Omelia al termine dell'anno 2009
Vespri e Te Deum
Autore: Papa Benedetto XVI
Cari fratelli e sorelle!
Al termine di un anno ricco di eventi per la Chiesa e per il mondo, ci ritroviamo questa sera nella Basilica Vaticana per celebrare i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per elevare un inno di ringraziamento al Signore del tempo e della storia.
Sono, anzitutto, le parole dell’apostolo Paolo, che abbiamo poc’anzi ascoltato, a gettare una luce particolare sulla conclusione dell’anno: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).
Il denso brano paolino ci parla della “pienezza del tempo” e ci illumina sul contenuto di tale espressione. Nella storia della famiglia umana, Dio ha voluto introdurre il suo Verbo eterno, facendogli assumere un’umanità come la nostra. Con l’incarnazione del Figlio di Dio, l’eternità è entrata nel tempo, e la storia dell’uomo si è aperta al compimento nell’assoluto di Dio. Il tempo è stato – per così dire – “toccato” da Cristo, il Figlio di Dio e di Maria, e da lui ha ricevuto significati nuovi e sorprendenti: è diventato tempo di salvezza e di grazia. Proprio in questa prospettiva dobbiamo considerare il tempo dell’anno che si chiude e di quello che inizia, per porre le più diverse vicende della nostra vita – importanti o piccole, semplici o indecifrabili, gioiose o tristi – sotto il segno della salvezza ed accogliere la chiamata che Dio ci rivolge per condurci verso una meta che è oltre il tempo stesso: l’eternità.
Il testo paolino vuole anche sottolineare il mistero della vicinanza di Dio all’intera umanità. E’ la vicinanza propria del mistero del Natale: Dio si fa uomo e all’uomo viene data l’inaudita possibilità di essere figlio di Dio. Tutto questo ci riempie di gioia grande e ci porta ad elevare la lode a Dio. Siamo chiamati a dire con la voce, il cuore e la vita il nostro “grazie” a Dio per il dono del Figlio, fonte e compimento di tutti gli altri doni con i quali l’amore divino colma l’esistenza di ciascuno di noi, delle famiglie, delle comunità, della Chiesa e del mondo. Il canto del Te Deum, che oggi risuona nelle Chiese di ogni parte della terra, vuole essere un segno della gioiosa gratitudine che rivolgiamo a Dio per quanto ci ha offerto in Cristo. Davvero «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia» (Gv 1,16).
Seguendo una felice consuetudine, questa sera vorrei insieme con voi ringraziare il Signore, in particolare, per le grazie sovrabbondanti elargite alla nostra comunità diocesana di Roma nel corso dell’anno che volge al termine. Desidero rivolgere, innanzitutto, un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti fedeli laici qui convenuti. Saluto, altresì, con deferente cordialità il Signor Sindaco e le Autorità presenti. Il mio pensiero si estende poi a chiunque vive nella nostra Città, in particolare a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e di disagio: a tutti e a ciascuno assicuro la mia vicinanza spirituale, avvalorata dal costante ricordo nella preghiera.
Per quanto riguarda il cammino della Diocesi di Roma, rinnovo il mio apprezzamento per la scelta pastorale di dedicare tempo ad una verifica dell’itinerario percorso, al fine di accrescere il senso di appartenenza alla Chiesa e favorire la corresponsabilità pastorale. Per sottolineare l’importanza di questa verifica, anch’io ho voluto offrire il mio contributo, intervenendo, nel pomeriggio del 26 maggio scorso, al Convegno diocesano in San Giovanni in Laterano. Mi rallegro perché il programma della diocesi sta procedendo positivamente con una capillare azione apostolica, che viene svolta nelle parrocchie, nelle prefetture e nelle varie aggregazioni ecclesiali su due ambiti essenziali per la vita e la missione della Chiesa, quali la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità. Desidero incoraggiare i fedeli a partecipare numerosi alle assemblee che si svolgeranno nelle varie parrocchie, così da poter offrire un valido contributo all’edificazione della Chiesa. Ancora oggi il Signore vuole far conoscere il suo amore per l’umanità agli abitanti di Roma ed affida a ciascuno, nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, la missione di annunciare la sua parola di verità e di testimoniare la carità e la solidarietà.
Solo contemplando il mistero del Verbo incarnato, l’uomo può trovare la risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza umana e scoprire così la verità sulla propria identità. Per questo la Chiesa, in tutto il mondo e anche qui, nell’Urbe, è impegnata a promuovere lo sviluppo integrale della persona umana. Ho appreso, pertanto, con favore la programmazione di una serie di “incontri culturali in Cattedrale”, che avranno come tema la mia recente Enciclica Caritas in veritate.
Da diversi anni tante famiglie, numerosi insegnanti e le comunità parrocchiali si dedicano ad aiutare i giovani a costruire il loro futuro su solide fondamenta, in particolare sulla roccia che è Gesù Cristo. Auspico che questo rinnovato impegno educativo possa sempre più realizzare una feconda sinergia fra la comunità ecclesiale e la città per aiutare i giovani a progettare la propria vita. Formulo voti, altresì, che un prezioso contributo in questo importante ambito possa scaturire dal Convegno promosso dal Vicariato e che si terrà nel prossimo mese di marzo.
Per essere testimoni autorevoli della verità sull’uomo è necessario un ascolto orante della Parola di Dio. A questo proposito, desidero soprattutto raccomandare l’antica tradizione della lectio divina. Le parrocchie e le diverse realtà ecclesiali, anche grazie al sussidio preparato dal Vicariato potranno utilmente promuovere questa antica pratica, in modo che essa diventi parte essenziale della pastorale ordinaria.
La Parola, creduta, annunciata e vissuta ci spinge a comportamenti di solidarietà e di condivisione. Nel lodare il Signore per l’aiuto che le comunità cristiane hanno saputo offrire con generosità a quanti hanno bussato alle loro porte, desidero incoraggiare tutti a proseguire nell’impegno di alleviare le difficoltà in cui versano ancora oggi tante famiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione. Il Natale del Signore, che ci ricorda la gratuità con la quale Dio è venuto a salvarci, facendosi carico della nostra umanità e donandoci la sua vita divina, possa aiutare ogni uomo di buona volontà a comprendere che solo aprendosi all’amore di Dio l’agire umano cambia, si trasforma, diventando lievito di un futuro migliore per tutti.
Cari fratelli e sorelle, Roma ha bisogno di sacerdoti che siano annunciatori coraggiosi del Vangelo e, allo stesso tempo, rivelino il volto misericordioso del Padre. Invito i giovani a non avere paura di rispondere con il dono completo della propria esistenza alla chiamata che il Signore rivolge loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata.
Auspico, fin d’ora, che l’incontro del 25 marzo prossimo, 25° anniversario dell’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù e 10° anniversario di quella, indimenticabile, di Tor Vergata, costituisca per tutte le comunità parrocchiali e religiose, i movimenti e le associazioni un momento forte di riflessione e di invocazione per ottenere dal Signore il dono di numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Mentre ci congediamo dall’anno che si conclude e ci avviamo verso il nuovo, la liturgia odierna ci introduce nella Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio. La Vergine Santa è Madre della Chiesa e madre di ciascuno dei suoi membri, cioè Madre di ciascuno di noi, in Cristo. Chiediamo a Lei di accompagnarci con la sua premurosa protezione oggi e sempre, perché Cristo ci accolga un giorno nella sua gloria, nell’assemblea dei Santi: Aeterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari. Amen!