Non riesco a vederti! Scoprire Dio nelle prove della vita
Meditazione per la seconda domenica di Quaresima
Autore: Padre Gaetano Piccolo
I passaggi della vita
Lungo il cammino della vita non è sempre facile capire dove Dio ci stia portando. Ci sono passaggi decisivi in cui non ci resta che consegnare a Lui i nostri desideri. Come su un sentiero di montagna, a volte ci ritroviamo dentro una nube, dove predomina il sentimento dell’incertezza e della solitudine. Quante volte ci siamo fermati attoniti, incapaci di capire il senso di quello che stava accadendo, ci siamo chiesti probabilmente perché il Signore ci avesse portato proprio là, dentro situazioni incomprensibili. È quaresima non solo nelle settimane che ci preparano alla Pasqua, ma tutte le volte che ci sentiamo morire, per tutte le volte che aspettiamo di risorgere.
Consegnare il futuro
A ben guardare è proprio questo l’itinerario che ci viene proposto nella seconda domenica di quaresima. Nella prima lettura, il libro della Genesi ci mette infatti davanti a una richiesta incomprensibile di Dio: consegnare a lui con fiducia il nostro futuro. Che cos’è infatti un figlio per un padre se non le attese, la speranza, una possibilità di riscatto? Ad Abramo quel futuro è stato donato, la promessa è stata mantenuta. Dov’è allora il problema? Ci sembra di capire che piano piano Abramo si sia concentrato talmente tanto sul suo futuro, sui suoi doni, sulle sue possibilità da aver dimenticato tutto il resto. Nel cuore di Abramo c’è spazio solo per il suo progetto, proprio come un padre che si illude di poter tirar su un figlio a sua immagine, con le sole sue forze, con la pretesa di poterne fare quello che vuole.
C’è in Abramo una sorta di delirio di onnipotenza che lo porta a prendere il posto di Dio. Per questo, credo, Dio chiede ad Abramo di rimettere ordine nel suo cuore: un tempo, all’inizio della sua vocazione, Dio aveva chiesto ad Abramo di consegnare il suo passato («lascia la casa di tuo padre»), ora gli chiede di consegnare anche il futuro («prendi tuo figlio…e offrilo»). Solo in questo modo ci sarà spazio per accogliere di nuovo Dio nella sua vita. Moria, il luogo del sacrificio di Isacco, può essere riletto perciò come il luogo della purificazione degli affetti, là dove Dio ci chiede di rimettere ordine nel nostro cuore.
Scelte difficili
Questo itinerario prosegue nel racconto del Vangelo di Marco, perché anche lì siamo a un punto di svolta: Gesù sta per intraprendere il suo cammino verso Gerusalemme. Gesù prenderà questa decisione con determinazione, nella consapevolezza della sofferenza a cui può andare incontro. Anche lungo la sua strada verso la croce ci saranno eventi dolorosi incomprensibili: il tradimento dell’amico, l’umiliazione del processo, il silenzio del Padre… e anche per Gesù si tratterà di entrare in una consegna.
A differenza di Abramo, Gesù non consegna solo il suo futuro, ma arriva a consegnare se stesso: «nelle tue mani consegno il mio spirito». Ecco dunque verso dove ci porta la quaresima e a cosa ci prepara: vivere la consegna di noi stessi nelle braccia del Padre. Ma come Dio riconsegna ad Abramo il figlio (cioè il suo futuro), così il Padre riconsegna a Gesù la vita. Ciò che è consegnato a Dio ci viene restituito nella gloria.
Vedere le cose come stanno
Lungo questo itinerario della vita dunque Dio pone per noi quei momenti in cui si trasfigura, si fa vedere, cioè, così com’è: al di là (trans) dell’apparenza sensibile (figura), al di là di come le cose possono sembrare, Dio ci consente di cogliere nelle cose ordinarie e a volte dolorose, la sua delicata presenza.
Si fa vedere così com’è e ci permette di vederlo attraverso quella finestra che è la Sacra Scrittura. È la Parola che ci consente di riconoscere la sua presenza. In questo testo di Marco, infatti, Gesù dialoga non a caso con Mosè ed Elia, non solo perché il ritorno di questi due personaggi era atteso nella tradizione ebraica come segno dell’avvento del Messia, ma anche perché essi incarnano l’intera Scrittura: Mosè rappresenta la Legge (visto che a lui era attribuito il Pentateuco), Elia era il profeta per eccellenza rapito in un carro di fuoco. Lo stesso Gesù, nel Vangelo, usa più volte questa locuzione “la Legge e i Profeti” proprio per dire l’intera Scrittura.
Nell’incomprensione, ascoltare il Figlio
La Parola di Dio ci svela la presenza del Signore anche laddove sembra difficile riconoscerlo: nel cammino della passione che Gesù sta per iniziare a percorrere, la divinità si nasconde, come dirà sant’Ignazio negli Esercizi spirituali. Proprio perché nei momenti difficili facciamo fatica a vedere la presenza di Dio, la sua Parola ci aiuta a entrare nella nube che avvolge la strada. Anche i discepoli infatti sono avvolti in una nube, segno dell’incomprensibilità dell’agire di Dio, ma, mentre sono dentro quella nube, ascoltano la voce del Padre che dona loro l’indicazione fondamentale della nostra vita, preannunciata già nel momento del battesimo di Gesù: questi è il mio figlio, ascoltatelo! Ed è questo che dobbiamo fare mentre percorriamo la strada dell’incomprensione: ascoltare (solo) il Figlio!
E se abbiamo paura di riprendere il cammino, se abbiamo paura di perdere quella presenza del Signore che abbiamo sperimentato, non c’è da temere, non vale la pena costruire delle capanne per rinchiudere e fissare quello che abbiamo sperimentato. Occorre invece scendere, continuare a camminare, c’è bisogno di annunciare, senza fermarsi, anzi raccontando come il Signore si è preso cura di noi.