuol dire manierato.

100. La carità ottiene tutto. Senza carità non si può far nulla.
Amore!, dunque: è il segreto della tua vita… Ama! Soffri con gioia. Irrobustisci la tua anima. Virilizza la tua volontà. Vincola la tua donazione al volere di Dio e, con questo, verrà l’efficacia.
101. Sii semplice e devoto come un bambino, ma vigoroso e forte come un condottiero.
102. La pace, che porta con sé la gioia, il mondo non la può dare.
— Gli uomini stanno sempre facendo la pace, e sempre si trovano invischiati in guerre, perché hanno dimenticato il consiglio di lottare al di dentro, di ricorrere all’aiuto di Dio, perché sia Lui a vincere, e così ottenere la pace nel proprio io, nella propria famiglia, nella società e nel mondo.
— Se ci comportiamo in questo modo, la gioia sarà tua e mia, perché è retaggio di quelli che vincono; e con la grazia di Dio — che non perde battaglie — ci chiameremo vittoriosi, se siamo umili.

103. La tua vita, il tuo lavoro, non deve essere opera negativa, non deve essere “antiqualcosa”. È, deve essere!, affermazione, ottimismo, gioventù, allegria e pace.
104. Ci sono due punti di capitale importanza nella vita dei popoli: le leggi sul matrimonio e le leggi sull’istruzione; e lì, i figli di Dio devono essere risoluti, lottare bene e nobilmente, per amore verso tutte le creature.
105. La gioia è un bene cristiano, che possediamo finché lottiamo, poiché è conseguenza della pace. La pace è frutto dell’aver vinto la guerra, e la vita dell’uomo sulla terra — lo leggiamo nella Sacra Scrittura — è lotta.

106. La nostra guerra divina è una meravigliosa semina di pace.
107. Chi smette di lottare causa un danno alla Chiesa, alla propria impresa soprannaturale, ai propri fratelli, a tutte le anime.
— Esàminati: non puoi mettere più vibrazione di amore a Dio, nella tua lotta spirituale? — Io prego per te… e per tutti. Tu fa’ lo stesso.
108. Gesù, se in me c’è qualcosa che ti dispiace, dimmelo, che lo sradichiamo.
109. C’è un nemico della vita interiore, piccolo, sciocco; ma molto efficace, purtroppo: il poco impegno nell’esame di coscienza.
110. Nell’ascetica cristiana, l’esame di coscienza risponde a una necessità di amore, di sensibilità.
111. Se qualcosa non va d’accordo con lo spirito di Dio, lascialo immediatamente!
Pensa agli Apostoli: non valevano nulla, ma nel nome del Signore facevano miracoli. Solo Giuda, che forse operò anche lui dei miracoli, perse il cammino per essersi allontanato volontariamente da Cristo, per non avere tagliato, con violenza e coraggiosamente, ciò che non andava d’accordo con lo spirito di Dio.
112. Dio mio, quando mi convertirò?

113. Non attendere la vecchiaia per essere santo: sarebbe un grande sbaglio!
— Comincia adesso, seriamente, di buon grado, con gioia, attraverso i tuoi doveri, il tuo lavoro, la tua vita quotidiana…
Non attendere la vecchiaia per essere santo, perché, oltre a essere un grande sbaglio — insisto —, non sai se per te arriverà.
114. Chiedi al Signore di concederti tutta la sensibilità necessaria per renderti conto della malizia del peccato veniale; per considerarlo come un autentico e radicale nemico della tua anima; e per evitarlo con la grazia di Dio.

115. Con serenità, senza scrupoli, devi pensare alla tua vita, e chiedere perdono, e fare il proposito fermo, concreto e ben deciso, di migliorare in questo e in quel punto: in questo particolare che ti costa, e in quello che abitualmente non porti a compimento come devi, e lo sai.
116. Riémpiti di buoni desideri, che è cosa santa, e Dio la loda. Ma non accontentarti di questo! Devi essere anima — uomo, donna — di realtà concrete. Per realizzare questi buoni desideri, devi formulare propositi chiari, precisi.
— E, dopo, figlio mio, àpplicati a lottare, per metterli in pratica, con l’aiuto di Dio!
117. Come farò perché il mio amore per il Signore continui, perché aumenti?, mi domandi con ardore.
— Figlio, abbandonando man mano l’uomo vecchio, dando volentieri anche quelle cose, buone in sé stesse, che però impediscono il distacco dal tuo io…; dicendo al Signore, con i fatti e continuamente: “Eccomi qua, per tutto ciò che vuoi”.

118. Santo! Il figlio di Dio dovrà esagerare in virtù, se di esagerazione si può parlare…, perché gli altri si guarderanno in lui come in uno specchio, e soltanto puntando lui molto in alto, essi potranno mantenere la media.
119. Non ti vergognare di scoprire che nel cuore hai il “fomes peccati” — l’inclinazione al male, che ti farà compagnia finché vivi, poiché nessuno è libero da questo peso.
Non ti vergognare, poiché il Signore, che è onnipotente e misericordioso, ci ha dato tutti i mezzi idonei per superare questa inclinazione: i Sacramenti, la vita di pietà, il lavoro santificato.
— Impiegali con perseveranza, disposto a cominciare e a ricominciare, senza scoraggiarti.
120. Signore, liberami da me stesso!

121. L’apostolo senza l’orazione abituale e sistematica cade necessariamente nella tiepidezza… e cessa di essere apostolo.
122. Signore, che da adesso io sia un altro: che non sia “io”, ma “colui” che Tu desideri.
— Che io non ti neghi nulla di ciò che mi chiedi. Che sappia pregare. Che sappia soffrire. Che niente mi preoccupi, al di fuori della tua gloria. Che senta di continuo la tua presenza.
— Che io ami il Padre. Che desideri Te, mio Gesù, in una permanente Comunione. Che lo Spirito Santo mi infiammi.

123. “Meus es tu” — sei mio, ti ha dichiarato il Signore.
— Che Dio stesso, che è tutta la bellezza e tutta la sapienza, tutta la grandezza e tutta la bontà, ti dica che sei suo!… e che tu non gli sappia rispondere!
124. Non puoi sorprenderti se senti, nella tua vita, il peso di cui parlava San Paolo: “Nelle mie membra vedo un’altra legge che muove guerra alla legge della mia mente”.
— Ricordati allora che sei di Cristo, e va’ dalla Madre di Dio, che è Madre tua: non ti abbandoneranno.

125. Ricevi i consigli che ti danno nella direzione spirituale come se venissero da Cristo stesso.
126. Mi hai chiesto un suggerimento per vincere nelle tue battaglie quotidiane, e ti ho risposto: nell’aprire la tua anima, racconta in primo luogo ciò che non vorresti che si sapesse. Così il diavolo finisce sempre sconfitto.
— Apri la tua anima con chiarezza e semplicità, spalancala, perché entri — fin nell’ultimo cantuccio — il sole dell’Amore di Dio!
127. Se il demonio muto — di cui ci parla il Vangelo — si insinua nell’anima, manda tutto in rovina. Invece, se lo si scaccia immediatamente, tutto riesce bene, si va avanti felici, tutto funziona.
— Proposito fermo: “sincerità selvaggia” nella direzione spirituale, unita a una delicata educazione… e che tale sincerità sia immediata.

128. Ama e cerca l’aiuto di chi guida la tua anima. Nella direzione spirituale, metti a nudo il tuo cuore, completamente — marcio, se fosse marcio! —, con sincerità, con voglia di guarire; se no, questo marciume non scomparirà mai.
Se ti rivolgi a una persona che può pulire la ferita soltanto in superficie…, sei un codardo, perché in fondo stai per nascondere la verità, a tuo danno.
129. Non aver mai paura di dire la verità, senza dimenticare che talvolta è meglio tacere, per carità verso il prossimo. Però non tacere mai per negligenza, per comodità o per codardia.
130. Il mondo vive di menzogna; e sono venti secoli che la Verità è venuta fra gli uomini.
— Bisogna dire la verità!, e noi, figli di Dio, dobbiamo assumerci questo compito. Quando gli uomini si abitueranno a proclamarla e ad ascoltarla, ci sarà più comprensione su questa nostra terra.
131. Sarebbe falsa carità, diabolica, bugiarda carità, cedere in questioni di fede. “Fortes in fide” — forti nella fede, incrollabili, come esige San Pietro.
— Non si tratta di fanatismo, ma semplicemente di vivere la fede: che non comporta disamore per nessuno. Cediamo in tutto ciò che è accidentale, ma nella fede non si può cedere: non possiamo dare l’olio delle nostre lampade, perché poi viene lo Sposo e le trova spente.

132. Umiltà e obbedienza sono condizioni indispensabili per ricevere la buona dottrina.
133. Accogli la parola del Papa, con un’adesione religiosa, umile, interna ed efficace: fagli eco!
134. Amalo, veneralo, prega, mortìficati — ogni giorno con più affetto — per il Romano Pontefice, pietra basilare della Chiesa, che prolunga tra tutti gli uomini, nel corso dei secoli e sino alla fine dei tempi, il lavoro di santificazione e di governo che Gesù ha affidato a Pietro.

135. Il tuo più grande amore, la tua massima stima, la tua più profonda venerazione, la tua obbedienza più sottomessa, il tuo massimo affetto, devono essere anche per il Vice-Cristo in terra, per il Papa.
Noi cattolici dobbiamo pensare che, dopo Dio e nostra Madre la Vergine Santissima, nella gerarchia dell’amore e dell’autorità viene il Santo Padre.
136. La considerazione quotidiana del duro peso che grava sul Papa e sui vescovi, ti spinga a venerarli, ad amarli con vero affetto, ad aiutarli con la tua preghiera.
137. Rendi più vivo, più soprannaturale il tuo amore per la Vergine.
— Non andare da Maria soltanto per chiedere. Va’ anche a dare!, a darle affetto; a darle amore per il suo Figlio divino; a manifestarle questo affetto con opere di servizio nei rapporti con gli altri, che sono essi pure figli suoi.

138. Gesù è il modello: imitiamolo! — Imitiamolo, servendo la Chiesa Santa e tutte le anime.
139. Nel contemplare la scena dell’Incarnazione, rafforza nella tua anima la decisione dell’“umiltà pratica”. Guarda che Lui si è abbassato, prendendo la nostra povera natura.
— Per questo, ogni giorno, devi reagire, immediatamente!, con la grazia di Dio, accettando — amando — le umiliazioni che il Signore ti offre.
140. Vivi con naturalezza la vita cristiana! Insisto: fa’ conoscere Cristo nella tua condotta, così come riproduce l’immagine uno specchio normale, che non deforma, né fa caricature. — Se sei normale, come un simile specchio, rifletterai la vita di Cristo, e la mostrerai agli altri.

141. Se sei fatuo, se ti preoccupi solo della tua personale comodità, se incentri su te stesso l’esistenza degli altri e anche quella del mondo, non hai il diritto di chiamarti cristiano, né di considerarti discepolo di Cristo: poiché Egli ha segnalato il limite dell’esigenza nell’offrire per ciascuno “et animam suam”, l’anima stessa, la vita intera.
142. Fa’ in modo che l’“umiltà dell’intelligenza” sia, per te, un principio assiomatico.
Pensaci bene e… non è vero che non si comprende come ci possano essere dei “superbi dell’intelligenza”? Lo spiegava bene un santo dottore della Chiesa: “È un disordine detestabile che l’uomo, vedendo Dio fatto bambino, voglia, proprio lui, insistere a sembrar grande sulla terra”.
143. Ogni volta che ti trovi qualcuno accanto — chiunque egli sia — cerca il modo, senza fare cose strane, di contagiargli la tua gioia di essere figlio di Dio e di vivere da figlio di Dio.
144. Grande e bella è la missione di servire affidataci dal Divino Maestro. — Pertanto, questo buono spirito — grande signorilità! — è perfettamente compatibile con l’amore per la libertà, che deve impregnare il lavoro dei cristiani.

145. Tu non puoi trattare nessuno senza misericordia: e, se ti sembra che una persona non sia degna di misericordia, devi pensare che neppure tu meriti nulla.
— Non meriti di essere stato creato, né di essere cristiano, né di essere figlio di Dio, né di appartenere alla tua famiglia…
146. Non trascurare la pratica della correzione fraterna, manifestazione chiara della virtù soprannaturale della carità. Costa; è più comodo non immischiarsi; più comodo!, ma non è soprannaturale.
— E di queste omissioni renderai conto a Dio.
147. La correzione fraterna, quando devi farla, deve essere piena di delicatezza — di carità! — nella forma e nella sostanza, poiché in quel momento sei strumento di Dio.
148. Se sai voler bene agli altri e diffondi questo affetto — carità di Cristo, fine, delicata — fra tutti, vi appoggerete gli uni agli altri: e chi stia per cadere si sentirà sostenuto — e sollecitato — da questa fraterna fortezza, per essere fedele a Dio.

149. Fomenta il tuo spirito di mortificazione nei dettagli di carità, col desiderio di rendere amabile a tutti il cammino di santità in mezzo al mondo: un sorriso può essere, a volte, la migliore manifestazione dello spirito di penitenza.
150. Sappi, ogni giorno e con generosità, prenderti qualche disturbo, allegramente e discretamente, per servire e per rendere piacevole la vita agli altri.
— Questo modo di agire è vera carità di Cristo.
151. Devi fare in modo che, lì dove sei, ci sia il “buon umore” — l’allegria —, che è frutto della vita interiore.
152. Abbimi cura di praticare una mortificazione davvero interessante: che le tue conversazioni non ruotino attorno a te stesso.

153. Un buon modo di fare l’esame di coscienza:
— Ho accettato come espiazione, in questo giorno, le contrarietà venute dalla mano di Dio?; quelle provocate, con il loro carattere, dai miei compagni?; quelle della mia miseria?
— Ho saputo offrire al Signore, come espiazione, anche il dolore che provo per averlo — tante volte! — offeso?; gli ho offerto la vergogna dei miei interiori rossori e delle mie umiliazioni, nel considerare quanto poco progredisco sulla via delle virtù?
154. Mortificazioni abituali, usuali: sì!, però non essere fissato.
— Non devono necessariamente limitarsi alle solite. Costante, usuale, abituale — senza abitudinarismo — deve essere lo spirito di mortificazione.

155. Tu vuoi ricalcare le orme di Cristo, rivestirti delle sue vesti, identificarti con Gesù: ebbene, la tua fede sia operativa e sacrificata, con opere di servizio, gettando via ciò che intralcia.
156. La santità possiede la flessibilità dei muscoli agili. Chi vuole essere santo sa muoversi in modo tale che, mentre fa una cosa che lo mortifica, ne omette — se non c’è offesa a Dio — un’altra che pure gli costa e ringrazia il Signore per questa comodità. Se noi cristiani agissimo diversamente, correremmo il rischio di diventare rigidi, senza vita, come una bambola di pezza.
La santità non ha la rigidezza del cartone: sa sorridere, cedere, aspettare. È vita: vita soprannaturale.
157. Non mi lasciare, Madre! Fa’ che cerchi tuo Figlio; fa’ che trovi tuo Figlio; fa’ che ami tuo Figlio… con tutto il mio essere! — Ricòrdati, Madre, ricòrdati.