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Non distruggere, ma trasforma! Nessuna vita è sbagliata

Meditazione per la Terza domenica di Avvento – anno C (Gaudete)

Autore: Don Gaetano Piccolo

«Osserva e ammira le creature, ricercandone il Creatore.
Se gli sei dissimile, sarai respinto; se gli sei simile, gioirai».
Sant’Agostino, Esposizione sul salmo 99, 6.

Che senso ha?

Prima o poi tutti noi ci domandiamo: ma che senso ha quello che sto facendo? Quando attraversiamo momenti difficili o quando siamo delusi, ci chiediamo perché proprio a noi stia succedendo tutto questo. Quando per tanti anni ci trasciniamo dietro situazioni faticose, ci chiediamo se ne valga ancora la pena. Sono quelle domande che provvidenzialmente ci spingono però anche a riprendere in mano la nostra vita.

Un compito

«Il compito che un uomo deve assolvere nella sua vita – diceva Viktor Frankl – è quindi nel fondo sempre indicato e non è mai in sostanza inadempibile». Frankl lo diceva pensando alla sua esperienza nei campi di concentramento, persino lì la vita continua a consegnarti generosamente un compito: riconoscerlo è ciò che permette di dare senso alla propria vita! Si tratta di un compito, di un impegno, non di uno stordimento: alcuni infatti pensano di dare senso alla loro vita riempiendola di cose, cercando magari nuovi stimoli, nuovo potere, nuove ambizioni, alcuni persino pensano di dare senso alla loro vita cercando nuovi nemici da distruggere. Tutte queste cose però lasciano vuoti e ci fanno entrare in una spirale di desolazione.
Al contrario, cercare il compito che la vita ci consegna, permette di vivere la vita con gioia anche nelle difficoltà. La gioia, che la liturgia di oggi ci invita a riconoscere (cf Sof 3,14), è quella che nasce in noi quando diciamo a noi stessi: questo è quello che voglio fare!
È su questo sfondo che vorrei collocare le domande che diverse tipologie di persone pongono a Giovanni Battista nel Vangelo che leggiamo questa domenica: che cosa dobbiamo fare? Qual è il compito che Dio mi affida nella mia vita? Questa domanda ci interpella non solo come singoli, ma anche come Chiesa. Lo ricordava anche Papa Francesco nel suo discorso al Convegno ecclesiale di Firenze: «Ma allora che cosa dobbiamo fare, padre? – direte voi. Che cosa ci sta chiedendo il Papa? Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme».

C’è sempre speranza

Nessuna situazione è senza speranza: Giovanni Battista ha una risposta persino per i soldati e i pubblicani, per coloro cioè che hanno a che fare con le armi e con i soldi sporchi, coloro cioè che sembrano esclusi da ogni possibilità di salvezza. Anche nella loro vita è possibile ritrovare Dio. Nonostante la sua radicalità, Giovanni Battista non li esclude dalla possibilità di cambiare, non ordina loro di distruggere la loro vita, ma li invita a trasformarla. A volte infatti non possiamo cambiare le nostre situazioni, ma possiamo sempre trasformare il modo in cui le viviamo.

Condividere

Sebbene le risposte che Giovanni Battista offre alle persone siano diverse, proprio perché guarda alla situazione concreta che stanno vivendo, è anche vero che sono però accomunate tutte da uno stesso elemento: la solidarietà, la condivisione. Il compito che dà gioia è quello che ci permette in fondo di uscire dal ripiegamento su noi stessi. Siamo tristi quando continuiamo a guardare solo al nostro interesse. Del resto, anche il peccato di Adamo nasce dalla volontà di tenere tutto per sé: piuttosto che condividere il giardino, Adamo vuole impadronirsi del frutto. Il peccato ci illude, attirandoci in un delirio di onnipotenza, l’amore al contrario ci svincola dalla chiusura del nostro io. Il segno del peccato è la tristezza, quello dell’amore è la gioia. Possiamo crederci vincitori quando con cattiveria distruggiamo qualcuno, eppure dentro continuiamo a non essere contenti.

Partire dall’umanità

Ogni cammino spirituale parte dunque dalla cura per la nostra umanità: Giovanni Battista comincia a battezzare dall’acqua. Prepara il cammino spirituale, prepara il dono dello Spirito. Così anche noi abbiamo bisogno di prenderci cura della nostra umanità malata, malata di egoismo, di invidia, di cattiveria, solo allora saremo pronti per intraprendere un cammino nuovo verso Dio. Cosa dobbiamo fare dunque? Cominciamo a prenderci cura delle parti malate della nostra vita, di tutto quello che anzitutto ci impedisce di essere persone autentiche e oneste.

Leggersi dentro

Qual è il compito che oggi il Signore ti sta affidando?
Da dove può iniziare oggi il tuo cammino di conversione?

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