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Parlami ancora! Ascoltare Dio in un tempo difficile

Meditazione per la Seconda domenica di Avvento – Anno C

Autore: Don Gaetano Piccolo

«La lucerna dà testimonianza al giorno perché il giorno è Cristo. Che è Giovanni? Lucerna.
Ma che bisogno c’era della lucerna? Perché il giorno era nascosto: si nascondeva finché diventasse manifesto:
infatti si sarebbe manifestato solo perché era nascosto».
Sant’Agostino, Discorso 293/D, 2

Allontanamenti e ritorni

La nostra vita è sempre fatta di tentativi di ritorno dopo che ci siamo allontanati. A volte ci allontaniamo per superbia o per curiosità, come Ulisse, le cui avventure narrano infatti i suoi strenui tentativi di tornare a Itaca; ci allontaniamo per irresponsabilità o per noia, come avviene spesso quando siamo adolescenti o quando continuiamo a esserlo; a volte ci allontaniamo anche perché siamo delusi e sfiduciati come avviene alla fine del Vangelo per i discepoli di Emmaus. Sappiamo anche però che una madre o un padre, se sono veramente tali, non chiudono mai la porta al proprio figlio che ritorna. A ben guardare, tutta la nostra vita è fatta di allontanamenti e di ritorni. Non sempre però i ritorni giungono a buon fine!

Qualcuno che ritorna

La pagina del profeta Baruc di questa domenica ci presenta Gerusalemme come una mamma che aspetta il ritorno dei suoi figli. Li ha visti scappare a causa dei nemici che li incalzavano. Ancora oggi ci sono nemici che ci spingono ad allontanarci dalla nostra casa: l’ingiustizia, il tradimento, la sfiducia…Così come sono fuggiti, però, adesso ritornano, perché Dio ha spianato la strada. Il desiderio di Dio è sempre quello di farci tornare là dove è il nostro posto!
Se mettiamo la pagina del Vangelo accanto a quella del profeta Baruc, notiamo un cambiamento interessante: non sono più i figli che devono ritornare, ma è Dio che va incontro a loro! A noi figli viene chiesto di preparare la strada. Dio non ha mai smesso di cercarci, anche quando abbiamo stravolto il senso della storia.

In una storia di lotte e divisioni

È proprio da lì infatti che parte Luca nel suo Vangelo: da storico, Luca colloca gli avvenimenti nel tempo. La parola di Dio arriva, si incarna, prende corpo dentro la storia, nella concretezza della vita. E la storia narrata in questi primi versetti del Vangelo di Luca è una storia dolorosa, caratterizzata dalla frammentazione del potere: troviamo nomi di uomini potenti, ciascuno dei quali gestisce avidamente il suo piccolo pezzetto di potere.
È un mondo in conflitto, caratterizzato da fragili equilibri. Persino il potere religioso appare ambiguo e falso: Luca infatti cita come sommi sacerdoti sia Anna che Caifa. In realtà, in quell’anno, il sommo sacerdote è solo Anna, ma probabilmente Caifa, precedente sommo sacerdote, continua a esercitare la sua influenza. Nulla è chiaro, tutto è distorto! Eppure, anche in quel tempo di conflitti e di lotte di potere, la parola di Dio arriva! E continua a entrare in ogni tempo, per quanto falso e ambiguo possa essere.

Una voce che provoca

Questa parola arriva in quella storia attraverso la voce di Giovanni il Battista. Il primo paradosso è che la voce è quella del figlio di un muto. È infatti figlio di Zaccaria, rimasto muto a causa della sua incredulità. È forse un modo per dire che la parola pronunciata da Giovanni non ha un’origine umana. La sua voce porta una parola che viene da Dio.
Il secondo paradosso consiste nel fatto che Giovanni porta la parola là dove non c’è nessuno: nel deserto! Chi vuole ascoltare quella parola deve compiere un gesto di rottura: deve lasciare i luoghi del potere, i luoghi del mercato e deve spostarsi là dove apparentemente non c’è nulla.
Il deserto rimanda per Israele anche alla sua storia passata: il deserto è il luogo del cammino verso la terra promessa, è il luogo in cui ha sperimentato le sue paure, ma anche il luogo in cui ha vissuto le cose più importanti nella relazione con Dio. È il luogo in cui ha ricevuto la Legge, il luogo dell’Alleanza, il tempo di un’intimità profonda con Dio.
Il deserto è anche un’immagine evocativa della creazione: è la terra arida, l’adamà, la terra incolta da cui l’uomo è stato tratto. Ciò che sta per avvenire è infatti come una nuova creazione, la possibilità di un nuovo cammino.
Persino il punto in cui Giovanni si mette a battezzare è significativo: il Giordano infatti segnava il confine che Israele aveva oltrepassato per entrare nella terra promessa. È là che Gesù stesso si recherà per prendere quel popolo e portarlo nella nuova terra promessa: la vita eterna.

Accogliere la Parola

La voce e la Parola, Giovanni e Gesù, come direbbe Sant’Agostino, vengono verso di noi, ci parlano. A noi spetta però di creare le condizioni affinché questa parola possa essere udita. Abbiamo bisogno di raddrizzare i sentieri, cioè di dare una nuova direzione alla nostra vita, abbiamo bisogno di riempire i burroni per evitare di sprofondare nella delusione e nello scoraggiamento, abbiamo bisogno di abbassare i monti e i colli dell’orgoglio che ci impediscono di vedere il Signore, abbiamo bisogno di risistemare le vie tortuose, i ragionamenti inopportuni nei quali rischiamo di rimanere intrappolati.

Leggersi dentro

Sei in un momento della vita in cui ti stai allontanando dal Signore o stai tornando verso di Lui?
Cosa puoi fare per preparare la strada al Signore che viene verso di te?

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