Non risparmiamo sugli auguri!
Meditazione dopo il Natale
Autore: Don Gaetano Piccolo
«Ma i cuori degli stolti non sono ancora in grado di accogliere questa luce,
perché il peso dei peccati impedisce loro di vederla.
Non pensino costoro che la luce non c’è,
solo perché essi non riescono a vederla».
Sant’Agostino, Omelia 1, 19
Una dichiarazione d’amore
Quando vogliamo bene a una persona, desideriamo anche farci conoscere. L’amore ci permette di superare le paure, cancella il timore di essere giudicati, di fallire o di sentirci inadeguati. L’amore ci spinge a rivelarci, ma non toglie il rischio del rifiuto, la possibilità dell’incomprensione, l’eventualità di non essere accolti.
Chi ama non smette mai di parlare, cioè di tentare di comunicare, di varcare la soglia del silenzio, di abbattere l’indifferenza. Chi ama sa trasformare le parole in gesti concreti, non lascia che le parole restino chiacchiere vuote.
Il Prologo del Vangelo di Giovanni potrebbe essere riletto come una dichiarazione d’amore, ma una dichiarazione che non rimane un’ipotesi, perché si compie nell’itinerario del Vangelo che ci porta fino alla passione e alla croce. Forse la chiave del testo è alla fine: Dio nessuno lo ha mai visto, ma il Figlio lo ha rivelato! Gesù rivela l’amore di Dio.
Ascolta Colui che ti ama
Il Verbo (la parola) è fin dal principio, cioè da sempre e per sempre: Dio non smette di parlarci, non smette mai di desiderare di incontrarci, anche quando gli voltiamo le spalle. In principio indica, come all’inizio della Genesi, quello che accade sempre. Non c’è momento della nostra vita che Dio non ci parli in Gesù: anche nei momenti in cui ci sentiamo tristi, delusi, abbandonati. Nel buio del nostro cuore, risuona sempre la sua parola. Ascolta colui che ti ama! È il primo augurio per questo nuovo anno.
La luce ha vinto le tenebre
Questa parola è luce perché sappiamo bene che in tanti momenti della nostra vita ci mancano i criteri, ci manca la direzione, non sappiamo dove andare e non capiamo bene quello che sta accadendo. Quella parola che siamo invitati ad ascoltare si fa luce nelle nostre tenebre. E non è possibile che le tenebre siano più forti di quella luce. Ecco dunque il secondo augurio: non cedere mai alla tentazione di credere che le tenebre siano più forti della luce di Dio!
Un amore che accetta il rifiuto
L’amore di Dio, che si rivela in Gesù, più di ogni amore umano accetta il rifiuto e l’incomprensione: non solo il mondo non accoglie questa parola, ma pesino i suoi, quelli più vicini, oggi diremmo noi credenti, noi Chiesa. Il terzo augurio è allora di prendere consapevolezza se nella nostra vita stiamo lasciando operare la parola di Dio o se la stiamo rifiutando. In altri termini, chiediamoci quale logica stiamo seguendo, a quali criteri sono ispirate le nostre azioni?
Fiaccole e luce
Il Signore si lascia annunciare da mediazioni umane che sono strumenti della sua luce: Giovanni è il primo che annuncia questa luce, che è Gesù, ma non ha la pretesa di sostituirsi ad essa. A volte invece ci possono essere fiaccole che pretendono di essere la luce. Il quarto augurio è di essere vigilanti per non confondere la luce con coloro che sono chiamati a testimoniare la luce, ma questo augurio è anche un monito a tutti coloro che a volte pretendono di possedere la verità, sono quelli che non si interrogano più, che non si mettono in discussione, ma che, anzi, si mettono al posto di Dio!
Dalle parole ai fatti
Le parole dell’amore sono vere solo se diventano fatti: la parola di Dio si fa carne, prende corpo, diventa sacrificio. La parola viene ad abitare in mezzo a noi: Dio non ci parla da lontano. L’ultimo augurio allora è che le nostre parole, i desideri, le promesse, si trasformino in gesti concreti, in azioni di misericordia.
Leggersi dentro
Qual è il tuo modo di amare e in cosa desideri cambiare?
Prova a fare memoria dell’amore di Dio per te: per cosa desideri ringraziare?