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Meditazione nella seconda domenica dedicata a San Giuseppe

Anno B

Autore: Autori Cristiani

San Giuseppe, padre amato

Nella preghiera di Cristo nel Getsemani, la vicinanza e il potere di Dio sono evidenti: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te!» (Mc 14, 34). Possiamo immaginare che Gesù, sino a pochi anni prima, con la stessa espressione, si sia rivolto a san Giuseppe, suo padre in terra: abbà, papà. Per questo, il patriarca, con la sua umanità uguale alla nostra, in qualche modo è una immagine della paternità di Dio. Così, nel corso dei secoli, lo hanno trattato la devozione popolare e gli stessi artisti, rappresentando san Giuseppe con lo stesso volto del Padre.

San Josemaría osservava che Dio è il primo che ama san Giuseppe in modo davvero speciale. Dio, per preparare un padre terreno a Gesù, come aveva fatto anche con Maria, scelse un uomo speciale, giusto, la cui santità fosse attraente e piena di pace per chi gli stava vicino. “La Sacra Scrittura ci dice molto poco di san Giuseppe. È come se mettesse un impegno particolare per passare inosservato e il Signore gli ha concesso questa virtù così bella (…). Sono sicuro che, subito dopo la Vergine, per santità viene Giuseppe. San Giuseppe ha amato tanto la Vergine e il Bambino Gesù, che anche la liturgia, per lui, diventa – come dire – affettuosa…

San Giuseppe viene adornato di splendide virtù.

Doveva essere affascinante, con un carattere pieno di fortezza, di rettitudine e, allo stesso tempo, di dolcezza”.[1]

È molto importante che, nella genealogia di Gesù che ci viene inanellata nel vangelo di san Matteo, il filo interno che unisce le generazioni sia la paternità: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, ecc., però, quando arriva all’ultimo anello, l’evangelista rompe la sequenza, osservando:« Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo » (Mt 1,16). La paternità spetta a san Giuseppe non perché ha generato Gesù, ma in quanto sposo della Vergine Maria.

San Giuseppe è un «padre che è stato sempre amato dal popolo cristiano»[2] e, a ragione, perché è stato lo sposo amato di nostra Madre. Il fondamento della sua paternità è, infatti, la bellezza e la grandezza della sua famiglia. E, san Giuseppe, padre e sposo, può chiederci: «Hai fiducia nella mia premura per te? Nel mio desiderio di avvicinarti a Dio?».


Modello di padre

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù » (Mt 1,20). In queste poche parole dell’evangelista possiamo scoprire tre cose: il carattere personale della chiamata divina – che si rivela nell’uso nel nome proprio “Giuseppe” e “Maria” –; poi, nel tipo di legame che li legherà – “la tua sposa” –; e, infine, nella responsabilità che Dio affida al patriarca – tu “gli darai per nome” –.

Nella vita di Maria e di Giuseppe, tutto è relazionato a Gesù, tutto è ordinato verso di lui. Il loro amore sponsale si traduce nel guardare insieme al loro figlio, per partecipare, così, alla sua opera di redenzione. La maggior parte dei cristiani vive la propria fede allo stesso modo, in una famiglia, perché è la loro vocazione, una strada per cercare Gesù Cristo e per andare verso di Lui.

Una volta, una madre di famiglia, che era rimasta vedova, chiese a san Josemaría come riempire il vuoto lasciato dallo sposo: “Sii molto devota a san Giuseppe – le rispose il fondatore dell’Opus Dei –. San Giuseppe portò avanti la famiglia di Nazaret e, porterà avanti anche la tua. Trova una immaginetta di san Giuseppe, abbi devozione per lui; di tanto in tanto, accendigli devotamente un lumino, come facevano le nostre madri e le nostre nonne: tutte le devozioni tradizionali sono attuali, non c’è n’è nemmeno una che non lo sia”[3].

Alcuni secoli fa, santa Teresa, incoraggiava le anime a confidare in san Giuseppe, senza riserve: «Per la grande esperienza che ho dei favori che ottiene da Dio, vorrei convincere tutti ad essere devoti di questo glorioso santo».[4]

Il santo patriarca, che ricevette il compito di educare il Figlio di Dio, di prenderlo per mano e accompagnarlo nei suoi primi passi in una parte così importante della sua vita, può essere un vero appoggio per tutte le famiglie e per ogni apostolo.

San Giuseppe guidò il Bambino Gesù a entrare in relazione con le altre persone, nel lavoro, nell’ascolto della Sacra Scrittura, portandolo alla sinagoga il sabato… «Il compito di san Giuseppe certamente è unico e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E, senza dubbio, nel custodire Gesù, educandolo man mano che cresceva in età, sapienza e grazia, egli è il modello di ogni educatore, specialmente per i padri »[5].


Patrono della famiglia

San Giuseppe, all’interno della Sacra Famiglia, ha un ruolo proprio e insostituibile.

«L’incarnazione del Verbo in una famiglia umana, a Nazaret, è sconvolgente per la storia del mondo. Abbiamo necessità di immergerci nel mistero della nascita di Gesù, nel “sì” di Maria all’annuncio dell’angelo, quando la Parola germoglia nel suo seno; e, anche, nel “sì” di Giuseppe, quando diede il nome a Gesù e si prese cura di Maria»[6].

Il patriarca, per la particolare chiamata a formare la famiglia di Gesù, impara a essere padre, partecipa alla preparazione del Figlio al compimento della sua missione. E, allo stesso tempo, è sempre accanto alla sua sposa, la sostiene nel suo compito di madre di Dio.

Per questo, san Giuseppe è il patrono della nascita e della crescita delle nostre famiglie. La famiglia è, certamente, una grazia di Dio, che ci fa trasparire che Egli è amore. Un amore pienamente gratuito, che regge una fedeltà piena, anche nei momenti di difficoltà o di abbattimento»[7]. San Giovanni Paolo II sottolineava che il futuro dell’umanità passa dalla famiglia, perché in essa, normalmente, sviluppiamo le basi più importanti per essere felici, anche se Dio può scegliere altre strade per ogni persona. Per questo, ci rivolgiamo volentieri a san Giuseppe, patrono della famiglia, affinché ci aiuti a vivere e a manifestare la sua bellezza che ha il suo modello in quella di Nazaret. Non abbiamo paura di invitare Gesù alla festa delle nostre nozze, di invitarlo a casa nostra, perché resti con noi e protegga la nostra famiglia. E non abbiamo paura di invitare sua madre Maria. I cristiani quando si sposano “nel Signore”, si trasformano essi stessi in un segno efficace dell’amore di Dio. I cristiani non si sposano soltanto per se stessi, si sposano nel Signore e per tutta la comunità, per tutta la società »[8].

Imploriamo, ogni giorno, san Giuseppe, sposo della beatissima Vergine Maria, con questa preghiera: Dio ti ha fatto padre e signore di tutta la sua casa, prega per noi.

[1] San Josemaría, Appunti presi in una riunione familiare, 10-VII-1974.

[2] Papa Francesco, Lettera apostolica Patris corde, n. 1.

[3] San Josemaría, Appunti presi in una riunione familiare, 26-VI-1974.

[4] Santa Teresa di Gesù, Il libro della vita, 6, 7.

[5] Francesco, Udienza generale, 19-III-2014.

[6] Francesco, es. ap. Amoris laetitia, n. 65.

[7] Benedetto XVI, Angelus, 28-XII-2008.

[8] Francesco, Udienza generale, 29-IV-2015.


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