Praecursor Domini
Omelia del Santo Padre in occasione della Festa di San Giovanni Battista
Autore: Papa Giovanni XXIII
Venerabili Fratelli, diletti figli!
Di commossa e singolare letizia Ci è motivo questa visita al Laterano nel vespero della festa di S. Giovanni. Di fatto, nella vita orante della Chiesa universale precede e primeggia l’adorazione e la glorificazione della Santissima Trinità Augusta : Padre, Figlio e Spirito Santo. Segue, a debita distanza liturgica, e nella luce della stessa Trinità, la venerazione a Maria, Madre di Gesù Salvatore nostro, e, per questo titolo, potente e soavissima nostra Madre.
Palpito religioso nei secoli
Nelle antiche preghiere viene poi nominato S. Michele, principe delle milizie celesti, innumerevoli e invisibili. Ma la prima figura di uomo, corpo ed anima, che si avanza al nostro sguardo, al nostro rispetto, alla nostra devozione, è S. Giovanni Battista, fiore solitario e tardivo di Zaccaria e di Elisabetta, chiamati a preparare, attraverso la voce di questo inatteso figliuolo, l’annuncio celeste e l’invito alla universale rigenerazione che i profeti avevano assicurato da secoli.
Oh! che esclamazione fu quella uscita dalle labbra non più mute e tremanti del fortunato vecchio: Et tu, puer, propheta Altissimi vocaberis: praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius [1].
Quel Benedictus, quel Benedictus, tutto insieme, di cui S. Luca ci ha conservato gli echi festosi, quale esaltazione per il palpito religioso di tutti i secoli: e quale slancio per ogni anima sacerdotale, che, salutando la luce del mattino, di ogni mattino, è chiamata a scorgere in quella luce come la apparizione del volto di Cristo, faciem Domini, faciem Domini, sempre risorgente a salute e a benedizione del mondo, nella successione dei secoli!
La prima soave costatazione dell’onore di preferenza, riservato a S. Giovanni Battista, appare subito nei racconti evangelici, cioè agli inizi del magistero divino di Gesù Salvatore: così nelle prime pagine di S. Matteo, come di S. Marco, di S. Luca, di S. Giovanni.
Era naturale che tale nota singolarissima dovesse subito venir consacrata alla venerazione dei secoli, anche attraverso le voci della liturgia e dei monumenti eretti in pietre e in templi, modesti o grandiosi, e che nel culto a S. Giovanni Battista spettasse veramente a Roma e presto il primato: il primato di queste celebrazioni artistiche e religiose. Né un semplice primo posto quale si addice ad un santo particolare di carattere quasi domestico e locale, ma ad un vero precursor Domini, quale egli fu nella sua nascita e quale rimase precursor Domini anche nella sua morte; la morte sua violenta, che precedette la stessa testimonianza di Stefano il protomartire. È di S. Ambrogio il pensiero che il Battista continui sempre, anche nella azione che egli esercita dal cielo sulle anime, che egli protegge, a tenerle ben vicine a sé e al suo spirito, in intima conformità a quanto cantò nel suo Benedictus il vecchio genitore, volgendo cioè la luce della fede sui sentieri delle nostre anime, raddrizzando le vie tortuose della vita, impedendoci di cadere tra gli anfratti dell’errore, e aiutandoci ad arricchire le nostre valli delle più belle virtù, mortificando ogni burbanza umana così da abbassarsi innanzi al Signore, e a dirigere sempre i nostri passi sulle vie della pace [2].
Il primo e maggior Santo
Quanto alle testimonianze monumentali della venerazione di tutta la Chiesa Cattolica a S. Giovanni, basta ricordare i titoli ed i meriti altissimi di questo precursore, gli avvenimenti prodigiosi occorsi nella sua nascita: la sua dignità di profeta dell’Altissimo, così da arrestare il corso dell’Antico Testamento e da aprire le porte del Nuovo: il primo Santo canonizzato e, riconosciamolo, canonizzato da Gesù Cristo in persona quando disse ad alta voce: « Fra i nati di donna nessuno più grande di Giovanni Battista » [3].
Infine il suo glorioso martirio: la sua testa nel disco, dopo l’uccisione: conticescit et adhuc timetur [4]. Tutto era ben riservato alla venerazione del cielo e della terra. Il suo culto infatti, a differenza dei santi, anche martiri, di fisionomia pur sempre splendente, ma puramente locale, si presenta con volto e contorni di carattere universale.
Costantino imperatore qui al Laterano costruì il nobile battistero dal nome del primo Giovanni, che poco appresso diede il titolo ai numerosi altri battisteri del IV secolo. Ed è a lui che è attribuita la prima basilica del Salvatore, che dopo parecchi rifacimenti dei secoli successivi merita sempre il nome singolare — ed ora come nel passato — di Sacrosancta Lateranensis Ecclesia omnium Ecclesiarum urbis et orbis mater et caput: l’arcibasilica Lateranense attuale.
Né quell’imperatore si arrestò dal costruire, poiché a lui si attribuiscono Basiliche dedicate al Battista a Ostia, ad Albano e a Costantinopoli; e dopo di lui, sempre durante il secolo tv e, in seguito, a Roma e in tutto l’Occidente, il culto di S. Giovanni ebbe una diffusione straordinaria.
Nell’Urbe solamente si contavano una ventina di chiese dal titolo di S. Giovanni : mentre nella serie dei Pontefici se ne contarono e furono onorati dai fedeli di tutto il mondo ben 23 con questo nome, da Giovanni I, papa e martire (523-526), sino a Giovanni XXII (1316-1334), papa del periodo Avignonese, e dopo sei secoli (1334-1958) al più recente Giovanni XXIII che qui vi parla, indegno di questo compito e di questa successione, ma confidente nel Signore che tutto sa, tutto vede e tutto governa, servendosi di chi si abbandona in lui, sotto gli auspici, anche se lontani, della sua grande misericordia e pace, serena e cara.
Zelo e Provvidenze del Vescovo di Roma
Venerabili Fratelli, diletti figli! Dalla semplicità del Nostro arrivare qui, in questo pomeriggio della festa del Patrono principale della Nostra cattedrale e dal punto ormai centrale di questa Diocesi di Roma — che nessuno certo si meraviglia se Noi accettiamo modestamente di sentir chiamare e salutare come la prima cattedrale e la prima diocesi del mondo — voi comprenderete il palpito di tenerezza e di paternità spirituale da cui è pervaso il cuor Nostro di Vescovo di Roma in funzione e a servizio della Chiesa Universale, come il successore di S. Pietro ne ha il compito, con parole divine uscite dal labbro di Cristo Gesù: Et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam [5].
Dunque oh! modesto figliuolo: romanae Ecclesiae episcopus tu sei, et episcopus Ecclesiae Universalis, come talora Ci accade di dover sottoscrivere in documenti ufficiali.
L’intimo sentimento di questa paternità, che è duplice insieme ed unica, Ci penetra e Ci intenerisce.
Noi siamo ora presso le soglie del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo. La recente Nostra lettera ai figli di Roma vi ha dato certo un’espressione del sospiro sacerdotale del vostro Pastore, del vostro Vescovo, della sua ansia perchè quanti, ecclesiastici e cattolici, di umile o di alta distinzione, animati da fervido zelo pastorale, venuti sulle rive del Tevere siano edificati e presi di ammirazione innanzi alla attualità — meglio alla modernità, si direbbe — degli apprestamenti di cui il governo della diocesi si giova ad efficacia sicura delle iniziative per l’accostamento dei fedeli, per lo sviluppo delle molteplici iniziative convergenti tutte verso la assistenza spirituale che dalle singole parrocchie si dispiega, e da tutte insieme si accentra in un punto di immediato e pronto contatto, come intorno ad unico focolare.
Ecco, il Capo della Chiesa Universale, dalla Basilica Vaticana, presso la tomba di S. Pietro, nell’ampiezza ora accresciuta dei Palazzi Apostolici, ha modo di governare e di tenersi in rapporto con i Vescovi e con i popoli di tutto il mondo.
Nuovi splendori dal Laterano
Oh! se il Papa, Vescovo di Roma, raccogliendo gli uffici dell’amministrazione diocesana, presso questa sua cattedrale basilica, Lateranum fulgens e disponendo dei palazzi che la circondano, potesse radunare qui, con più grande larghezza di respiro, tutta, o quasi, la organizzazione della diocesi di Roma! Oggi il Laterano non si trova più sui margini dell’Urbe, ma ne è avviluppato, come da centro operoso.
È naturale, diletti figli, che questa prospettiva di una rinnovata organizzazione ecclesiastica e pastorale più conforme alle circostanze dell’urbanesimo di una Roma religiosa e civile, che non è più quella di sessant’anni orsono, quando incominciammo a conoscerla, e contava quattrocentomila abitanti, ma una città che soverchia i due milioni di anime e vuol accostarsi ai tre, chieda qualche sforzo e il buon incoraggiamento a fortificarne il proposito. La sua attuazione avrebbe benefiche ripercussioni per la robustezza e l’esercizio del sentimento religioso, a salute, a prosperità, a sviluppo, e ad onore di quei principii cristiani che fecero grande Roma nei secoli.
Vi lasciamo, diletti figli, questo lieve accenno di un voto che la festa di S. Giovanni Ci ha suggerito.
Anche se i Nostri occhi non potranno vederne il compimento, la coscienza di buon pastore ha sin d’ora, ed avrà sempre, letizia e benedizione.
Link alla fonte »