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"Perdere tempo" per Dio è guadagnarlo

I dieci comandamenti con l'esame di coscienza: ricordati di santificare le feste

Autore: Padre Enrico Redolfi

Il terzo comandamento dice: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.

Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro” (Libro dell’Esodo 20,8-11). Il giorno di sabato era, ed è tuttora, per il popolo d’Israele il giorno consacrato al Signore: giorno di assoluto riposo per dedicarsi esclusivamente al culto di Dio, con la lettura dei testi sacri e la preghiera. Per i cristiani il giorno del Signore non è più il sabato, ma la domenica, perché in questo giorno, “il primo dopo il sabato” (Vangelo di Giovanni 20,19), è risuscitato Gesù ed è iniziata una nuova era. La risurrezione, infatti, è la vittoria di Cristo sulla morte, la sconfitta di Satana, il compimento delle Scritture. La domenica ci dà l’occasione di compiere l’opera di Dio e di credere in Colui che Egli ha mandato (Vangelo di Giovanni 6,29).

Contro la tentazione di amare solo noi stessi e di credere perduta ogni ora che non sia dedicata a produrre ricchezza e ad accontentare il corpo, ci viene offerta una sosta che ci dà modo di pensare a Dio, a noi stessi, alla famiglia, al prossimo, alla nostra vocazione cristiana. Infatti, come afferma Gesù nel Vangelo, ciò che conta nella vita è salvare la nostra anima: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Vangelo di Marco 8, 36). Non è perdere tempo usare il tempo per Dio, anzi è guadagnarlo. Perché chi ci ha dato la vita e ce la mantiene? Chi ha fatto il mondo su cui viviamo e tutte le cose a nostro servizio? Ricordiamo le parole di Gesù: “Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?” (Vangelo di Luca 12,25-26); “Non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello… Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!… Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Vangelo di Matteo 5,36, 10,30-31; 10,39). Spendere tempo per il Signore è guadagnare l’eternità.

Chi ama Dio ama se stesso, perché il Signore è la Vita. “Perdere tempo” per Dio è guadagnarlo, perché il Signore ci ottiene la vita eterna, ci mantiene quella terrena e ci dà l’intelligenza per spenderla bene. Chi ama Dio, infatti, oltre ad assicurarsi la vita del cielo, riceve quella divina sapienza che lo aiuta a non perdere tempo per cose inutili o dannose, e quindi ad avere più tempo per le cose buone e immortali. Dio si riposò il settimo giorno dopo aver compiuto la creazione (Libro della Genesi 2,2-3), insegnandoci a imitarlo ed a ubbidire al suo ordine d’amore. È un comando salutare, sia per il corpo che per lo spirito. Riposano gli animali dopo il lavoro, riposa la terra dopo il raccolto, riposa la natura dopo la buona stagione. Dio sa che siamo fragili e che, nello sforzo continuo, il cuore si ammala. Perciò provvede ai nostri bisogni, esortandoci a non affannarci troppo per le cose di questo mondo (Vangelo di Matteo 6,25-34) e a saper consumare il tempo che ci è dato in modo proficuo e ordinato.

Gli affanni della terra, quando sono eccessivi, sono un pericolo e possono creare effetti sempre più negativi. È per questo che Dio ci educa alla saggezza per mezzo della sua sapiente e amorosa Parola. I suoi comandi non limitano la nostra libertà, ma anzi la espandono e la conducono nella direzione giusta, verso la fonte della vita, dell’amore, della pace, della gioia. Il Signore vuole la nostra salute, anche quella corporale. Se, da Adamo in poi, fossimo rimasti suoi veri figli, non avremmo conosciuto le malattie. Queste, infatti, insieme al dolore e alla morte, sono frutto del peccato e germogliano le une dalle altre. Così è imprudenza colpevole il volersi forzare a continua attività per guadagnare sempre di più, come è un errore il voler godere oltre misura non accontentandoci dei beni che abbiamo. Al riguardo disse Gesù ad un uomo avaro e materialista: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.

E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio” (Vangelo di Luca 12,20-21). Dobbiamo perciò sospendere i nostri lavori in giorno di festa, quando ciò è possibile, per non dimenticarci del Signore, che è il bene della nostra anima e l’anima del nostro bene. Infatti, chi perde Dio perde tutto e cade nella più assoluta povertà. La pausa domenicale, oltre a favorire un giusto riposo corporale ed essere un mezzo di amore soprannaturale, costituisce anche un impegno a favore della famiglia, nell’educazione dei figli, nell’affetto verso la sposa o lo sposo, nell’assistenza ai genitori, nelle relazioni sociali. Insegna il Catechismo: “L’istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa” (Catechismo della Chiesa Cattolica 2184). La domenica è soprattutto il “Giorno del Signore”, il “Dies Domini”, da santificare con la preghiera, l’ascolto della Parola, la riflessione personale, la carità fraterna, il culto della Messa, il nutrimento dell’Eucarestia.

È il giorno che celebra la risurrezione di Cristo, il giorno solenne dell’assemblea cristiana in cui Gesù spezza ancora il pane con noi e ci comunica il suo amore. È l’incontro con la Persona che amiamo e dal quale siamo amati, poiché nell’Eucarestia Gesù ci dà veramente il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Parola, il suo Spirito, la sua Anima, la sua Divinità. È il giorno della fede in cui comprendiamo che cosa dobbiamo fare per avere la vita eterna. Santo è il lavoro, più santa è la famiglia, Santissimo è Dio.

La domenica è il “giorno del Signore”, poiché Cristo è “il Signore del giorno”. È Lui che dà senso alla nostra vita, la mantiene, la promuove, la santifica, la compie. Consacro la domenica, come giorno del Signore, partecipando con devozione alla Santa Messa, in spirito di fede, di riconoscenza e di preghiera? Ascolto la Parola di Dio con attenzione, meditandola nel mio cuore e cogliendo le esortazioni del sacerdote? Mi preparo a ricevere l’Eucarestia con purezza di corpo, di anima e di mente, pensando che sto ricevendo il Signore e come lo posso amare? Vivo la santa Comunione come incontro d’amore con Gesù, vivo e vero, il quale ha dato la sua vita per noi e ci chiama alla gloria con Lui? Ringrazio Dio per tutti i suoi benefici? Lo riconosco come Padre, vero ed unico Bene? Faccio della domenica un tempo di riposo dal lavoro, di formazione spirituale, di amore familiare, di utile riflessione, di onesto svago e di sano divertimento? Se per vari motivi non posso partecipare alla Messa festiva, mi propongo di fare comunque un momento di preghiera o di lettura spirituale, di compiere una visita in chiesa o di accostarmi all’Eucarestia il primo giorno disponibile? Mi oppongo a chi vuol fare del giorno del Signore un mezzo di lavoro continuato, per scopi commerciali? So essere di esempio, rinunciando personalmente al lucro in giorno di festa, per il mio bene spirituale e quello della mia famiglia? Ho profanato la domenica con azioni cattive o mancando gravemente a un dovere di carità, per il mio interesse personale? In giorno di festa ho amato solo me stesso: le mie cose, i miei interessi, i miei piaceri e le mie attività, senza ricordarmi di Dio, della mia anima, della famiglia, degli anziani, del prossimo? Rinnovo il mio impegno d’amore verso la moglie, i figli, i genitori e tutte le persone che mi circondano, pensando al valore della carità e al senso della vita? Quando esco di chiesa so essere più buono e impegnato, mettendo in pratica nel quotidiano ciò che professo nella fede?

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