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Meditare in tempo di Avvento III

La nostra Preghiera di preparazione

Autore: Autori Cristiani

La missione di Giovanni

«Che sarà mai questo bambino?» (Lc 1, 66). Nel loro piccolo villaggio gli amici di Zaccaria e di Elisabetta sono perplessi. Stanno accadendo cose meravigliose attorno alla nascita di Giovanni. L’aspettativa cresce a ogni istante. Suo padre riesce a riacquistare la parola e tutte le sue frasi sono di lode e benedizione a Dio. Zaccaria non riesce a nascondere la sua gioia e la sua gratitudine. Quelli che gli stanno attorno intuiscono la mano divina in tutte queste vicende, e non vogliono perdersi nulla; imprimono ogni parola nel più profondo della loro anima.

Nel paese parenti e amici «udirono che il Signore aveva manifestato in lei [Elisabetta] la sua grande misericordia» (Lc 1, 58). In questo Natale ch’è ormai alle porte, anche noi vogliamo udire nuovamente le misericordie di Dio, quanto è buono, quanto ci ama e come desidera salvarci e liberarci dal peccato. Possiamo chiedere ai parenti di Maria di aiutarci ad affinare il nostro udito, a disporci come meglio possiamo per accogliere il dono meraviglioso della redenzione. Nel clima natalizio di questi giorni vogliamo ascoltare la voce soave di Gesù. «Restiamo in silenzio e lasciamo che sia quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine»[1].

Nel Vangelo di oggi vediamo che il precursore è appena nato. Non è lui il Messia e lo sa. Alcuni glielo chiederanno esplicitamente. E sappiamo che risponde sempre nello stesso modo: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3, 30). A volte non ci è facile lasciar fare al Signore. Non è semplice imparare a toglierci di mezzo. Sicuramente siamo coinvolti nella missione apostolica e magari abbiamo pregato molto per una persona in particolare. Eppure il vero apostolo sa stare in secondo piano, sa di non essere imprescindibile, non vuole essere il protagonista: porta il messaggio di Cristo alle anime e non quello suo personale. Possiamo chiedere a san Giovanni Battista che ci aiuti a essere, come è stato lui stesso, buoni precursori dell’arrivo di Gesù nella vita di tante persone che conosciamo.

Nascondersi e scomparire

Godere di qualcosa significa apprezzare i frutti che produce. L’apostolo vede sempre frutti, perché sa che niente di quello che fa in unione a Cristo cade nel vuoto. Gode sempre della missione, anche quando il risultato non si vede. Il modo in cui Dio ha compiuto la redenzione è misterioso. La sua nascita, che festeggeremo a breve, è avvenuta senza che lo sapesse quasi nessuno. E Giovanni è un buon precursore perché si comporta come Gesù: è discreto, semplice, non si dà importanza. Dice sant’Agostino: «Vide dove stava la salvezza, capì di essere soltanto una torcia e ed ebbe timore che il vento della superbia la spegnesse»[2].

Nascondersi e scomparire riempie di pace l’anima dell’apostolo, perché chi vive così sa di essere uno strumento. Consapevole di questo, non si carica di tutto il peso. Nei momenti buoni riconosce di essere stato fatto da Dio; in quelli cattivi non si preoccupa perché sa che Dio aggiusterà tutto. E questo non gli toglie l’entusiasmo né la spontaneità. Gli toglie, invece, la tensione, l’angoscia e la rigidità. Possiamo dire al Signore, ogni volta che pensiamo che qualcosa ci sfugga dalle mani, che confidiamo in Lui; che non vogliamo niente per noi, ma che siamo disposti a essere il canale attraverso il quale può trasmettere ad altri la sua felicità.

Molti santi sono stati inclini a praticare questa umiltà. Vogliono imitare Gesù e cercare soltanto, come Lui, la gloria di Dio. San Josemaría mette in relazione questi due atteggiamenti. Potrebbe sembrare che scomparire equivalga a ritirarsi, abbandonare la missione, ma non è così. Lo notiamo chiaramente nella vita di Giovanni il Battista e in tutti i santi: pur essendo umili, non si sono disinteressati delle anime vicine. Perciò san Josemaría poteva dire: «Ho sentito nella mia anima, da quando ho deciso di ascoltare la parola di Dio – quando ho presagito l’amore di Gesù –, il desiderio di nascondermi e di scomparire, di adottare un motto: illum oportet crescere, me autem minui (Gv 3, 30); conviene che cresca la gloria del Signore e che nessuno di accorga di me»[3]. Altre volte lo diceva in modo più conciso: «Io debbo soltanto nascondermi e scomparire, affinché soltanto Gesù risplenda»[4].

Il modo silenzioso in cui Dio opera

Giovanni precedette Cristo anche quando arrivò il momento di dare la vita. Dovette comportare una grande gioia per lui vedere come i suoi discepoli avevano incontrato il Messia e come erano rimasti con lui. Quando fu catturato e giustiziato, sapeva bene di dover accettare la volontà di Dio, anche se ignorava che il Messia stesso avrebbe seguito le sue orme poco tempo dopo. Il Battista era il più grande fra i nati di donna (Mt 11, 11), eppure è vissuto cercando di passare inosservato. Se il nome Giovanni significa favorito da Dio, possiamo dire che colui che si nasconde Dio lo fa felice, gli dà pace, lo fa godere. Il carico diventa soave e il peso leggero.

Il programma di Dio si compie in questo modo, in silenzio e senza che tutti se ne accorgano. A noi interessa che Cristo regni ed egli ha già deciso il modo in cui lo farà: dalla Croce, dal dolore che deriva dall’essersi caricato dei peccati di tutti gli uomini. Si è adempiuta la profezia sulla umiltà divina portata al limite: «Il chinarsi di Dio ha assunto un realismo inaudito e prima inimmaginabile. […]. Il Creatore che tutto tiene nelle sue mani, dal quale noi tutti dipendiamo, si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano. Dio è nella stalla. […]. In che modo, infatti, la sua predilezione per l’uomo, la sua preoccupazione per lui potrebbe apparire più grande e più pura? […] Perché niente può essere più sublime, più grande dell’amore che in questa maniera si china, discende, si rende dipendente»[5].

Alla Vergine Maria, l’umile donna di Nazaret che ha voluto che Gesù sia sempre il protagonista, chiediamo di aiutarci a essere strumenti efficaci e discreti nelle mani del miglior artigiano della storia.

[1] Papa Francesco, Omelia, 24-XII-2015.
[2] Sant’Agostino, Sermone 293.
[3] San Josemaría, Lettera 29-XII-1947 / 14-II-1966, n. 16.
[4] San Josemaría, Lettera 28-I-1975.
[5] Benedetto XVI, Omelia, 24-XII-2008.