Omelia Messa di Natale 2001
Solennità della Natività del Signore
Autore: San Giovanni Paolo II
1. “Populus, qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam – Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9,1).
Ogni anno riascoltiamo queste parole del profeta Isaia, nel suggestivo contesto della rievocazione liturgica della nascita di Cristo. Ogni anno esse assumono un sapore nuovo e fanno rivivere il clima dell’attesa e della speranza, dello stupore e del gaudio, che sono tipici del Natale.
Al popolo oppresso e sofferente, che camminava nelle tenebre, apparve “una grande luce”. Sì, una luce davvero “grande”, perché quella che s’irradia dall’umiltà del presepe è la luce della nuova creazione. Se la prima creazione cominciò con la luce (cfr Gn 1,3), tanto più fulgida e “grande” è la luce che dà inizio alla nuova creazione: è Dio stesso fatto uomo!
Il Natale è evento di luce, è la festa della luce: nel Bambino di Betlemme la luce originaria torna a risplendere nel cielo dell’umanità e squarcia le nubi del peccato. Il fulgore del trionfo definitivo di Dio appare all’orizzonte della storia per proporre agli uomini in cammino un nuovo futuro di speranza.
2. “Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).
L’annuncio gioioso, proclamato poc’anzi nella nostra assemblea, vale anche per noi, uomini e donne all’alba del terzo millennio. La comunità dei credenti si raduna in preghiera per riascoltarlo in ogni regione del mondo. Tra il freddo e la neve dell’inverno o nel caldo torrido dei tropici, questa notte è Notte Santa per tutti.
Lungamente atteso, irrompe finalmente lo splendore del Giorno nuovo. E’ nato il Messia, l’Emmanuele, Dio-con-noi! E’ nato Colui che fu preannunciato dai profeti e a lungo invocato da quanti “abitavano in terra tenebrosa”. Nel silenzio e nel buio della notte, la luce si fa parola e messaggio di speranza.
Ma non stride, forse, questa certezza di fede con la realtà storica in cui viviamo? Se ascoltiamo i resoconti impietosi della cronaca, queste parole di luce e di speranza sembrano parole di sogno. Ma sta appunto qui la sfida della fede, che rende questo annuncio consolante ed insieme esigente. Essa ci fa sentire avvolti dall’amore tenero di Dio, ed insieme ci impegna all’amore operoso di Dio e dei fratelli.
3. “E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2,11).
I nostri cuori, in questo Natale, sono preoccupati e turbati a causa della persistenza, in diverse regioni del mondo, della guerra, delle tensioni sociali, delle strettezze penose in cui versano tanti esseri umani. Tutti cerchiamo una risposta che ci rassicuri.
La pagina della Lettera a Tito or ora ascoltata ci ricorda che la nascita del Figlio unigenito del Padre si è rivelata “apportatrice di salvezza” in ogni angolo del pianeta e in ogni momento della storia. Per ogni uomo e ogni donna nasce il Bambino “chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5). Egli porta con sé la risposta che può acquietare le nostre paure e ridare vigore alle nostre speranze.
Sì, in questa notte evocatrice di memorie sacrosante, più salda si fa la nostra fiducia nella potenza redentrice della Parola fatta carne. Quando le tenebre e il male sembrano prevalere, Cristo ci ripete: Non temete! Con la sua venuta nel mondo Egli ha sconfitto il potere del male, ci ha liberati dalla schiavitù della morte e ci ha riammessi al banchetto della vita.
Spetta a noi attingere alla forza del suo amore vittorioso, facendo nostra la sua logica di servizio e di umiltà. Ciascuno di noi è chiamato a vincere con Lui “il mistero dell’iniquità”, facendosi testimone di solidarietà e costruttore di pace. Andiamo dunque alla grotta di Betlemme per incontrare Lui, ma anche per incontrare, in Lui, ogni bambino del mondo, ogni fratello piagato nel corpo o oppresso nello spirito.
4. I pastori “dopo averlo visto, riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro” (Lc 2,17).
Come i pastori, anche noi in questa notte straordinaria non possiamo non provare il desiderio di comunicare agli altri la gioia dell’incontro con questo “Bambino avvolto in fasce”, nel quale si rivela la potenza salvifica dell’Onnipotente. Non possiamo fermarci a contemplare estasiati il Messia che giace nella mangiatoia, dimenticando l’impegno di renderGli testimonianza.
Dobbiamo riprendere in fretta il nostro cammino. Dobbiamo ripartire gioiosi dalla grotta di Betlemme per riferire in ogni luogo il prodigio di cui siamo stati testimoni. Abbiamo incontrato la luce e la vita! In Lui ci è stato donato l’amore.
5. “Un Bambino è nato per noi…” (Is 9,5).
Ti accogliamo con gioia, Onnipotente Signore del cielo e della terra, che per amore ti sei fatto Bambino “in Giudea, nella città di Davide chiamata Betlemme” (Lc 2,4).
Ti accogliamo riconoscenti, Luce nuova che sorgi nella notte del mondo.
Ti accogliamo come nostro fratello, “Principe della pace”, che hai “fatto dei due un popolo solo” (Ef 2,14).
Colmaci dei tuoi doni, Tu che non hai disdegnato di iniziare la vita umana come noi. Facci diventare figli di Dio, Tu che per noi hai voluto diventare figlio dell’uomo (cfr Sant’Agostino, Discorsi, 184).
Tu, “Consigliere ammirabile”, sicura promessa di pace; Tu, presenza efficace del “Dio potente”; Tu, nostro unico Dio, che giaci povero e umile nell’ombra del Presepe, accoglici accanto alla tua culla.
Venite, popoli della terra e apritegli le porte della vostra storia! Venite ad adorare il Figlio della Vergine Maria, sceso fra noi, in questa notte preparata da secoli.
Notte di gioia e di luce.
Venite, adoremus!