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Omelia Messa di Natale 1996

Solennità della Natività del Signore

Autore: San Giovanni Paolo II

1. “Nella notte profonda risuona una voce” (Canto natalizio polacco). Dice il profeta Isaia nella prima Lettura: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9, 1). Rifulse la luce “poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9, 5).
Il citato canto natalizio identifica quella voce nella notte: “Su, pastori, Dio nasce per voi, affrettatevi a Betlemme per salutare il Signore”. È la stessa voce che risuona nel brano evangelico di san Luca, appena proclamato: “C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte, facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”” (Lc 2, 8-12).
Il canto natalizio prosegue: “Andarono [i pastori], nella mangiatoia trovarono il Bambino con tutti i segni che l’avevano preannunciato. Lo adorarono come Dio…”.
2. Quanto san Luca scrisse nel Vangelo a proposito della nascita del Signore Gesù è stato tradotto in innumerevoli canti ed opere letterarie, che formano la ricca tradizione ispirata dal Natale. Portiamo con noi questa tradizione venendo alla santa Messa di mezzanotte, detta anche “Messa dei pastori”, che, in queste ore, insieme con me, Vescovo di Roma, stanno celebrando tanti Vescovi e sacerdoti in tutto il mondo.
In ogni luogo i canti liturgici ed extraliturgici annunziano la gioia della nascita del Signore. L’angelo dice: Non temete, gioite! La nascita di un essere umano è sempre fonte di grande gioia (cf. Gv 16, 21). Di quale gioia, dunque, deve essere motivo la nascita del Dio-Uomo! Dice Isaia: “Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete” (Is 9, 2). Singolare messe! Ecco, l’umanità è matura per questo momento, nel quale il Creatore nasce “da donna”. L’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 27), cresce e cammina verso questo Dio-Uomo, nel quale riceve in dono il proprio compimento ed in cui, al tempo stesso, è elevato a pienezza tutto il creato.
Il Salmo responsoriale di questa Liturgia annunzia: “Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza” (Sal 95[96], 1-2). E un canto natalizio riecheggia: “Tutta la creazione canti al suo Signore”. Questo invito alla lode risuona con particolare eloquenza. Ecco, tutta la creazione, di cui l’apostolo Paolo scriverà che “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8, 19), diventa testimone della rivelazione del Figlio di Dio nella carne umana. Allo stesso tempo, questo è l’inizio e il fondamento della rivelazione di quanti sono diventati figli e figlie di Dio in virtù dell’adozione divina, a cui tutti sono chiamati.
Quali profondi motivi di gioia ci riserva il Natale del Signore!
3. Di tali motivi parla anche san Paolo nella seconda Lettura: “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11). Il Figlio di Dio non viene al mondo a mani vuote. È vero che nella stalla di Betlemme riceve i doni dei pastori, ma prima di tutto egli stesso porta con sé grandi doni. È un’elargizione indicibile: “Ineffabili doni ci offre oggi dal cielo il Padre amorevole, quando il Verbo eterno si fa carne, in virtù della sua mirabile potenza” (Canto natalizio).
Proprio quel dono inestimabile, che l’Apostolo chiama “grazia” – elargizione della partecipazione alla vita di Dio, elargizione universale, come apertura della via dell’eterna salvezza – è la fonte più profonda della gioia del Natale.
Con questa gioia nel cuore, celebriamo la solenne ed affascinante Liturgia della notte. Vogliamo unirci ai cori degli angeli, che sopra la stalla di Betlemme glorificano il Signore: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14). Preghiamo oggi per tutti gli uomini, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti. Vogliamo, infatti, essere fedeli al dono recato da Dio nella notte di Betlemme: la grazia del nostro Signore Gesù Cristo, apparsa per tutti gli uomini.
Da questa Basilica di san Pietro rivolgo a tutti un cordiale saluto, augurando che questa fonte di gioia, sgorgata nella storia dell’uomo con la nascita del Figlio di Dio, sia per tutti abbondante, così che ciascuno vi attinga e ad essa si disseti. Ecco: è aperta la sorgente della salvezza che Dio desidera offrire ad ogni uomo. Proprio per questo egli si è fatto prossimo a noi, divenendo nel suo Figlio simile agli uomini: vero Dio e vero Uomo.
“Nasce Dio, la potenza umana resta sbigottita, il Signore dei cieli si spoglia! Il fuoco si smorza, il fulgore si vela, l’Infinito si pone confini” (F. Karpinski, Canto natalizio). Al tempo stesso, in questa notte si dilatano i confini dell’esistenza umana. Il Figlio di Dio, assumendo i limiti dell’uomo, dischiude davanti a noi la prospettiva dell’infinito di Dio.
“Natus est hodie Salvator mundi”.
È nato oggi il Salvatore del mondo.
Venite adoriamo!