Meditare in tempo di Avvento IV
La nostra Preghiera di preparazione
Autore: Autori Cristiani
Fiducia e timore di Zaccaria
Zaccaria ed Elisabetta «erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore» (Lc 1, 6). L’Antico Testamento sta arrivando alla sua pienezza. Il Messia è sul punto di arrivare e la Chiesa ci propone di tenere in considerazione la fede di questa coppia di coniugi. San Josemaría dialogava spesso con i personaggi del Vangelo che stettero vicini a Gesù: «Questa mattina ho cominciato affidando tutto a santa Elisabetta e poi sono passato al dialogo con suo figlio Giovanni e con Zaccaria; quindi, con la Madonna, con san Giuseppe e con Gesù; parlando con il Signore capita come nelle amicizie umane: il cerchio delle conoscenze si allarga ai suoi amici»[1].
Vogliamo prepararci alla imminente venuta del Salvatore imparando dal Vangelo a confidare in Dio. È vero che di solito abbiamo molti motivi che ci spingono a fidarci più della nostra esperienza o della nostra concezione delle cose. Ecco perché ci suona tanto familiare la domanda, con un certo tono di dubbio, che fa Zaccaria: «Come potrò mai conoscere questo?» (Lc 1, 18). Lo disse in cerca di certezze, ma si trovò dinanzi a un eloquente silenzio divino, finché si compì ciò che tante volte aveva chiesto pregando il Signore.
Forse il padre del Battista aveva paura di non essere all’altezza. Anche noi cerchiamo riferimenti, certezze, punti ai quali aggrapparci. Pensò di non essere più dell’età giusta, che sua moglie non era nelle condizioni. Accade sempre la stessa cosa: quando guardiamo a noi stessi, pensiamo di poter fare andare a monte i progetti di Dio. Siamo convinti di essere decisivi e imprescindibili, e la paura ci blocca. «In un mondo in cui rischiamo di confidare solamente sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani, in questo mondo siamo chiamati a riscoprire e testimoniare la potenza di Dio che si comunica nella preghiera»[2]. Il Vangelo di oggi ci invita proprio a questo: a confidare in Dio. Malgrado abbia dubitato, Zaccaria si riempirà di gioia all’ascolto dell’annuncio di Gabriele: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita» (Lc 1, 13).
Le lezioni del silenzio
Quante cose dovette imparare Zaccaria in quei mesi di silenzio. Tutti intuivano che aveva avuto una visione. Non poteva parlare, ma il suo volto rifletteva ben più di questo: in qualche modo, era diventato tremendamente espressivo. Furono sicuramente molti giorni di intensa preghiera; quel silenzio gli permise una particolare vicinanza con Dio. Quando finalmente riprese a parlare, le sue parole dimostrano che quel tempo gli era servito per prepararsi meglio alla venuta di suo figlio, il precursore, e di suo nipote, il Messia atteso: «All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio» (Lc 1, 64).
Zaccaria non stava in sé dalla gioia. Sicuramente in quelle settimane aveva riconosciuto anche il valore di molti gesti comuni, molto significativi quando manca la parola: una strizzata d’occhio, una carezza, un sorriso. Forse Elisabetta avrà cercato di intuire ciò che lui le voleva dire. A loro bastava guardarsi e condividere quello che Dio aveva fatto nella loro vita. Vollero vivere nell’intimità questo dono del Signore, goderlo insieme e in silenzio. Dio si era manifestato e non aveva altro da dire: era il momento di godere e sognare. «Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui» (Lc 1, 65-66).
L’esperienza di Zaccaria ci insegna che anche noi possiamo conoscere meglio i progetti di Dio attraverso le persone e gli eventi che abbiamo attorno. E che probabilmente non li abbiamo compresi prima perché ascoltavamo troppo noi stessi. «Bisogna imparare a fidarsi e a tacere di fronte al mistero di Dio e a contemplare in umiltà e silenzio la sua opera, che si rivela nella storia e che tante volte supera la nostra immaginazione»[3]. Quando facciamo silenzio e ascoltiamo Dio, come accadde a Zaccaria ed Elisabetta, ci riempiamo di immenso giubilo constatando che Dio ci benedice, anche quando e dove meno ce lo aspettiamo.
Fidarsi di Dio
Assai spesso, quando si vuole amare e lasciarsi amare, occorre evitare di dire all’altro come deve fare le cose. L’amore lascia libera la persona amata di esprimersi come vuole. Non le detta né esige da lei determinate maniere di manifestare l’affetto. Analogamente, qualcosa del genere avviene nel nostro rapporto con Dio: ci fa piacere lasciarci sorprendere dal Signore. La grazia non è predeterminabile, ma è libera e creativa. Zaccaria ha potuto verificare quanto sia meravigliosa l’iniziativa divina. Scoprì che confidare porta sempre un premio e che Dio è vicino in ogni momento, anche se non sembra: «Non ti fidare di me… Io sì che mi fido di Te, Gesù…Mi abbandono nelle tue braccia: in esse lascio tutto quello che ho, le mie miserie!»[4].
Nel preparare il nostro cuore all’arrivo del Bambino Gesù, possiamo chiedere a questo santo uomo la sua fede, il suo entusiasmo e la sua pazienza. Fede nel chiedere per anni un miracolo che alla fine accadde quando non aveva più speranze; entusiasmo per sognare intorno al Messia e alla salvezza che avrebbe portato in Israele; e pazienza con se stesso mentre impara a cercare in Dio la sicurezza. L’amore comporta sempre un rischio, perché non è possibile dargli certezze; dipende dalla volontà di chi ci ama. Perciò chiediamo a Zaccaria di aiutarci nei momenti di preoccupazione, quando possiamo fidarci soltanto di Dio. È lui la nostra sicurezza. Santa Teresa lo testimoniava con una frase breve, ma sicura: «Fidati della sua bontà, che mai è venuta meno ai suoi amici»[5].
«Torna tante volte nel Vangelo questo non temete: sembra il ritornello di Dio in cerca dell’uomo. Perché l’uomo, dalle origini, ancora a causa del peccato, ha paura di Dio: “ho avuto paura e mi sono nascosto” (Gen 3,10), dice Adamo dopo il peccato. Betlemme è il rimedio alla paura, perché nonostante i “no” dell’uomo, Dio dice per sempre “sì”: per sempre sarà Dio-con-noi. E perché la sua presenza non incuta timore, si fa tenero bambino»[6]. Alla Madonna possiamo dire che sappiamo fidarci del Signore, della sua bontà e del suo affetto; che non cerchiamo di controllare Dio e che ci lasciamo sorprendere dalla sua Provvidenza amorevole.
[1] Javier Echevarría, Memoria del Beato Josemaría Escrivá, Leonardo International, Milano 2000, p. 250.
[2] Benedetto XVI, Udienza generale, 13-VI-2012.
[3] Papa Francesco, Angelus, 24-VI-2018.
[4] San Josemaría, Cammino, n. 113.
[5] Santa Teresa di Gesù, Libro della vita, 11, 4.
[6] Papa Francesco, Omelia, 24-XII-2018.