Meditare in tempo di Avvento - Quinto giorno
La nostra preghiera quotidiana
Autore: Autori vari
– 5° giorno – Docilità alle ispirazioni di Dio Per la sua predicazione Gesù si ispirava alla vita quotidiana, perché in
tal modo rendeva più comprensibile il suo messaggio. Ai pescatori
parlava di barche e di reti; agli agricoltori, di semi e di mietitura;
alle donne di casa, delle normali faccende domestiche. Lo si legge nel
vangelo della Messa di oggi. Dopo la fredda accoglienza che le autorità
religiose riservarono al sermone della montagna e al discorso
apostolico, Gesù esclama con dolore: «A chi posso paragonare questa
generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti
ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”» (Mt 11, 16-17).Il
Maestro si serve di questo ritornello popolare per lamentarsi delle
risposte che ricevevano le sue parole. Quelle persone, rappresentanti
della religiosità israelita del momento, ebbero il privilegio di
ascoltare la buona novella dalle labbra del Figlio di Dio, eppure
decisero di andare avanti come al solito, come se nulla fosse successo.
Viceversa, sappiamo che molti uomini semplici e umili la accolsero con
fede. Per questo motivo poco dopo Gesù innalzerà la sua preghiera al
Padre: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli» (Mt 11, 25).Durante il tempo dell’Avvento il
Signore ci invita a prepararci alla celebrazione della nascita di Gesù.
Approfittiamone per esaminare con attenzione la nostra vita, in
particolare il modo in cui accogliamo i doni di Dio: lo facciamo come i
piccoli e i semplici, che ascoltarono la parola di Dio e la misero in
pratica? Oppure come quelle autorità, le quali, convinte della propria
sapienza, respinsero la chiamata di Gesù? Possiamo chiedere a Dio la
docilità necessaria per ricevere i suoi doni. «È lo Spirito Santo che
con le sue ispirazioni dà tono soprannaturale ai nostri pensieri, ai
nostri desideri e alle nostre opere. È lui che ci spinge ad aderire alla
dottrina di Cristo e ad assimilarla in tutta la sua profondità; è Lui
che ci illumina per farci prendere coscienza della nostra vocazione
personale e ci sostiene per farci realizzare tutto ciò che Dio si
attende da noi. Se siamo docili allo Spirito Santo, l’immagine di Cristo
verrà a formarsi sempre più nitidamente in noi, e in questo modo saremo
sempre più vicini a Dio Padre. “Sono infatti coloro che sono guidati
dallo Spirito di Dio, i veri figli di Dio” (Rm 8, 14)»[1].Vedere la realtà dalla prospettiva di Dio«È
venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È
venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un
mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”» (Mt
11, 18-19). Gesù fa notare ai suoi ascoltatori che molti non diedero
ascolto né all’invito alla penitenza del Battista, né al suo messaggio
di gioia. Perciò li paragona ai protagonisti di quella canzone
infantile, i quali non ballavano durante i canti nuziali né piangevano
durante i funerali.In fondo, costoro non seppero riconoscere Elia
in Giovanni Battista né il Messia in Gesù. Probabilmente vivevano
troppo ancorati alle opinioni e ai pregiudizi personali e non si resero
conto chi fosse colui che parlava loro. «L’unico desiderio di Dio è
salvare l’umanità, ma il problema è che spesso è l’uomo che vuole
dettare le regole della salvezza […]. Anche noi, ognuno di noi, porta
questo dramma dentro. Perciò, ci farà bene domandarci: Come voglio io
essere salvato? A modo mio?»[2].Chiediamo
al Signore di concederci il dono di dare retta alle sue ispirazioni: di
avere visione soprannaturale, lasciandoci sorprendere da Dio che è vivo
nelle persone e nelle vicende che ci toccano da vicino. Per non cadere
nella triste realtà dei contemporanei di Gesù che il Vangelo di oggi ci
ricorda, è di estrema importanza curare il frequente rapporto con Dio
che ci porta a una vita contemplativa. Però è importante anche non
restare agganciati ai nostri pregiudizi sull’agire divino ed essere
aperti alla sua creatività. Soltanto così potremo leggere, compiute, le
promesse del profeta Isaia: «Il tuo benessere sarebbe come un fiume, la
tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la
sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena. Non sarebbe
mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me» (Is 48, 18-19).Prepararci ad andare incontro al SignoreLe
preghiere della Messa di oggi fanno anche riferimento alla parabola
delle vergini prudenti, invitandoci a imitarle nella loro disposizione
in vista dell’arrivo dello Sposo: «Il Signore viene, andiamogli
incontro: egli è il principe della pace»[3].Gesù
paragona il regno dei cieli a «dieci vergini che presero le loro
lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé
l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio
in piccoli vasi» (Mt 25, 1-4). La parabola è un invito a
essere sempre preparati affinché, quando arriverà il momento definitivo
dell’incontro con lo Sposo, di cui nessuno conosce né il giorno né
l’ora, saremo pieni dell’amore di Dio e del prossimo. Dobbiamo mantenere
lo sguardo rivolto ai beni più alti, stabilire che cosa ci conviene
scegliere per essere felici e disporci a compiere i propositi per
ottenere questi beni. Questo è l’olio che ci permetterà di andare
incontro allo Sposo della Chiesa, che nascerà a Betlemme.Secondo
il modello delle vergini sagge il prefazio della Messa indica che «lo
stesso Signore, che ci invita a preparare il suo Natale, ci trovi
vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode»[4].
Siamo saggi quando vegliamo in preghiera e facciamo in modo che al
primo posto ci sia sempre il Signore: «Alcuni minuti di orazione
mentale, assistere alla santa Messa – ogni giorno se ti è possibile – e
ricevere la Comunione, ricorrere con regolarità al santo Sacramento del
perdono – anche se la tua coscienza non ti accusa di peccato mortale –,
la visita a Gesù nel Tabernacolo, la recita del santo Rosario con la
contemplazione dei misteri, e tante altre pratiche stupende che già
conosci e puoi imparare»[5].Chiediamo
l’intercessione di nostra Madre, la Vergine Maria, perché ci aiuti a
preparare la venuta di suo Figlio con docilità e visione soprannaturale.
Vogliamo sorprenderci ancora una volta per la nascita di Gesù, e per
questo chiediamo nella Messa di oggi: «Rafforza, o Padre, la nostra
vigilanza nell’attesa del tuo Figlio, perché, illuminati dalla sua
parola di salvezza, andiamo incontro a lui con le lampade accese»[6].[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 135.[2] Papa Francesco, Omelia, 3-X-2014.[3] Antifona del Vangelo, venerdì della II settimana di Avvento.[4] Prefazio di Avvento II.[5] San Josemaría, Amici di Dio, n. 149.[6] Orazione colletta, venerdì della II settimana di Avvento.