Lottare ancora
Tratto da "Forgia" cp VI
Autore: San Josemaría Escrivá
Lottare ancora
377. Segui il consiglio di San Paolo: “Hora est iam nos de somno surgere!” — è ora di lavorare! —. Di lavorare di dentro, nell’edificazione della tua anima; e di fuori, dal tuo posto, nell’edificazione del Regno di Dio.
378. Mi dici, contrito: “Quanta miseria vedo in me! Mi sento, tale è la mia ottusità e tale il bagaglio delle mie concupiscenze, come se non avessi fatto mai nulla per avvicinarmi a Dio. Cominciare, cominciare: oh, Signore, sempre all’inizio! Cercherò, tuttavia, di sforzarmi con tutta l’anima ogni giorno”.
— Che Egli benedica questi tuoi aneliti.
379. Padre, mi hai confidato: io mi porto addosso molti sbagli, molti errori.
— Lo so bene, ti ho risposto. Ma Dio nostro Signore, che pure lo sa e ci fa conto, ti chiede solo l’umiltà di riconoscerlo, e la lotta per rettificare, per servirlo ogni giorno meglio, con più vita interiore, con un’orazione continua, con la devozione e con l’impiego dei mezzi adeguati per santificare il tuo lavoro.
380. Magari conseguissi — le vuoi raggiungere — le virtù del somarello!: umile, indurito nel lavoro e perseverante, cocciuto!, fedele, sicurissimo nel passo, forte e — se ha un buon padrone — riconoscente e obbediente.
381. Continua a riflettere sulle qualità dell’asinello, e osserva che l’asino, per combinare qualcosa di utile, deve lasciarsi dominare dalla volontà di chi lo conduce…: da solo, non farebbe altro che… asinerie. Di certo non gli passa per la testa niente di meglio che rotolarsi per terra, correre alla mangiatoia… e ragliare.
Ah, Gesù! — diglielo anche tu —: “Ut iumentum factus sum apud te!” — hai fatto di me il tuo somarello; non mi lasciare, “et ego semper tecum!” — e starò sempre con Te. Conducimi fortemente legato con la tua grazia: “Tenuisti manum dexteram meam…” — mi hai preso per la cavezza; “et in voluntate tua deduxisti me…” — e fammi compiere la tua Volontà. E così ti amerò per i secoli infiniti! — “et cum gloria suscepisti me!”.
382. Anche la mortificazione più insignificante ti sembra un’epopea. A volte, Gesù si serve delle tue “estrosità”, delle tue minuzie, affinché ti mortifichi, facendo di necessità virtù.
383. Gesù mio, voglio corrispondere al tuo Amore, ma sono fiacco.
— Con la tua grazia, ce la farò!
384. La vita spirituale — lo ripeto con insistenza, a bella posta — è un continuo cominciare e ricominciare.
— Ricominciare? Sì!: ogni volta che fai un atto di contrizione — e giornalmente dovremmo farne molti — tu ricominci, perché dai a Dio un nuovo amore.
385. Non possiamo essere soddisfatti di ciò che facciamo nel nostro servizio a Dio, così come un artista non è mai contento del quadro o della statua che vien fuori dalle sue mani. Tutti gli dicono: è una meraviglia; ma lui pensa: no, non ci siamo; avrei voluto di più. Così dovremmo reagire anche noi.
Inoltre, il Signore ci dà molto, e ha diritto alla nostra corrispondenza più completa…, e bisogna camminare al suo passo.
386. Ti manca fede…, e ti manca amore. Altrimenti, ricorreresti immediatamente e più spesso a Gesù, pregandolo per questo e per quest’altro.
— Non aspettare oltre, invocalo, e sentirai Cristo che ti dice: “Che cosa vuoi che ti faccia?”, come ascoltò quel povero cieco che, dal ciglio della strada, non si stancò di insistere.
387. Scriveva quel nostro amico: “Molte volte ho chiesto perdono al Signore per i miei grandissimi peccati; gli ho detto che lo amavo, baciando il Crocifisso, e l’ho ringraziato per la sua paterna provvidenza di questi giorni. Mi sono sorpreso, come anni fa, a dire — rendendomene conto soltanto dopo —: Dei perfecta sunt opera — tutte le opere di Dio sono perfette. Nel contempo mi è rimasta la sicurezza completa, senza ombra di dubbio, che questa è la risposta del mio Dio alla sua creatura peccatrice, ma che Lo ama. Mi attendo tutto da Lui! Sia benedetto!!”.
Mi affrettai a rispondergli: “Il Signore si comporta sempre come un Padre buono, e ci offre prove continue del suo Amore: riponi in Lui tutta la tua speranza…, e continua a lottare”.
388. Oh, Gesù! Se, essendo io quello che ero! — povero me! — hai fatto ciò che hai fatto…; se io corrispondessi, che cosa faresti?
Questa verità ti deve portare a una generosità senza tregua.
Piangi, e péntiti con pena e con Amore, perché il Signore e la sua Madre benedetta meritano da parte tua un diverso comportamento.
389. Anche se a volte ti si mette nell’anima la svogliatezza, e ti sembra di farlo solo con le labbra, rinnova i tuoi atti di fede, di speranza, di amore. Non ti addormentare!, perché altrimenti, in mezzo al bene, verrà il male e ti trascinerà.
390. Fa’ così la tua orazione: se devo fare qualcosa di utile, Gesù, devi farla Tu per me. Si compia la tua Volontà: la amo, anche se la tua Volontà permette che io stia sempre come ora, a cadere penosamente, e Tu a risollevarmi!
391. Fammi santo, Dio mio, anche a bastonate. Non voglio essere di remora alla tua Volontà. Voglio corrispondere, voglio essere generoso… Ma che volontà è la mia?
392. Sei pieno di preoccupazioni perché non ami come devi. Tutto ti infastidisce. E il nemico fa quanto è in suo potere perché il tuo cattivo carattere si metta in luce.
— Capisco che tu sia molto umiliato, e proprio per questo devi reagire con efficacia e senza ritardo.
393. Non è vera santità — nel migliore dei casi ne sarà la caricatura — quella che costringe a pensare che “per sopportare un santo, ce ne vogliono due”.
394. Il diavolo cerca di allontanarci da Dio e, se ti lasci dominare da lui, le persone oneste “si allontaneranno” da te, perché “si allontanano” dagli amici di satana o da chi ne è posseduto.
395. Quando parli con il Signore, anche se ti sembra che le tue siano tutte chiacchiere, chiedigli una maggiore donazione, un progresso più deciso nella perfezione cristiana: che ti infiammi di più!
396. Rinnova il tuo fermo proposito di vivere con “volontarietà attuale” la tua vita di cristiano: a tutte le ore e in tutte le circostanze.
397. Non mettere ostacoli alla grazia: devi convincerti che, per essere lievito, devi essere santo, devi lottare per identificarti con Lui.
398. Di’ adagio, con animo sincero: “Nunc coepi!” — adesso comincio!
— Non ti scoraggiare se, purtroppo, non vedi in te il mutamento, frutto della destra del Signore…: dalla tua bassezza, puoi gridare: aiutami, Gesù mio, perché voglio compiere la tua Volontà…, la tua amabilissima Volontà!
399. D’accordo: “loro” devono essere la tua preoccupazione. Ma la tua prima preoccupazione devi essere tu stesso, la tua vita interiore; perché, altrimenti, non potrai servirli.
400. Quanto ti costa questa mortificazione che lo Spirito Santo ti suggerisce! Guarda con calma un Crocifisso…, e amerai questa espiazione.
401. Inchiodarsi alla Croce! Questa aspirazione, come una luce nuova, affiorava all’intelligenza, al cuore e alle labbra di quell’anima, molte volte.
— Inchiodarsi alla Croce?: quanto costa!, si diceva. E dire che sapeva molto bene il cammino: “Agere contra” — rinnegare sé stesso. Per questo supplicava: aiutami, Signore!
402. Situàti sul Calvario, dove Gesù è morto, l’esperienza dei nostri peccati personali deve condurci al dolore: a una decisione più matura e più profonda di non tornare a offenderlo.
403. Ogni giorno un po’ di più — come quando si scolpisce una pietra o un pezzo di legno —, bisogna limare le ruvidezze, togliere i difetti della nostra vita personale, con spirito di penitenza, con piccole mortificazioni, che sono di due tipi: quelle attive — che noi cerchiamo, come piccoli fiori che raccogliamo durante la giornata —, e quelle passive, che vengono dall’esterno, e che ci costa accettare. Poi, Gesù provvede a ciò che manca.
— Che Crocifisso meraviglioso diventerai, se corrispondi con generosità, con gioia, completamente!
404. Il Signore, con le braccia aperte, ti chiede una continua elemosina d’amore.
405. Avvicìnati a Gesù morto per te, avvicìnati alla Croce che si staglia sulla cima del Golgota…
Ma avvicìnati con sincerità, con il raccoglimento interiore che è segno di maturità cristiana: affinché gli episodi divini e umani della Passione ti penetrino nell’anima.
406. Dobbiamo accettare la mortificazione con gli stessi sentimenti che Cristo ebbe nella sua Passione Santa.
407. La mortificazione è premessa necessaria per tutti gli apostolati, e per il perfetto compimento di ogni apostolato.
408. Lo spirito di penitenza consiste principalmente nel mettere a frutto tutte le numerose minuzie — azioni, rinunce, sacrifici, servizi… — in cui ci imbattiamo ogni giorno lungo la strada, trasformandole in atti d’amore, di contrizione, in mortificazioni, e facendone un mazzolino di fiori alla fine della giornata: un bel mazzetto, che offriamo a Dio!
409. Il miglior spirito di sacrificio è la perseveranza nel lavoro intrapreso: sia quando lo si fa con slancio, sia quando lo si fa con riluttanza.
410. Sottoponi alla valutazione del tuo Direttore spirituale il tuo piano di mortificazioni, perché egli le regoli.
— Ma regolarle non vuol dire necessariamente diminuirle, bensì anche aumentarle, se lo ritiene conveniente. — E, sia come sia, tu accetta!
411. Possiamo dire, come Sant’Agostino, che le passioni cattive ci tirano per il vestito, verso il basso. Al tempo stesso, avvertiamo nel cuore desideri grandi, nobili, puri, e c’è lotta.
— Se tu, con la grazia di Dio, impieghi i mezzi ascetici: la ricerca della presenza di Dio, la mortificazione — non spaventarti: la penitenza —, andrai avanti, avrai pace e otterrai la vittoria.
412. La custodia del cuore. — Così pregava quel sacerdote: “Gesù, che il mio povero cuore sia un giardino recintato; che il mio povero cuore sia un paradiso, dove Tu possa abitare; che il mio Angelo Custode lo difenda, con spada di fuoco, con cui purifichi tutti gli affetti prima che entrino in me; Gesù, col divino sigillo della tua Croce, sigilla il mio povero cuore”.
413. Vita pura, con coraggio!, ciascuno nel proprio stato: bisogna saper dire di no, per il grande Amore con la maiuscola.
414. C’è un proverbio molto eloquente: tra santa e santo, un muro di cemento.
— Dobbiamo custodire il cuore e i sensi, stando sempre alla larga dall’occasione. È necessario evitare la passione, per quanto santa ci sembri!
415. Mio Dio!, trovo grazia e bellezza in tutto ciò che vedo: custodirò la vista in ogni momento, per Amore.
416. Tu, cristiano e, in quanto cristiano, figlio di Dio, devi sentire la grave responsabilità di corrispondere alle misericordie ricevute dal Signore, mediante un atteggiamento di vigilante e amorosa fermezza, perché niente e nessuno possa deformare i lineamenti peculiari dell’Amore, che Egli ha impresso nella tua anima.
417. Sei giunto a una grande intimità con il nostro Dio, che ti è così vicino, così dentro l’anima…, ma fai in modo che aumenti, che diventi più profonda? Eviti che si mettano di mezzo piccinerie che possono intorbidire questa amicizia?
— Sii coraggioso! Non rifiutarti di tagliare tutto ciò che, sia pur lievemente, provochi dolore a Chi tanto ti ama.
418. La vita di Gesù Cristo, se gli siamo fedeli, si ripete in qualche modo in quella di ciascuno di noi, tanto nel suo processo interno — la santificazione — quanto nella condotta esterna.
— Sii riconoscente per la sua bontà.
419. Mi sembra molto opportuno che tu esprima al Signore con frequenza un desiderio ardente, grande, di essere santo, anche se ti vedi pieno di miserie…
— Fallo, proprio per questo!
420. Tu, che hai visto chiaramente la tua condizione di figlio di Dio, quand’anche non ritornassi più a vederla — non succederà! —, devi andare avanti nel tuo cammino, per sempre, per senso di fedeltà, senza voltarti indietro.
421. Proposito: essere fedele — eroicamente fedele, e senza scuse — all’orario, nella vita ordinaria e nelle occasioni straordinarie.
422. Avrai pensato, qualche volta, con santa invidia, all’Apostolo adolescente, Giovanni, “quem diligebat Iesus” — quello che Gesù amava.
— Non ti piacerebbe meritare di essere chiamato “quello che ama la Volontà di Dio”? Impiega i mezzi, giorno per giorno.
423. Abbi questa certezza: il desiderio — con opere! — di comportarti da buon figlio di Dio, dà giovinezza, serenità, gioia e pace permanenti.
424. Se torni ad abbandonarti nelle mani di Dio, riceverai, dallo Spirito Santo, luci nell’intelligenza e vigore nella volontà.
425. Ascolta dalle labbra di Gesù la parabola che San Giovanni racconta nel suo Vangelo: “Ego sum vitis, vos palmites” — Io sono la vite; voi, i tralci.
Hai già nell’immaginazione, nell’intelligenza, l’intera parabola. E vedi che un tralcio separato dal ceppo, dalla vite, non serve a nulla, non si riempirà di frutti, farà la fine di un pezzo di legno secco, che gli uomini o le bestie calpesteranno, o che verrà gettato nel fuoco…
— Tu sei il tralcio: deducine tutte le conseguenze.
426. Oggi sono tornato a pregare pieno di fiducia, con questa richiesta: Signore, non ci inquietino le nostre miserie passate già perdonate, e neppure la possibilità di miserie future; vogliamo abbandonarci nelle tue mani misericordiose; presentarti i nostri desideri di santità e di apostolato, che palpitano come braci sotto le ceneri di un’apparente freddezza…
— Signore, so che ci ascolti. Diglielo anche tu.
427. Quando apri la tua anima sii sincero! e, senza indorare la pillola, che a volte è infantilismo, parla.
Poi, con docilità, va’ avanti: sarai più santo, più felice.
428. Non cercare consolazioni al di fuori di Dio. — Guarda che cosa scriveva quel sacerdote: niente sfoghi del cuore, senza necessità, con nessun altro amico!
429. La santità si raggiunge con l’ausilio dello Spirito Santo — che viene a inabitare nelle nostre anime —, mediante la grazia che ci è concessa nei Sacramenti, e con una lotta ascetica costante.
Figlio mio, non facciamoci illusioni: tu e io — non mi stancherò di ripeterlo — dovremo lottare sempre, sempre, sino alla fine della nostra vita. Così ameremo la pace, e daremo la pace, e riceveremo il premio eterno.
430. Non limitarti a parlare al Paraclito, ascoltalo!
Nella tua orazione, considera che la vita di infanzia, facendoti scoprire in profondità che sei figlio di Dio, ti ha riempito di amore filiale per il Padre; pensa che, prima, sei arrivato attraverso Maria a Gesù, che adori da amico, da fratello, da amante suo quale sei…
Poi, nel ricevere questo consiglio, hai compreso che, fino a ora, sapevi che lo Spirito Santo abitava nella tua anima, per santificarla… ma non avevi “afferrato” la verità della sua presenza. È stato necessario questo suggerimento: ora avverti l’Amore dentro di te; e vuoi stare con Lui, essere suo amico, suo confidente…, facilitargli il lavoro di pulire, di strappare, di infiammare…
Non saprò farlo!, pensavi. — Ascoltalo, insisto. Egli ti darà forza, farà tutto Lui, se tu lo vuoi…, e certo che lo vuoi!
— Pregalo: Ospite Divino, Maestro, Luce, Guida, Amore: che io sappia onorarti, e ascoltare le tue lezioni, e infiammarmi, e seguirti e amarti.
431. Per avvicinarti a Dio, per volare fino a Dio, hai bisogno delle ali forti e generose dell’Orazione e dell’Espiazione.
432. Per evitare l’abitudinarismo nelle preghiere vocali, fa’ in modo di recitarle con lo stesso amore con cui l’innamorato parla per la prima volta… e come se fosse l’ultima occasione in cui potessi rivolgerti al Signore.
433. Se sei orgoglioso di essere figlio di Santa Maria, domandati: quante sono le mie manifestazioni di devozione alla Vergine durante la giornata, dalla mattina alla sera?
434. Ci sono due ragioni, tra le altre, diceva tra sé quell’amico, per riparare, tutti i sabati e in ogni vigilia delle sue feste, le offese fatte alla mia Madre Immacolata.
— La seconda è che le domeniche e le feste della Madonna (che, in genere, sono feste paesane) la gente, invece di dedicarle alla preghiera, le dedica — basta aprire gli occhi e vedere — a offendere il nostro Gesù, con peccati pubblici e crimini scandalosi.
La prima: che noi, che vogliamo essere buoni figli, non viviamo, forse spinti da satana, con l’attenzione dovuta i giorni dedicati al Signore e a sua Madre.
— Ti sei già reso conto che, disgraziatamente, queste ragioni sono sempre molto attuali, e tali da indurre anche noi a riparare.
435. Ho sempre inteso l’orazione del cristiano come una conversazione amorosa con Gesù, che non si deve interrompere neppure nei momenti in cui siamo fisicamente lontani dal Tabernacolo, perché tutta la nostra vita è fatta di strofe d’amore umano, rivolte a Dio…, e sempre siamo in grado di amare.
436. È così grande l’Amore di Dio per le sue creature, e così grande dovrebbe essere la nostra corrispondenza che, durante la Santa Messa, gli orologi dovrebbero fermarsi.
437. I tralci, uniti alla vite, maturano e producono frutti.
— Che cosa dobbiamo fare tu e io? Stare molto uniti, per mezzo del Pane e della Parola, a Gesù, che è la nostra vite…, dicendogli parole affettuose per tutto il giorno. Gli innamorati fanno così.
438. Ama molto il Signore. Custodisci e alimenta, nella tua anima, questa urgenza di volergli bene. Ama Dio, proprio ora, quando forse parecchi di quelli che lo tengono fra le mani non lo amano, lo maltrattano e lo trascurano.
Trattami molto bene il Signore, nella Santa Messa e durante tutta la giornata!
439. L’orazione è l’arma più potente del cristiano. L’orazione ci rende efficaci. L’orazione ci rende felici. L’orazione ci dà la forza necessaria per compiere i comandi di Dio.
— Sì!, tutta la tua vita può e deve essere orazione.
440. La santità personale non è una entelechìa, ma una realtà precisa, divina e umana, che si manifesta costantemente in opere quotidiane di Amore.
441. Lo spirito di preghiera che anima tutta la vita di Gesù Cristo in mezzo agli uomini, ci insegna che tutte le opere — grandi e piccole — devono essere precedute, accompagnate e seguite dalla preghiera.
442. Contempla e vivi la Passione di Cristo, con Lui: offri — con frequenza quotidiana — la tua schiena quando lo flagellano; porgi il tuo capo alla corona di spine.
— Nella mia terra dicono: “Amore con amor si paga”.
443. Chi ama non si lascia sfuggire neppure un particolare. L’ho visto in tante anime; queste minuzie sono una cosa molto grande: Amore!
444. Ama Dio per quelli che non lo amano: devi far diventare carne della tua carne questo spirito di espiazione e di riparazione.
445. Se in qualche momento la lotta interiore si fa più difficile, sarà l’occasione buona per dimostrare che il nostro è Amore per davvero.
446. Hai la certezza che è stato Dio a farti vedere, con chiarezza, che devi ritornare alle piccolezze infantili della tua antica vita interiore; e perseverare per mesi, e anche per anni, in queste minuzie eroiche (la sensibilità, tante volte addormentata riguardo al bene, non conta), con la tua volontà forse fredda, ma decisa a compierle per Amore.
447. Persevera, volontariamente e con Amore — anche se fossi arido — nella tua vita di pietà. E non preoccuparti se ti sorprendi a contare i minuti o i giorni che mancano per finire una data norma di pietà o un certo lavoro, con il fosco godimento che prova, in un calcolo del genere, il ragazzo poco studioso, che sogna la fine dell’anno scolastico; o il recluso, che spera di tornare alle sue furfanterie non appena gli si aprano le porte del carcere.
Persevera — insisto — con volontà efficace e attuale, senza smettere neppure per un istante di voler compiere e mettere a frutto i mezzi della vita di pietà.
448. Vivi la fede, allegro, unito a Gesù. — Amalo davvero — ma davvero, davvero! —, e sarai protagonista della grande Avventura dell’Amore, perché sarai ogni giorno più innamorato.
449. Di’ con calma al Maestro: Signore, voglio solo servirti! Voglio solo compiere i miei doveri, e amarti con anima innamorata! Fammi sentire al mio fianco il tuo passo sicuro. Sii Tu il mio unico appoggio.
— Diglielo adagio…, e diglielo per davvero!
450. Hai bisogno di vita interiore e di formazione dottrinale. Sii esigente con te stesso! — Tu — uomo cristiano, donna cristiana — devi essere sale della terra e luce del mondo, perché sei obbligato a dare esempio con santa sfacciataggine.
— Ti deve spingere la carità di Cristo e, nel sentirti e nel saperti un altro Cristo dal momento in cui gli hai detto che lo segui, non ti separerai dai tuoi uguali — i tuoi famigliari, i tuoi amici, i tuoi colleghi —, come il sale non si separa dall’alimento a cui dà sapore.
La tua vita interiore e la tua formazione includono la vita di pietà e il criterio che un figlio di Dio deve avere, per insaporire tutto con la sua presenza attiva.
Chiedi al Signore di essere sempre un buon condimento nella vita degli altri.
451. Noi cristiani siamo chiamati a raccogliere, con spirito di gioventù, il tesoro del Vangelo — che è sempre nuovo —, per farlo arrivare a tutti gli angoli della terra.
452. Devi imitare Gesù Cristo, e farlo conoscere con la tua condotta. Non mi dimenticare che Cristo assunse la nostra natura per far entrare tutti gli uomini nella vita divina, in modo che — unendoci a Lui — viviamo individualmente e socialmente i comandamenti del Cielo.
453. Tu, per la tua condizione di cristiano, non puoi volgere le spalle ad alcuna inquietudine, ad alcuna necessità degli uomini tuoi fratelli.
454. Con quanta insistenza l’Apostolo San Giovanni predicava il “mandatum novum”! — “Amatevi gli uni gli altri!”.
— Mi metterei in ginocchio, senza far scena — me lo grida il cuore —, per chiedervi per amor di Dio di volervi bene, di aiutarvi, di darvi la mano, di sapervi perdonare.
— Pertanto, respingete la superbia, siate compassionevoli, abbiate carità; prestatevi mutuamente l’aiuto della preghiera e dell’amicizia sincera.
455. Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri.
— Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare… e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi.
456. Ama e pratica la carità, senza limiti e senza discriminazioni, perché è la virtù che ci caratterizza come discepoli del Maestro.
— Tuttavia, la carità non può portarti — non sarebbe più una virtù — ad attenuare la fede, a togliere gli spigoli che la definiscono, ad addolcirla fino a trasformarla, come alcuni pretendono, in qualcosa di amorfo che non ha la forza e il potere di Dio.
457. Devi convivere, devi comprendere, devi essere fratello dei tuoi fratelli gli uomini, devi — come dice il mistico castigliano — mettere amore dove non c’è amore, per raccogliere amore.
458. La critica, quando ti tocchi esercitarla, deve essere positiva, con spirito di collaborazione, costruttiva, e mai alle spalle dell’interessato.
— Se no, è tradimento, mormorazione, diffamazione — calunnia, forse — … e, sempre, mancanza di onestà e di rettitudine.
459. Quando vedi che la gloria di Dio e il bene della Chiesa ti esigono di parlare, non stare zitto.
— Pensa: chi non sarebbe coraggioso al cospetto di Dio, con l’eternità davanti a sé? Non c’è niente da perdere e, invece, molto da guadagnare. E allora, perché non ti lanci?
460. Non siamo buoni fratelli dei nostri fratelli, gli uomini, se non siamo disposti a mantenere una condotta retta, anche quando chi ci sta accanto interpreta male il nostro comportamento, e reagisce in modo spiacevole.
461. Il tuo amore e il tuo servizio alla Santa Chiesa non possono essere condizionati dalla maggiore o minore santità personale di coloro che la compongono, anche se desideriamo ardentemente la perfezione cristiana in tutti.
— Devi amare la Sposa di Cristo, tua Madre, che è, e sarà sempre, pura e senza macchia.
462. Il lavoro della nostra santificazione personale si ripercuote sulla santità di tante anime e su quella della Chiesa di Dio.
463. Persuaditi! Se lo vuoi — dal momento che Dio ti ascolta, ti ama, ti promette la gloria —, tu, protetto dalla mano onnipotente del Padre tuo celeste, puoi essere una persona piena di fortezza, disposta a rendere testimonianza della sua amabile e vera dottrina dappertutto.
464. Il campo del Signore è fertile e buona la sua semente. Pertanto, quando in questo nostro mondo compare la zizzania, non dubitare: è mancata la corrispondenza degli uomini, dei cristiani in special modo, che si sono addormentati e hanno lasciato campo libero al nemico.
— Non ti lamentare: lamentarsi non porta frutto; ed esamina, invece, la tua condotta.
465. Farà pensare anche te questo commento che mi addolorò molto: “Vedo con chiarezza la mancanza di resistenza o l’inefficacia della resistenza alle leggi infami, perché in alto, in basso e in mezzo sono molti, ma molti!, gli intruppati”.
466. I nemici di Dio e della sua Chiesa, manovrati dall’odio imperituro di satana, si danno da fare e si organizzano senza riposo.
Con una costanza “esemplare”, preparano i loro quadri, mantengono scuole, dirigenti e agitatori e, con un’azione nascosta — ma efficace —, propagano le loro idee, e portano — nelle famiglie e nei posti di lavoro — la loro semente che distrugge ogni idea religiosa.
— Che cosa non dovremo fare noi cristiani, per servire il nostro Dio, sempre nella verità?
467. Non confondere la serenità con la pigrizia, con la trascuratezza, con il ritardo nelle decisioni o nello studio dei problemi.
La serenità è sempre complementare alla diligenza, virtù necessaria per studiare e risolvere, senza ritardi, le questioni aperte.
468. — Figliolo, dov’è il Cristo che le anime cercano in te? nella tua superbia? nella tua voglia di importi agli altri? nelle meschinità di carattere che non vuoi vincere? in questa testardaggine?… È lì Cristo? — No!!
— D’accordo: devi avere personalità, ma la tua deve cercare di identificarsi con Cristo.
469. Ti propongo una buona norma di condotta per vivere la fraternità, lo spirito di servizio: fa’ in modo che, in tua assenza, gli altri possano portare avanti il lavoro che hai tra le mani, grazie all’esperienza che generosamente trasmetti loro, evitando di renderti indispensabile.
470. Su di te ricade — nonostante le tue passioni — la responsabilità della santità, della vita cristiana degli altri, della loro efficacia.
Tu non sei un ingranaggio isolato. Se ti fermi, quanti altri puoi frenare o danneggiare!
471. Pensa a tua Madre la Santa Chiesa, e considera che, se un membro soffre, tutto il corpo soffre.
— Il tuo corpo ha bisogno di ciascuna delle sue membra, ma ciascun membro ha bisogno dell’intero corpo. — Guai, se la mia mano smettesse di compiere il suo dovere…, o se il cuore cessasse di battere!
472. Lo hai visto con chiarezza: c’è tanta gente che non lo conosce, e Dio ha posato lo sguardo su di te. Vuole che tu sia fondamento, pietra angolare su cui poggi la vita della Chiesa.
Medita questa realtà, e ne trarrai molte conseguenze pratiche per la tua condotta ordinaria: il fondamento, la pietra angolare — forse senza splendore, nascosta — deve essere solida, senza incrinature; deve servire di base per la stabilità dell’edificio…; se no, resta isolata.
473. Poiché ti senti fondamento scelto da Dio per corredimere — non ti dimenticare che sei… miseria su miseria —, la tua umiltà ti deve portare a metterti sotto i piedi — al servizio — di tutti. — Come le fondamenta degli edifici.
Ma il fondamento deve avere fortezza, che è virtù indispensabile in chi deve sostenere o spingere altri.
— Gesù — diglielo con forza —, che non tralasci mai, per falsa umiltà, di esercitare la virtù cardinale della fortezza. Concedimi, Dio mio, di saper distinguere l’oro dalle scorie.
474. Madre nostra, Speranza nostra!, come si sta sicuri, ben stretti a Te, anche se tutto vacilla!