Preparare durante l'Avvento il regalo di un nuovo Natale - Mc 1,3
Come Maria si è preparata ad accogliere suo figlio
Autore: Mons. Fernando Ocáriz
Preparare durante l’Avvento il regalo di un nuovo Natale
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (Mc 1,3).
La liturgia dell’Avvento ci propone queste parole – profetiche – di Isaia su Giovanni Battista, come possiamo vedere nel Vangelo. L’Avvento è un periodo di attesa e preparazione, ma non un’attesa passiva, bensì una preparazione per la venuta del Signore.
Celebreremo il Natale, o ancor più precisamente, l’Incarnazione, la Nascita del Figlio di Dio fatto bambino, per noi. Dobbiamo ora prepararci a contemplare questo straordinario mistero che è una manifestazione – soprattutto – dell’amore di Dio per noi, del dono di sé del Signore per noi. Colui che è onnipotente, che è il Creatore, l’Infinito, desidera diventare un bambino per noi e tra di noi.
Siamo chiamati a prepararci, con attenzione, per ricevere, con la novità che il Natale ci propone ogni nuovo anno, questo dono di Dio con grandissimo spirito di ringraziamento. Inoltre sappiamo bene che la liturgia dell’Avvento si riferisce a quella seconda venuta del Signore alla fine dei tempi che, in qualche modo, viene anticipata per ogni persona con la propria morte, con la fine della propria vita sulla terra. Questa è una cosa che non deve spaventarci, ma che deve anzi farci sentire la nostra vita come una preparazione, come un avvento: il Signore verrà a prenderci. Tutta la nostra esistenza è, in un certo senso, un tempo di preparazione e di attesa fino a quel giorno in cui Gesù verrà a prenderci per portarci insieme a lui.
Un tempo di attesa attiva. Il nostro viaggio verso Betlemme deve essere una ricerca di Gesù in tutte le dimensioni della nostra vita ordinaria. Ma per farlo, bisogna “raddrizzare i suoi sentieri”. Cosa significa “raddrizzare i suoi sentieri”? Significa, per noi, rimuovere gli ostacoli alla venuta del Signore in noi, nella nostra anima, nella nostra vita.
E quali ostacoli affrontiamo? Molti. Ognuno di noi può domandarsi: Cosa c’è nella mia vita che è in qualche modo un ostacolo alla venuta del Signore? O, per dirlo in un altro modo: Cosa mi impedisce di aprire la mia anima, la mia giornata, la mia vita ordinaria perché il Signore entri più pienamente con la sua forza, la sua grazia, il suo bene, la sua gioia? In altre parole, tutto si può riassumere in un grande ostacolo che è il nostro stesso io, la propria superbia con cui dovremo sempre lottare, senza scoraggiarci quando la vedremo emergere.
Questo è, in sostanza, la conversione. Una conversione che è, sì, frutto del nostro sforzo, però, soprattutto, della grazia di Dio. Grazia di Dio che ci darà la luce per vedere dove dobbiamo migliorare, dove dobbiamo aprire di più la strada alla venuta del Signore nella nostra vita. E allo stesso tempo, la forza che il Signore ci dà con la sua grazia, affinché possiamo farcela, affinché possiamo corrispondere.
Per questo motivo il vedere i nostri limiti, le nostre debolezze, non deve scoraggiarci. Anzi deve darci, in qualche modo, gioia, non perché siano limiti, ma perché sono una luce che ci permette di migliorare, che ci permette di essere più aperti al dono di Dio. E soprattutto, vedere questa grazia di Dio, questa luce di Dio, come il frutto, di conseguenza, di qualcosa di così grande come l’amore onnipotente di Dio per ognuno di noi, che ora si manifesta a noi in questa venuta – che stiamo aspettando, alla quale ci prepariamo attivamente – di Dio fattosi bambino per noi e tra di noi.
Meditare sulla venuta del Signore ci porta logicamente a pensare all’Eucaristia, perché è dove troviamo tutta la forza – ogni giorno, se ogni giorno lo desideriamo – per aprire l’anima a questa venuta che è già una realtà piena nella comunione, che come dice un Padre della Chiesa – san Leone Magno [1], in un testo che anche la liturgia ripropone a volte – “la partecipazione del corpo e del sangue di Cristo non fa altro che trasformarci in ciò che riceviamo”. Ci identifica con Gesù Cristo, perché questa “apertura delle vie”, questo “raddrizzamento dei sentieri”, questo “prepararci alla venuta del Signore”, consiste nel prepararci a identificarci con Lui. E questo lo facciamo principalmente nell’Eucaristia – lo fa Lui nell’Eucaristia – affinché questa identificazione sia reale, affinché il nostro pensiero sia adeguato al pensiero del Signore, affinché le nostre reazioni alle persone o alle circostanze siano le reazioni del Signore.
Possiamo identificarci con Gesù Cristo, anche durante l’Avvento, pensando alla semplicità del Bambino, alla disponibilità del Bambino, al lasciarsi cullare del Bambino, ma da chi? Nientemeno che dalla Madonna santissima.
E così entriamo in un altro aspetto che desidero sia oggetto della nostra preghiera, per chiedere alla Madonna – possiamo farlo adesso – che anche, in occasione della grande solennità dell’Immacolata Concezione, ci accompagni. Infatti, possiamo accompagnarla verso Betlemme per incontrare Gesù Cristo più intensamente – ancora una volta considerato, contemplato – come espressione del suo infinito amore fatto Bambino per noi.
L’Immacolata Concezione
Lei, Maria, è stata concepita senza macchia, piena di grazia. “Piena di grazia” è come l’Arcangelo la ha chiamata nell’Annunciazione: “Ave, piena di grazia” (Lc 1,26). Dopo la chiamerà anche “Maria”, quando dirà “non aver paura, Maria” (Lc 1,30), ma il saluto è come se fosse il suo stesso nome: “Piena di grazia”. Cosa significa “piena di grazia”? Il significato originale è: completamente trasformata dalla grazia. È così che la contempliamo, sapendo anche che è nostra Madre, Madre di Dio dal momento dell’Incarnazione e nostra Madre.
Questa scena ha fatto esclamare a san Josemaría – con un’ammirazione che vogliamo fare nostra: “Più di te, soltanto Dio!”. Guardando la Madonna, diremo: “Più di te, soltanto Dio!”. Lei riceve una vocazione straordinaria. Chiede di sapere di cosa si tratta. E quando l’Angelo glielo spiega, ecco la risposta di piena dedizione: Fiat!, “Che avvenga”. “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38).
Il primo Avvento è già l’attesa della nascita del Signore, poiché egli è nel suo grembo verginale. In questa risposta della Madonna vediamo – come ha detto papa Francesco in un’omelia – che la pienezza della grazia trasforma il cuore, e lo rende capace di compiere quell’atto così grande, il Fiat! della Madonna, che cambierà la storia dell’umanità (Francesco, 8 dicembre 2015). Quella parola: “avvenga”.
Anche noi dobbiamo rispondere al Signore in questo modo: “avvenga”. Perché tutti noi abbiamo una vocazione molto precisa. San Paolo, in un passo della Lettera agli Efesini – che molti o tutti noi sicuramente avremo meditato, qualche volta o anche frequentemente – dice che il Signore Dio “in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4).
Quel testo in latino è interessante, perché per dire “senza macchia”, anche se significa la stessa cosa, dice: “immacolati”. Noi in realtà non siamo “immacolati” veramente, ma lui ci chiama a diventare immacolati. E come? Attraverso l’amore, ci dice. Attraverso l’amore… Quindi la chiamata universale alla santità che san Josemaría ha sempre predicato, e che il Concilio Vaticano II ha solennemente accolto, non è una santità che consiste nel non avere difetti, nell’essere super-perfetti, o nell’essere fatti per un museo… È piuttosto una santità che consiste nell’amore, nella pienezza dell’amore. Perché saremo capaci, con la grazia di Dio, di amare Dio sempre di più, nonostante i nostri limiti, anche se abbiamo ancora difetti e limitazioni: amare Dio e amare gli altri.
Benedetto XVI, nella sua enciclica “Deus Caritas est”, si chiedeva: è possibile amare un Dio che non vediamo? Di certo avrebbe potuto fare una presentazione filosofica e teologica per rispondere a questa domanda, ma si è limitato a una fondamentale risposta sintetica. È possibile amare un Dio che non vediamo? In realtà, “Dio si è fatto visibile in Gesù”. È a questo punto che dobbiamo lanciarci: a contemplare il Signore, Gesù Cristo, nel Vangelo e nella nostra preghiera personale. Perché in questo modo avremo anche la forza di amare di più gli altri e di imitare la Vergine santissima.
È impressionante come, subito dopo l’Annunciazione, subito dopo essere diventata – con quel fiat! – Madre di Dio, la prima cosa che, possiamo dire, viene in mente alla Madonna è di pensare a sua cugina. Perché l’angelo le aveva detto che sua cugina stava aspettando un figlio, ma non le aveva detto di andare a trovarla. Era un segno dell’onnipotenza di Dio, perché sua cugina era anziana. E la Madonna si rese subito conto che sua cugina avrebbe avuto bisogno di aiuto e partì. E parte, non per andare a salutare, ma per restare qualche ora o qualche giorno. Rimane per mesi, mesi…!
Chiediamo alla Madonna di ottenere per noi dal Signore una grazia che ci faccia scoprire prima i bisogni degli altri, e poi di avere la decisione, il desiderio e l’efficacia di servire, di aiutare, di sentire i bisogni degli altri come nostri.
E vediamo la Vergine Immacolata, frutto di questa pienezza di grazia, come sa scoprire anche le necessità a Cana. Il Signore, i suoi discepoli e la Madonna sono invitati a un matrimonio. La Madonna è l’unica a rendersi conto che manca il vino. Potremmo dire: è una cosa così materiale… ma era importante per gli sposi, perché non facessero una brutta figura. La Madonna sa fare attenzione anche a queste piccole cose ed è per amore, per la sua pienezza di grazia.
Madre, noi non abbiamo la pienezza di grazia, ma con il tuo aiuto vogliamo assomigliare a te per assomigliare di più a Gesù Cristo. Prepariamoci a ricevere durante questo Avvento il dono del nuovo Natale, facendo della nostra vita un dono per gli altri e soprattutto per chi ne ha più bisogno. Ci sono tante persone che vivono da sole, tanti malati, persone isolate, tante persone che a causa della pandemia stanno soffrendo gravi difficoltà economiche, nelle loro famiglie.
In conclusione, ci rivolgiamo alla mediazione materna di Maria, perché ci guidi anche con Giuseppe nel cammino verso quella costante Betlemme del nostro incontro personale con Gesù Cristo.
[1] San Leone Magno, Sermone 12 sulla Passione del Signore, 3, 7: PL 54, 357
Link alla fonte »