Meditazione per riflettere nella Domenica delle Palme
Comprendere la logica del Regno di Dio
Autore: Autori Cristiani
L’ingresso del Signore a Gerusalemme
Il Signore entra a Gerusalemme. Colui che si era sempre opposto a ogni manifestazione pubblica di lode, colui che si era nascosto quando il popolo voleva farlo re, oggi si lascia portare in trionfo. Solo ora, quando sa che la morte è vicina, accetta di essere acclamato come il Messia. Gesù sa che, in realtà, regnerà dalla croce, perché lo stesso popolo che oggi lo acclama giubilante tra poco lo abbandonerà e lo condurrà al Calvario. Le palme diventeranno flagelli; i rami di ulivo, spine; le acclamazioni, burle crudeli.
La liturgia, col rito della benedizione delle palme e con i testi della Messa – tra i quali il racconto della Passione di nostro Signore –, ci mostra fino a che punto nella vita di Gesù sono uniti la gioia e la sofferenza, il piacere e il dolore. San Bernardo ci fa notare come sono uniti in questo giorno le risa e le lacrime: la Chiesa ci «presenta oggi unite, in un modo nuovo e meraviglioso, la passione e la processione; in tal modo, la processione porta con sé l’applauso; la passione, il pianto»[1].
Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme e i suoi abitanti stendono le loro vesti lungo il percorso. «“Le palme – scrive sant’Agostino – sono segno di trionfo, perché indicano la vittoria. Il Signore avrebbe vinto morendo sulla Croce. Nel segno della Croce avrebbe trionfato sul diavolo, principe della morte”. Gesù è la nostra pace perché Egli ha vinto»[2]. La lettura dei momenti della Passione ha fatto sfilare davanti a noi molti personaggi, Allora, pochi immaginavano la vittoria che Cristo portava. Durante questa settimana, nella quale rivivremo questi avvenimenti, possiamo domandarci: «Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio?».[3] Con che fede contemplo le vicende di estrema importanza che in questi giorni la Chiesa ci invita ad approfondire?
L’asino è più vicino a Gesù
Nella processione trionfate c’è anche un altro forte contrasto: in mezzo all’entusiasmo superficiale e rumoroso, brilla la figura silenziosa di un asino che, fedele e obbediente, porta il Signore. «Un asino fu il trono di Gesù a Gerusalemme. Vedi – ci faceva riflettere san Josemaría – se è bello servire da trono al Signore»[4]. Il povero animale, al trotto più gagliardo di cui è capace, va calpestando sete e porpore, lini e tele finissime; li hanno posti gli uomini per onorare il passaggio del Signore. Però, mentre gli altri offrono oggetti, l’asino dà se stesso: sulla sua aspra groppa porta il peso soave di Gesù. Accanto a lui gli uomini corrono, agitando dovunque rami di ulivo verde, palme e alloro. Ma nessuno, neppure gli stessi apostoli, sono così vicini al Signore come lui.
«Se Gesù, per regnare nella mia, nella tua anima, ponesse come condizione di trovare in noi un luogo perfetto, avremmo buon motivo per disperarci – commentava inoltre il fondatore dell’Opus Dei –. E invece, non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo Re viene, seduto sopra un puledro d’asina. Vedete? Gesù accetta di avere per trono un povero animale. Non so se capita anche a voi, ma io non mi sento umiliato nel riconoscermi dinanzi al Signore come un somarello: Sono come un somarello di fronte a te, ma sono sempre con te, perché tu mi hai preso con la tua destra, tu mi conduci per la cavezza […]. Vi sono centinaia di animali più belli, più abili, più crudeli. Ma Cristo, per presentarsi come re al popolo che lo acclamava, ha scelto lui. Perché Gesù non sa che farsene dell’astuzia calcolatrice, della crudeltà dei cuori aridi, della bellezza appariscente ma vuota. Il Signore apprezza la gioia di un cuore giovane, il passo semplice, la voce non manierata, gli occhi limpidi, l’orecchio attento alla sua parola d’amore. Così regna nell’anima»[5].
Ci piacerebbe avere, in questa Settimana Santa che comincia, l’orecchio più attento alla voce di Dio. Non solo l’orecchio, ma tutti i sensi. Non vogliamo perderci nessun gesto, nessuna parola, nessun sentimento di Gesù in quelle giornate che riempiono di senso la nostra vita.
Comprendere la logica del regno di Dio
«Che cosa c’è realmente nel cuore di quanti acclamano Cristo come Re d’Israele? Certamente avevano una loro idea del Messia, un’idea di come dovesse agire il Re promesso dai profeti e a lungo aspettato. Non è un caso che, pochi giorni dopo, la folla di Gerusalemme, invece di acclamare Gesù, griderà a Pilato: “Crocifiggilo!” E gli stessi discepoli, come pure altri che lo avevano visto e ascoltato, rimarranno ammutoliti e smarriti. La maggior parte, infatti, era rimasta delusa dal modo in cui Gesù aveva deciso di presentarsi come Messia e Re di Israele. Proprio qui sta il nodo della festa di oggi, anche per noi»[6].
L’esperienza di quelli che quel giorno ricevettero Gesù con le palme può servirci per riflettere su quale idea ci siamo fatta di Gesù, su qual è la nostra idea del suo regno, su che cosa pensiamo intorno al suo potere e alla sua grazia. Può succedere, per esempio, che a volte ci deluda il modo in cui si realizza la redenzione, il suo ritmo apparentemente lento. A volte vorremmo che Dio vincesse immediatamente, confondendo i nostri programmi con i suoi. Abbiamo difficoltà ad accettare che Dio è deciso a non mettere a repentaglio la nostra libertà o quella di chi sta con noi. Il suo amore è così delicato che non si impone. Non approfitta, per esempio, delle acclamazioni di questa Domenica delle Palme né le usa a proprio beneficio.
Al contrario, «il cuore di Cristo è su un’altra via, sulla via santa che solo Lui e il Padre conoscono […]. Egli sa che per giungere al vero trionfo deve fare spazio a Dio»[7]. Si tratta dello spazio dell’azione silenziosa e allo stesso tempo potente di Dio, che fa nuove tutte le cose attraverso l’amore del Figlio al Padre. Diffonde e offre questo amore arrivando anche «fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 8). In tal modo regna il Signore. E su questa via possiamo contemplare l’immagine della prima e più fedele discepola di Gesù, sua madre. «Non la vedrete tra le palme di Gerusalemme […]. Però non fugge il disprezzo del Golgota: lì, iuxta crucem Iesu, accanto alla croce di Gesù, c’è sua Madre»[8]. E noi, per una grazia immeritata, accanto a lei.
[1] San Bernardo, Sermone nella domenica delle palme, 1. 1.
[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 73.
[3] Papa Francesco, Omelia, 13-IV-2014.
[4] San Josemaría, Appunti di una riunione familiare, X, 1965.
[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 181.
[6] Benedetto XVI, Omelia, 1-IV-2012.
[7] Papa Francesco, Omelia, 14-IV-2019.
[8] San Josemaría, Cammino, n. 507.
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