Meditare nel tempo dell'Avvento VIII
La nostra Preghiera di preparazione
Autore: Autori Cristiani
San Giuseppe, il cielo sulla terra
«Tu già da vivo, pari ai Celesti, godi Dio». Così prega l’inno Te Ioseph, che mette sulla nostra bocca, da secoli, i nostri sentimenti nel considerare la missione del santo Patriarca[1]. Possiamo ben chiedere allo sposo di Maria che ci insegni a saper godere del Bambino Gesù e dell’affetto che viene a offrirci.
Tuttavia il gaudio di san Giuseppe qui sulla terra non fu esente da chiaroscuri: «Prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt 1, 18). Immediatamente reagì con la lealtà di un uomo fedele e pieno di amore di Dio. Prese la decisione di ripudiarla in segreto, in modo da non imporre a Maria nessun peso oltre quello di non stare in sua compagnia. Tutto in quella famiglia è al servizio dei progetti divini, tutto si adegua alla volontà del Signore. Sebbene fossero state poche le ore di angoscia, san Giuseppe soffrì. Non capiva quello che stava succedendo, ma non dubitò mai della sua sposa né di Dio. Era «pieno di un santo timore di vivere a fianco di una così grande santità»[2]. Un angelo fu inviato per dissuaderlo e mostrargli il suo compito nell’ambito di quello che stava contemplando attonito: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere dei prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 20-21).
È facile immaginare la gioia di Giuseppe per questo duplice annuncio. Il Messia era già sulla terra ed egli lo avrebbe custodito insieme alla sua benedetta Madre. Alla gioia di recuperare Maria si unì, in quell’istante, la gioia immensa di sapere che il tempo era arrivato. Per un figlio di Davide questa notizia era la più attesa. Il Salvatore era già tra loro. Mai aveva sognato di avere una fortuna così grande e immeritata. Cominciò a godere allora di ciò che aveva, anche se ancora non capiva come tutto ciò sarebbe diventato realtà.
La sua missione accanto a Maria e al Messia
Prima di ricevere l’annuncio dell’angelo, il santo Patriarca «stava seguendo un buon progetto di vita, ma Dio riservava per lui un altro disegno, una missione più grande. Giuseppe era un uomo che dava sempre ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto. […] E così, Giuseppe è diventato ancora più libero e grande. Accettandosi secondo il disegno del Signore, Giuseppe trova pienamente se stesso, al di là di sé. Questa sua libertà di rinunciare a ciò che è suo, al possesso sulla propria esistenza, e questa sua piena disponibilità interiore alla volontà di Dio, ci interpellano e ci mostrano la via»[3].
È molto probabile che Giuseppe sia corso a raccontare alla sua sposa quanto gli era stato rivelato. C’è una parola che si ripete varie volte nel vangelo di oggi: accogliere. È un verbo che definisce molto bene la relazione che vogliamo mantenere con Dio. Ci entusiasma essere rifugio, ospitare questo mistero di amore nel nostro cuore. Accogliere, riferito a una persona, significa ammetterla nella nostra casa o nel nostro gruppo. È come se Dio chiedesse permesso anche a Giuseppe per entrare nel mondo. Così vediamo che Gesù non si impone, ma arriva chiedendo uno spazio nei nostri cuori. Ci chiede di dargli un rifugio e di regalargli la nostra compagnia.
Stupisce il fatto che Dio abbia chiesto a san Giuseppe di accettare l’incarico di accogliere le due vite più preziose che siano esistite sulla terra. Come uomo riconoscente, lo sposo di Maria accettò il dono che gli veniva offerto e Dio dimostrò che non si lascia mai vincere in generosità. Anche a noi il Signore offre continuamente i suoi doni, grandi e piccoli, progetti nei quali possiamo trovare uno spazio per Gesù e sua madre. San Josemaría era entusiasta della semplicità del santo Patriarca: «San Giuseppe è meraviglioso! È il Santo dell’umiltà profonda, del sorriso permanente e della scrollata di spalle»[4].
Con Maria e Gesù le difficoltà si superano
Forse san Giuseppe avrà considerato spesso la meraviglia di avere Gesù e Maria sotto il proprio tetto e si sarà sentito benedetto. È probabile che Maria e Gesù gli abbiano dimostrato in ogni momento quanto fosse importante la sua missione e la sua vita. Lo avranno convinto facilmente che fosse il miglior padre del mondo.
Malgrado questo, dev’essere stato particolarmente doloroso il giorno in cui Gesù restò nel Tempio senza avvisare, chiarendo quale era la sua missione nel mondo. «Questo episodio evangelico rivela la più autentica e profonda vocazione della famiglia: quella cioè di accompagnare ogni suo componente nel cammino di scoperta di Dio e del disegno che Egli ha predisposto nei suoi riguardi»[5]. Quando dopo tre giorni lo trovarono, Giuseppe provò un certo sollievo nel vedere che neppure Maria lo capiva. La compagnia di Maria al suo fianco era la chiave, era la soluzione a tutti i suoi dubbi e alle sue incertezze. Con Maria tutto era più facile.
Che altro potrebbe chiedere un uomo sulla terra? Ricevere un affetto tanto particolare da una simile creatura e averla sempre al suo fianco per ogni evenienza, complicata o normale, era come stare in cielo. Grazie a questa compagnia, che differenza faceva camminare nel deserto in fuga verso l’Egitto o lavorare un giorno dopo l’altro nella bottega di Nazaret? Che differenza faceva che le cose riuscissero come egli si aspettava o tutto il contrario? Il sorriso della sua sposa rendeva tutto più semplice. Preghiamo Dio di poter accogliere il suo amore come fecero Maria e Giuseppe. «Se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi che il tuo cuore è povero in amore, questa notte è per te. Si è manifestata la grazia di Dio perché risplenda nella tua vita. Accoglila e brillerà in te la luce del Natale»[6].
[1] Tu vivens, Superis par, frueris Deo. È l’inno dei Vespri della solennità di san Giuseppe e della memoria di san Giuseppe Operaio.
[2] San Tommaso d’Aquino, Commento alle sentenze di Pedro Lombardo, lib. 4, d. 30, q. 2, a. 2, ad 5.
[3] Papa Francesco, Angelus, 22-XII-2013.
[4] A. Vázquez de Prada, Il Fondatore dell’Opus Dei, III, Leonardo International, Milano 2004, pp. 734-735, nota 170.
[5] Benedetto XVI, Angelus, 31-XII-2006.
[6] Papa Francesco, Omelia, 24-XII-2019.