Omelia al termine dell'anno 1989
Vespri e Te Deum
Autore: San Giovanni Paolo II
1. “Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore” (Psalmus responsorius).
Al termine di un altro anno, la Chiesa, “casa” nella quale il Verbo fatto uomo si compiace di abitare, famiglia di Dio che cammina nel timore del Signore verso il compimento del tempo, desidera riconoscere di essere stata “benedetta” da Dio, con ogni benedizione spirituale in Cristo Gesù (cf. Ef 1, 2).
Contemporaneamente, essa sente il bisogno di benedire e ringraziare colui dal quale proviene ogni dono perfetto e in cui non c’è variazione né ombra di cambiamento (cf. Gc 1, 16).
Carissimi fratelli e sorelle, siamo qui, stasera, proprio per rispondere a questo intimo bisogno dell’animo: per cantare il nostro “Te Deum” e celebrare l’Eucaristia, che è appunto rendimento di grazie, per gli innumerevoli benefici a noi concessi dalla bontà divina anche nell’anno appena trascorso. È stato questo – per unanime riconoscimento – un anno straordinariamente importante per tutta l’umanità e, in particolare, per alcuni paesi europei, i quali hanno visto affermarsi nei loro confini nuove prospettive di libertà e di coesione nazionale. Anche la Chiesa, che ha il dovere e il diritto di testimoniare Cristo in quei territori, si rallegra di poter ora esprimere con rinnovato slancio la propria fede e di poter annunziare senza remore il Vangelo agli amati figli di terre e culture, che a tale sorgente hanno attinto le loro più nobili tradizioni.
2. “Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore”. Le parole del Salmo acquistano oggi un ulteriore significato e dischiudono più ampi orizzonti. La liturgia di questa domenica dopo Natale ci invita, infatti, a sostare in contemplazione davanti al presepe, dove incontriamo Maria e Giuseppe con il bambino Gesù; ci invita a sostare per raccogliere la lezione proveniente dalla Santa Famiglia di Nazaret e per chiedere a Dio “che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore” (Oratio Collecta).
Vogliamo farlo con lo sguardo attento alla situazione e alle istanze delle famiglie che vivono nella nostra città e nel contesto degli impegni a cui ci sollecita la celebrazione del Sinodo pastorale diocesano.
3. “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto . . .” (Mt 2, 13).
Il brano evangelico, che abbiamo appena ascoltato, ci presenta un quadro della Famiglia di Nazaret dove non tutto è idillio, pace e serenità. Essa passa attraverso la prova della persecuzione è le difficoltà dell’esilio. È costretta a fuggire, a mettersi al riparo, a cercare ospitalità altrove.
Sono avvenimenti che non ci devono meravigliare. Essi costituiscono un’ulteriore conferma della realtà del mistero dell’Incarnazione, che stiamo celebrando in questi giorni. Facendosi uomo, il Figlio di Dio ha voluto vivere l’esperienza della famiglia umana concreta ed assumerne non solo le gioie, ma anche le prove e le difficoltà: quelle stesse che molte famiglie di oggi, anche nella nostra città, ben conoscono e alle quali si erca di porre rimedio con molteplici iniziative di servizio e di sostegno.
4. Alle difficoltà di sempre si sono aggiunte, nel nostro tempo, le insidie che le rapide e profonde trasformazioni socio-culturali degli ultimi decenni portano al tessuto vitale della famiglia. Esse costituiscono una vera “sfida” per quegli impegni di comunione e di missione ai quali la Chiesa di Roma si sente chiamata col Sinodo pastorale diocesano.
È ben vero che anche in Roma sussiste ancora un gran numero di famiglie in cui “si custodisce, si rivela e si comunica l’amore” (Familiaris Consortio, 7), ma è altrettanto vero che nell’attuale rivoluzione sociale la cellula familiare è particolarmente in pericolo. Le norme etiche e giuridiche, che ne hanno regolato per secoli struttura e funzioni, sono poste spesso in discussione. Il secolarismo avanzante tende sempre più ad oscurare e perfino a negare quei valori naturali e creaturali dell’istituzione familiare, che il piano redentivo riconosce e potenza facendo della famiglia, fondata sul sacramento del Matrimonio, una immagine della Trinità e una “Chiesa domestica”. I dati, pubblicati recentemente dall’apposita commissione pre-sinodale, si rivelano preoccupanti: sono in aumento le separazioni coniugali, crescono le libere convivenze, diminuisce la natalità, persiste la piaga dell’aborto.
Tutto ciò non può lasciare indifferente la Chiesa, che ha ricevuto da Cristo, suo sposo, la missione “di illuminare e confortare i cristiani e tutti gli uomini che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l’altissimo valore sacro dello stato matrimoniale” (Gaudium et Spes, 47).
Si apre, al riguardo, un vasto e impegnativo campo di azione non solo per la comunità ecclesiale di Roma in cammino sinodale, ma anche per le pubbliche istituzioni, che hanno a cuore il bene comune e l’integrale promozione della persona umana.
Colgo volentieri l’occasione per salutare le autorità civili ed ecclesiastiche presenti, con un particolare pensiero per i padri della Compagnia di Gesù che qui ci ospitano.
Su tutti invoco, alle soglie del nuovo anno, le benedizioni del Signore per un rinnovato slancio nell’adempimento del loro servizio alla Chiesa e alla città e, in particolare, a vantaggio della famiglia, che dell’una e dell’altra è la cellula fondamentale.
5. Da più parti si riconosce che la crisi attuale della famiglia affonda spesso le sue radici nella superficialità di coloro che vi si impegnano. Non di rado, infatti, le giovani coppie mostrano scarsa consapevolezza del significato e del valore di questo istituto, specialmente se considerato nell’ottica della Rivelazione. Accade così che, anche chi sceglie liberamente di sposarsi “nel Signore”, finisca a volte per prendere le distanze dalle istanze morali legate a questo fatto, esponendosi a sbandamenti facilmente immaginabili.
S’impone perciò, come scelta prioritaria, la pastorale di evangelizzazione della famiglia e, in questa, l’impegno per una più adeguata preparazione al Matrimonio. Certamente, molto è già stato fatto in questo campo negli ultimi anni. Occorre, tuttavia, incrementare e unificare gli sforzi, dando vita a veri itinerari educativi, con strumenti e sussidi adatti e soprattutto col coinvolgimento di coppie di sposi più mature nella fede e disponibili a questa particolare forma di ministero coniugale.
Un grande contributo alla pastorale familiare verrà anche da un più marcato impegno per la costituzione e l’animazione di “gruppi familiari” di spiritualità e di servizio, che diventino sempre più capaci di mettere in comune “con generosità . . . le proprie ricchezze spirituali con altre famiglie” Gaudium et Spes, 48), per edificare e dilatare la comunità ecclesiale, giungendo così a fare della parrocchia una “famiglia di famiglie” e quindi una vera comunità evangelizzante e testimoniante. Infatti “l’evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” Familiaris Consortio, 65).
6. Tutto ciò sarà tanto più facile se le famiglie cristiane si sforzeranno di vivere la comunione di cui e principio e alimento lo Spirito Santo, ad esse donato nel sacramento del Matrimonio. Una comunione fondata sull’ascolto della Parola di Dio, sulla preghiera comune, sull’esercizio delle virtù cristiane, prima fra tutte la carità, “che è il vincolo della perfezione”, secondo l’insegnamento ascoltato dall’apostolo Paolo nella seconda lettura.
Per il fatto poi che la famiglia è la prima, fondamentale cellula della società, c’è da auspicare che questa sappia darsi delle leggi che proteggano e promuovano l’istituto naturale della famiglia fondata sul Matrimonio e le sue caratteristiche di unicità e stabilità.
7. Fratelli e sorelle, mentre stiamo per concludere un altro anno a noi concesso dalla bontà del Signore, ascoltiamo l’ammonimento di san Paolo: “Tutto quello che fate in parole e in opere, tutto si compia nel nome del Signore, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre”.
Sì, mentre rendiamo grazie a Dio Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, ci impegniamo a fare tutto in suo nome e per la sua maggiore gloria.
“E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo”. Amen!