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Meditazione nel giorno del Natale

La nostra Preghiera Quotidiana

Autore: Autori vari

Meditazione eel 25 Dicembre – Santo Natale

Contemplare con fede il mistero del Natale

«È nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato»[1]. Si sono compiuti gli aneliti che abbiamo espresso durante l’Avvento: Dio si è fatto uomo. Il mondo non è più immerso nell’oscurità. Gesù è venuto e «tutti i popoli hanno veduto la salvezza del nostro Dio»[2]. Un Bambino sorride davanti alla nostra silenziosa adorazione. Il nostro sguardo s’incrocia con quello del neonato. Allora nella nostra anima s’introduce tutto ciò che è luce e purezza, e dissolve le tenebre del peccato.

San Josemaría raccomandava di «contemplare Gesù Bambino, nostro Amore, nella culla. Dobbiamo contemplarlo consapevoli di essere di fronte a un mistero. È necessario accettare il mistero con un atto di fede; solo allora sarà possibile approfondirne il contenuto, guidati sempre dalla fede. Abbiamo bisogno, pertanto, delle disposizioni di umiltà proprie dell’anima cristiana. Non vogliate ridurre la grandezza di Dio ai nostri poveri concetti, alle nostre umane spiegazioni; cercate piuttosto di capire che, nella sua oscurità, questo mistero è luce che guida la vita degli uomini»[3]. I cieli e la terra sono stati creati per il Bambino che giace nella mangiatoia. Egli ha creato la rotondità della terra e la sua pienezza. Quale pazzia d’amore quella di Gesù! Egli, che vive nei cieli, è steso sulla paglia; egli, che riempie e sostiene tutto con la sua presenza, ha preso una carne come la nostra. Possiamo prendere tra le braccia colui che ci ha creato: questo è il grande mistero che il Natale pone davanti al nostro sguardo.

Si sentono clamori di festa. Venite e vedrete, ci hanno detto; venite e vedrete il prodigio. Pastori e re, ricchi e poveri, potenti e deboli si stringono intorno alla culla. Anche noi vogliamo avvicinarci, prostrarci dinanzi a questa creatura indifesa, guardare Maria e Giuseppe, che sono stanchi ma felici come forse non è stato nessuno sulla terra. Quasi non trova posto nella nostra testa un mistero così grande: Dio si è rivestito della nostra carne.

Dio ha voluto aver bisogno degli uomini

Come ci piacerebbe ringraziare Dio per essersi fatto vicino, toccabile, vulnerabile. Osiamo baciare il Re dell’universo, di cui nell’antica alleanza non erano stati in grado di farsi un’immagine e tuttavia ora è diventato uno dei nostri. Adeste, fideles… Venite, adoremus… Il nostro canto di questi giorni è anche un invito, una chiamata. Noi siamo stati chiamati, abbiamo visto e ora il nostro cuore è pieno di gioia: il Dio Bambino è qui. «Riconosci, cristiano, la tua dignità – dice san Leone Magno –; sei stato reso partecipe della natura divina: non volere degradarti con la tua antica bassezza. Ricordati di che capo e di che corpo sei membro. Ricordati che, strappato alla potestà delle tenebre, sei stato trasferito alla luce e al regno di Dio»[4]. Il Dio onnipotente si presenta a noi come un bambino neonato nella grotta di Betlemme; «non nasce neppure in casa dei suoi genitori, ma lungo il cammino, per dimostrare davvero che nasceva come uno prestato a questa sua umanità che ha assunto»[5].

«Quando giunge il tempo natalizio – diceva san Josemaría –, mi piace contemplare le immagini di Gesù Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l’Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesù dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia. Non raggiungeremo mai la vera serenità se non imitiamo davvero Gesù Cristo, se non lo seguiamo nell’umiltà. Lasciatemelo dire di nuovo: avete visto dove si nasconde la grandezza di Dio? In una mangiatoia, con le fasce di un neonato, dentro una grotta. La forza redentrice della nostra vita sarà efficace pertanto solo se c’è umiltà, solo quando smetteremo di pensare a noi stessi e sentiremo la responsabilità di aiutare gli altri»[6].

La nostra contemplazione davanti al presepio

Questo Dio nascosto, noi in questi giorni lo adoriamo ogni volta che ci avviciniamo a baciare e carezzare il Bambino. Fattosi povero per noi, giace sulla paglia; gli daremo calore, lo abbracceremo con affetto. Chi non si avvicina a Dio! Chi non si avvicina al Bambino, ora che tende le sue braccia verso di noi, ora che ha bisogno della nostra assistenza! In questi giorni non avremo altro pensiero che per questa nascita. Come i pastori, lasciato il gregge, ci avviciniamo umili alla culla.

Sono giorni da vivere in famiglia, particolarmente adatti alla contemplazione. Possiamo pregare dinanzi al presepio e adorare Dio in silenzio. Si purificano tante cose durante alcuni giorni in cui gli atti d’amore sono tanto intensi! «Conservate al vostro Natale – diceva san Paolo VI – il suo carattere di festa domestica. Gesù, nascendo al mondo, ha santificato la vita umana, nella sua prima età, l’infanzia; ha santificato la famiglia, la maternità specialmente; ha santificato la casa umana, il nido degli affetti naturali più cari e più comuni […]. Fate in modo di godere il vostro Natale, per quanto possibile, con i vostri cari, date loro il dono della vostra affezione, della vostra fedeltà a quella famiglia da cui avete ricevuto l’esistenza»[7].

Dinanzi al presepio, insieme a Maria e a Giuseppe, possiamo avere la prova che «Dio non ti ama perché pensi giusto e ti comporti bene; ti ama e basta. Il suo amore è incondizionato, non dipende da te. Puoi avere idee sbagliate, puoi averne combinate di tutti i colori, ma il Signore non rinuncia a volerti bene. Quante volte pensiamo che Dio è buono se noi siamo buoni e che ci castiga se siamo cattivi. Non è così. Nei nostri peccati continua ad amarci. Il suo amore non cambia, non è permaloso; è fedele, è paziente. Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile. La sua gloria non ci abbaglia, la sua presenza non ci spaventa. Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo amore»[8].La Madonna Santissima e san Giuseppe sono la nostra prima famiglia con la quale vogliamo trascorrere questo nuovo Natale.

[1] Natale del Signore, Messa del giorno, Antifona di ingresso
[2] Ibid., Antifona della comunione
[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 13.
[4] San Leone Magno, Sermone I nel Natale del Signore, 3.
[5] San Gregorio Magno, Omelie sui vangeli, 8.
[6] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 18.
[7] San Paolo VI, Udienza, 18-XII-1963.
[8] Papa Francesco, Omelia, 24-XII-2019.