Omelia al termine dell'anno 2003
Vespri e Te Deum
Autore: San Giovanni Paolo II
1. Te Deum laudamus! Così la Chiesa canta la sua riconoscenza a Dio, mentre gioisce ancora per il Natale del Signore. In questa suggestiva celebrazione serale la nostra attenzione è attratta dall’ideale incontro dell’anno solare con quello liturgico, due cicli temporali che sottendono due dimensioni del tempo.
Nella prima dimensione, i giorni, i mesi, gli anni si succedono secondo un ritmo cosmico, in cui la mente umana riconosce l’impronta della divina Sapienza creatrice. Ecco perché la Chiesa esclama: Te Deum laudamus!
2. L’altra dimensione del tempo, a cui la celebrazione di stasera ci richiama, è quella della storia della salvezza. Al suo centro e culmine sta il mistero di Cristo. Ce lo ha ricordato poc’anzi l’apostolo Paolo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio” (Gal 4,4). Cristo è il centro della storia e del cosmo; è il nuovo Sole apparso nel mondo sorgendo “dall’alto” (cfr Lc 1,78), un Sole che tutto orienta verso il fine ultimo della storia.
In questi giorni, tra Natale e Capodanno, queste due dimensioni del tempo si incrociano con particolare eloquenza. E’ come se l’eternità di Dio venisse a visitare il tempo dell’uomo. L’Eterno si fa così “istante” presente, perché il ciclico ripetersi dei giorni e degli anni non finisca nel vuoto del non-senso.
3. Te Deum laudamus! Sì, ti lodiamo, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringraziamo perché hai inviato il tuo Figlio, fatto piccolo Bambino, per dare pienezza al tempo. Così è piaciuto a Te (cfr Mt 11,25-26). In Lui, tuo Figlio Unigenito, hai aperto all’umanità la via dell’eterna salvezza.
Eleviamo a Te il nostro solenne rendimento di grazie per gli innumerevoli benefici che ci hai elargiti nel corso dell’anno. Ti lodiamo e ringraziamo insieme a Maria, “che ha dato al mondo l’autore della vita” (Antif. lit.).
4. Cari fedeli della diocesi di Roma, è giusto che la mia parola si volga ora a voi più direttamente! Siete qui per elevare insieme con il Papa la vostra lode e il vostro ringraziamento a Dio, Datore di ogni bene.
A ciascuno di voi va il mio saluto cordiale. Va, in special modo, al Cardinale Vicario, a Mons. Vicegerente, ai Vescovi Ausiliari e a quanti lavorano attivamente al servizio della Comunità diocesana. Saluto le Autorità italiane e il Sindaco di Roma, che ringrazio per la gradita presenza.
E’ qui con noi stasera l’icona della Madonna del Divino Amore, prezioso dono della Comunità di Roma al Papa. Ve ne sono profondamente grato. Nella corona della Vergine sono state incastonate venti gemme, in corrispondenza dei venti Misteri del Santo Rosario, dopo che ai quindici Misteri tradizionali ho chiesto di aggiungere i cinque Misteri della luce. Desidero che questa Icona sia venerata nel nuovo Santuario della Madonna del Divino Amore. Alla Vergine affido, in particolare, l’impegno pastorale che in questi anni la Diocesi va compiendo a favore della famiglia, dei giovani e delle vocazioni di speciale consacrazione.
A tutti ripeto quanto ebbi a scrivere nel 1981 nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio: “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!” (n. 86). Affido alla Madre di Dio e a san Giuseppe suo Sposo la mia preghiera a Gesù, perché ispiri alla Diocesi di Roma strategie pastorali adeguate ai nostri tempi, rivolte a tutte le famiglie della Città e alle giovani coppie che si preparano al matrimonio. Possa la famiglia corrispondere sempre più pienamente al progetto che Dio ha per lei da sempre!
5. Carissimi Fratelli e Sorelle, un altro anno va rapidamente chiudendosi. Già guardiamo al 2004, che si profila all’orizzonte. Sull’anno che termina e su quello che tra qualche ora inizierà invochiamo la materna protezione di Maria Santissima, chiedendole di continuare a guidare il nostro cammino.
Vergine Maria, Regina della Pace, ottieni giorni di pace alla città di Roma, all’Italia, all’Europa e al mondo intero. Sancta Dei Genitrix, ora pro nobis! Madre del Redentore, Madonna del Divino Amore, prega per noi. Amen!