Omelia al termine dell'anno 1982
Vespri e Te Deum
Autore: San Giovanni Paolo II
1. “Figlioli, questa è l’ultima ora” (1 Gv 2, 18).
Con queste parole inizia la prima lettura della Liturgia odierna. È così. L’ultima ora di questo anno, che sta per tramontare, si avvicina molto velocemente. E voi, cari romani, siete venuti numerosi in questo tempio per anticiparla; anzi per partecipare ormai ad essa.
L’anno del Signore 1982 lascia uno spazio nel tempo a quello che lo seguirà. Desideriamo comprendere la serietà di questo momento. Desideriamo trascorrerlo nel tempio, al cospetto di Dio.
In verità, sempre perdura il processo del trapasso. Quanti sono i giorni dell’anno, altrettante volte esso segna il termine per un aspetto – e l’inizio per un altro. Vi ricorrono, infatti, le diverse date delle nostre nascite – e per questo ognuno di noi, in giorni diversi, termina un anno della sua vita e ne inizia uno nuovo.
L’odierno “ultimo giorno” dell’“Anno Vecchio” e la sua “ultima ora” hanno ancora un’altra dimensione. Termina un periodo di tempo nel nostro comune mondo umano.
E per questo motivo i nostri pensieri desiderano oggi – più che non in ogni altro periodo – abbracciare questo “mondo” e fermarsi un po’ accanto ad esso. Lo facciamo mediante la preghiera durante questa “ultima ora”.
2. Desideriamo oggi ringraziare per il “mondo”, ringraziare per l’esistenza, che è il bene fondamentale delle creature e dono del Creatore.
Quanto è bello che questa “ultima ora” dell’anno 1982 cada nel periodo del Natale del Signore:
“E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi . . . / E a quanti . . . l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (cf. Gv 1, 14.21).
Il Mistero del Natale del Signore ci aiuta ogni anno a superare la nostra umana “tristezza dell’esistenza”, l’umano “peso dell’esistenza” che ciascuno di noi risente.
Nella stalla di Betlemme e alla luce che di là splende, è più facile avvertire che l’esistenza è un bene.
È il primo e fondamentale bene per cui dobbiamo rendere grazie al Creatore. Ringraziando per l’esistenza, ringraziamo per il mondo.
Ringraziamo per il mondo, che è opera di Dio.
Ringraziamo per il mondo, che ha il suo inizio assoluto nel Verbo Eterno:
“In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio. / Egli era in principio presso Dio: / tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3).
Oggi, nell’ultimo giorno dell’“Anno Vecchio” durante la sua “ultima ora”, rendiamo grazie per tutto ciò che esiste, per tutto ciò che ha il suo inizio nel Verbo eterno.
E ringraziamo per il Verbo, che “era presso Dio”, che era prima dell’inizio di tutto, e che a tutto ciò che esiste ha dato l’inizio primordiale.
3. Tale è il nostro ringraziamento presso la mangiatoia di Betlemme, ove apprendiamo la primissima verità sull’esistenza del mondo.
Ma non è ancora tutto.
Presso la mangiatoia di Betlemme apprendiamo non soltanto la notizia sull’inizio di tutte le cose in Dio. Apprendiamo anche, allo stesso tempo, l’elevazione dell’uomo da parte di Dio nel Verbo Incarnato.
“A quanti però l’hanno accolto, / ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).
E perciò, oggi, desideriamo ringraziare per l’esistenza nella condizione della nostra figliolanza adottiva nei confronti di Dio, per quel dono che viene chiamato Grazia. Desideriamo ringraziare per tutte le opere della Grazia Divina, ovunque e in chiunque essa si sia realizzata quest’anno nel mondo contemporaneo.
Ognuno di noi ringrazia pure per l’opera della Grazia in se stesso, nel proprio cuore e nella propria coscienza. Ringraziamo perché possiamo vivere come figli adottivi di Dio in Cristo, perché la Grazia forma la nostra vita e le nostre opere.
Quanto è bello che “l’ultima ora” dell’anno, che sta per passare, cada nel periodo del Natale del Signore, in cui, come proclama san Paolo (nella seconda lettura di questa solennità) “è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna . . . a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (Tt 2, 11-13).
Sì. Ringraziamo oggi, in modo particolare, per la vocazione alla Grazia e alla Gloria in Gesù Cristo.
4. Ed insieme a questo ringraziamento, desideriamo oggi chiedere perdono, e soddisfare per le nostre colpe.
Nel prologo al Vangelo di san Giovanni vi è una frase che sintetizza più profondamente il motivo della nostra espiazione:
“Venne fra la sua gente, / ma i suoi non l’hanno accolto”(Gv 1, 11).
Nell’“ultima ora” dell’Anno Vecchio desideriamo chiedere a Dio il perdono proprio per questo:
per tutto ciò che in modo diretto o indiretto è “non-accoglienza” di Cristo. Che è rifiuto del suo amore e della verità.
Tutto il male del mondo, ogni peccato dell’uomo, personale o sociale, è una “non-accoglienza” di Cristo.
Tutto ciò che si rivolge contro l’uomo, contro la sua dignità, la sua vita, i suoi giusti diritti. Tutto ciò che minaccia le famiglie, gli ambienti, l’intera società e infine l’umanità – è una “non-accoglienza” di Cristo.
“Venne fra la sua gente, / ma i suoi non l’hanno accolto”.
E infine, “non-accoglienza” di Cristo è la costruzione cosciente e coerente di un mondo “senza Dio” e “contro Dio”.
Oggi desideriamo espiare per ciascuna di queste forme di rifiuto del Cristo.
5. In questo incontro di preghiera con voi romani, desidero fare riferimento alla situazione di questa cara diocesi, di cui sono stato costituito in primo luogo Pastore.
Non sono mancati in questi dodici mesi a Roma episodi di violenza e dolorosi incidenti sul lavoro. E quanti giovani sono ancora stati vittime della droga e di fallaci miraggi! Per tutte le famiglie romane visitate dal dolore vogliamo pregare, perché il Nuovo Anno con la grazia del Signore rechi conforto e dischiuda davanti ad esse più sereni orizzonti.
Ma anche quanti eventi positivi si sono realizzati! C’è stata la missione francescana in un buon numero di parrocchie romane. Il programma pastorale ha stimolato un maggior impegno nella promozione, sostegno e formazione delle famiglie sotto l’aspetto sia cristiano che sociale. E in questa prospettiva va vista anche l’inaugurazione dell’Istituto per la Famiglia e il Matrimonio, nell’Università Lateranense.
Inoltre, è stata dedicata una particolare attenzione al mondo culturale e universitario, che si è dimostrata nell’incontro con il clero in occasione della Quaresima e con i rappresentanti dei Professori e degli studenti, oltre che nella nomina di un Vescovo apposito per la pastorale della cultura.
Sono state numerose anche le iniziative caritative: esse si sono moltiplicate in favore dei poveri, dei rifugiati e degli apolidi; basti ricordare che la “Caritas” diocesana è giunta a fornire mille pasti al giorno ai più bisognosi.
Di tutto ciò rendiamo grazie al Signore, mentre lo preghiamo ardentemente che il Nuovo Anno, nel corso del quale inizierà l’Anno Santo della Redenzione, rafforzi e conduca a ulteriori traguardi l’impegno generoso di tutti per una sempre più efficace testimonianza cristiana.
6. Vogliamo chiudere adeguatamente quest’anno della nostra vita, come un libro che scriviamo insieme con la storia delle nazioni e dell’umanità, esprimendo in questa sua ultima ora il nostro ringraziamento e la nostra lode dinanzi a Colui, il quale, come “la luce vera . . ., illumina ogni uomo che viene al mondo”. Amen.