Madonna del Rosario - Meditazione per il 7 Ottobre
Come il rosario ci porta a Gesù
Autore: Autori Cristiani
Il rosario ci porta a Gesù
Secondo una tradizione che risale al XIII secolo, l’inizio della recita del Rosario è attribuito a san Domenico di Guzman, al quale apparve la Vergine Maria per insegnargli questa devozione. Più tardi, nel XVI secolo, papa San Pio V ne stabilì la memoria liturgica in un giorno come quello odierno, anniversario della vittoria nella battaglia di Lepanto. Da allora, questa preghiera è stata costantemente raccomandata dai Romani Pontefici come “elevazione di grande preghiera pubblica ed universale in faccia ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa santa, delle nazioni e del mondo intero”[1].
Attraverso i misteri della vita di Cristo, visti con gli occhi di Maria, può crescere il nostro amore per Dio e per gli altri. Come un bambino si rivolge alla madre quando ha bisogno di aiuto, così noi possiamo mettere ai piedi della Madonna il nostro desiderio di vivere vicino a suo figlio. San Josemaría scrisse: «”Vergine Immacolata, so bene di essere un povero miserabile, che non fa altro che aumentare tutti i giorni il numero dei propri peccati…” Mi hai detto che parlavi così con nostra Madre, l’altro giorno. E ti ho consigliato, con sicurezza, di recitare il santo Rosario: benedetta monotonia di avemarie che purifica la monotonia dei tuoi peccati!»[2].
“Quando si recita il Rosario si rivivono i momenti importanti e significativi della storia della salvezza; si ripercorrono le varie tappe della missione di Cristo. Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù”[3]. Il rosario ci aiuta a vivere i misteri di Gesù entrando in essi mano nella mano con Maria. Lei è la creatura che conosce meglio Cristo, perché “è nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande”[4]. Avvicinarsi a Maria è avvicinarsi a suo figlio Gesù.
Un cammino per la Vita Contemplativa
San Josemaría ci ha invitato a pregare il rosario non solo con le labbra, ma con il desiderio di accompagnare Gesù e Maria in ogni scena. “Tu… hai contemplato almeno una volta questi misteri?
Fatti piccolo. Vieni con me e vivremo – ecco il nocciolo della mia confidenza – la vita di Gesù, di Maria e di Giuseppe. Ogni giorno faremo qualcosa di nuovo per loro. Ascolteremo le loro conversazioni famigliari. Vedremo crescere il Messia. Ammireremo i suoi trent’anni di vita nascosta… Assisteremo alla sua Passione e alla sua Morte… Resteremo attoniti di fronte alla gloria della sua Risurrezione… In una parola: contempleremo, pazzi di Amore (non c’è altro amore che l’Amore), tutti i momenti della vita di Gesù”[5].
La vita contemplativa ci permette di vivere ogni evento più profondamente, di godere di più, di simpatizzare di più e di capire meglio, come uno che fa le cose con Dio. Non è la stessa cosa guardare un tramonto o contemplarlo; si può passare davanti a un’opera d’arte semplicemente guardandola o osservando con ammirazione gli elementi che ne costituiscono la bellezza. Vivere in questo modo ci porta a non rimanere superficiali o esteriori, ma a entrare in tutto ciò che la realtà ha da offrirci, soprattutto le persone. Possiamo sperimentare questa contemplazione anche quando preghiamo il rosario.
In questo senso, pregarla non significa tanto ripetere le avemarie senza pensarci troppo, ma scoprire ciò che queste preghiere nascondono: in esse ci uniamo alla vita di Gesù, di Maria, dell’Angelo Gabriele, attraverso le loro stesse parole. Vogliamo che la loro vita, a poco a poco, diventi parte della nostra: in breve, respirare con loro e con Dio. “Contemplare non è prima di tutto un modo di fare, ma è un modo di essere: essere contemplativo. Essere contemplativi non dipende dagli occhi, ma dal cuore. E qui entra in gioco la preghiera, come atto di fede e d’amore, come “respiro” della nostra relazione con Dio. La preghiera purifica il cuore e, con esso, rischiara anche lo sguardo, permettendo di cogliere la realtà da un altro punto di vista”[6].
Per la pace e la famiglia
Spesso può capitare di non riuscire a pregare e contemplare il Rosario come vorremmo. Oltre ai possibili vincoli di tempo, ci sono anche le consuete difficoltà di attenzione. Cerchiamo di considerare le avemarie che compongono i misteri, ma la nostra mente a volte vaga verso altre questioni che ci occupano. Possiamo trarre conforto e incoraggiamento da queste parole di san Josemaría: “Cerca di evitare le distrazioni, ma non ti preoccupare se, malgrado tutto, continui a essere distratto. Non vedi come, nella vita normale, anche i bambini più giudiziosi si svagano e si divertono con quanto li circonda senza badare, spesso, ai ragionamenti del loro babbo? — Ciò non significa mancanza d’amore o di rispetto: si tratta solo della miseria e della piccolezza, proprie del bambino”[7].
In questo modo, la lotta nella preghiera del Rosario non sarà esclusivamente per combattere le distrazioni; piuttosto, le useremo per nutrire la nostra preghiera e mettere i nostri pensieri nelle mani di Maria. Questo è ciò che i santi hanno fatto nel corso della storia. “Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. – scriveva san Giovanni Paolo II – A esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto”[8].
Tra tutte le intenzioni che possono essere affidate alla recita del rosario, negli ultimi anni i pontefici ne hanno individuate soprattutto due. Da un lato, la pace, “il Rosario esercita sull’orante un’azione pacificante che lo dispone a ricevere e sperimentare nella profondità del suo essere e a diffondere intorno a sé quella pace vera che è dono speciale del Risorto”[9]. E dall’altro, la famiglia: ”La famiglia che prega unita, resta unita (…) I singoli membri di essa, gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio”[10]. Possiamo affidare a Maria queste due intenzioni: essere famiglie che trasmettono la pace ovunque si trovino.
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