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Quando il Maestro parla al cuore - II

Ascoltami e Parlami

Autore: Padre Gaston Courtois

Ascolta. Comprendi. Raccogli. Assimila. Metti in pratica.
E’ difficile, lo so, darmi ascolto quando la testa è piena di chiasso. È necessario il silenzio, è necessario il deserto. Si ha terrore dell’aridità e del vuoto. Ma se tu sei fedele, se perseveri, lo sai, il tuo Diletto farà sentire la sua voce, il tuo cuore brucerà e questo ardore interiore ti darà la pace e la fecondità. Allora assaporerai fino a che punto il tuo Signore è soave, fino a che punto il suo peso è leggero. Esperimenterai, al di là del tempo che consacrerai esclusivamente a me, la realtà del Dilectus meus mihi et ego illi.
Più si moltiplicheranno, malgrado gli ostacoli, malgrado le ripugnanze o le tentazioni di viltà, i momenti in cui mi cerchi e mi trovi per ascoltarmi, più la mia risposta diventerà sensibile, più il mio Spirito ti animerà e ti suggerirà non soltanto ciò che ti chiedo di dire, ma ciò che ti offro di fare: davvero, allora, quello che dirai e farai sarà fruttuoso.
La mia Parola e la luce che ne deriva danno il giusto posto a tutte le cose nella sintesi del mio immenso amore, in funzione dell’eternità, ma senza diminuire in nulla il valore di ogni essere e di ogni avvenimento.
La tua missione non consiste soltanto nel cercare di inserirmi in ogni realtà umana, ma di facilitarmi l’assunzione di ogni realtà umana affinché la consacri alla gloria del Padre mio.
Guardami. Parlami. Ascoltami.
Io non sono soltanto testimone di verità, ma la Verità.
Io non sono soltanto canale di vita, ma la stessa Vita.
Io non sono soltanto raggio di luce, ma la stessa Luce.
Chi comunica a me comunica alla Verità. Chi riceve me riceve la Vita. Chi segue me cammina su una strada di luce, e la luce che sono lo cresce in lui.
Sì, parlami spontaneamente di tutto ciò che ti preoccupa. Io lascio un largo spazio alla tua iniziativa. Non credere che ciò che ti riguarda mi possa lasciare indifferente poiché tu sei qualcosa di me. L’essenziale per te sta nel non dimenticarmi, nel rivolgerti a me con tutto l’amore e con tutta la fiducia di cui sei attualmente capace.
Io ti parlo nell’intimo dell’anima, in quelle regioni in cui la tua mentalità si arricchisce comunicando alla mia. Non è necessario che tu distingua subito e con chiarezza quello che ti dico. L’importante è che il tuo pensiero si impregni del mio. Dopo potrai tradurre ed esprimere.
Sono da compiangere coloro che non mi capiscono mai e inaridiscono miserevolmente. Ah! se si avvicinassero a me con un’anima di fanciullo! Ti rendo grazie, o Padre, poiché hai nascosto queste cose ai superbi e le hai rivelate ai piccoli e agli umili. Se qualcuno si sente piccolo, venga a me e beva. Sì, beva il latte del mio pensiero.
Sii maggiormente in ascolto. Soltanto io posso darti quella luce di cui hai un così urgente bisogno. Nella mia luce il tuo spirito si fortificherà, i tuoi pensieri si chiariranno, i problemi si avvieranno a soluzione.
Vorrei servirmi di te in modo più pieno. Per questo, orienta continuamente la tua volontà verso di me. Spogliati di te stesso. Fatti una mentalità di membro che ha soltanto me come ragione e scopo della vita.
Chiamami in aiuto, con dolcezza, con calma, con amore. Non credere che io rimanga insensibile alle delicatezze dell’affetto. Tu mi ami, certamente; ma provamelo di più.
Raccontami la tua giornata. Certo io già la conosco, ma mi piace sentirtela narrare, come alla madre piace il chiacchierio del suo bambino al ritorno da scuola. Esponimi i tuoi desideri, i tuoi progetti, i tuoi fastidi, le tue difficoltà. Forse che non sono in grado di aiutarti a superarli?
Parlami della mia Chiesa, dei vescovi, dei confratelli, delle missioni, delle suore, delle vocazioni, dei malati, dei peccatori, dei poveri, degli operai; sì, di quella classe operaia che ha troppe virtù per non essere cristiana, almeno nel fondo del cuore. Non è forse presso gli operai, spesso derisi, spesso soffocati dalle preoccupazioni e dai contrattempi, che si trova la maggiore generosità e la maggiore disponibilità al rispondere «sì» ai miei appelli, quando non sono resi inudibili dalla cattiva testimonianza di coloro che si fregiano del mio nome?
Parlami di tutti coloro che soffrono nel loro spirito, nella loro carne, nel loro cuore, nella loro dignità. Parlami di tutti coloro che muoiono in questo momento, di quelli che stanno per morire e lo sanno e ne sono terrorizzati, oppure sono sereni, e di tutti coloro che stanno per morire e non lo sanno.

Parlami di me, della mia crescita nel mondo e di quella che io opero nell’intimo dei cuori; e di ciò che realizzo in cielo a gloria del Padre mio, di Maria e di tutti i beati.
Hai delle domande da farmi? Non esitare. Io sono la chiave di tutti i problemi. Non ti darò la risposta immediatamente, ma se la tua domanda parte da un cuore che ama, la risposta. verrà nei giorni successivi, sia per l’intervento del mio Spirito, sia attraverso gli avvenimenti.
Hai qualche desiderio da formulare, per te, per gli altri, per me stesso? Non temere di chiedermi troppo.
Così facendo affretterai in una certa misura, seppure invisibile, l’ora dell’assunzione in me di tutta l’umanità e farai elevare il livello dell’amore e della mia presenza nel cuore degli uomini.
Come per Maria Maddalena al mattino di Pasqua, il mio cuore ti chiama continuamente per nome; sono in ansia per la tua risposta. Io dico il tuo nome sottovoce e aspetto il tuo ecce adsum: «eccomi», in testimonianza della tua attenzione e della tua disponibilità.
Ho ancora molte cose da farti capire e su questa terra non ne conoscerai se non una piccola parte. Ma per capire tali verità, per quanto limitate, è necessario che tu mi venga maggiormente incontro. Se ti rendessi più accogliente ti parlerei di più. Essere accogliente significa essere anzitutto umile, considerarsi come un ignorante che ha molto da imparare. Significa rendersi disponibile per venire ai piedi del Maestro e soprattutto vicino al suo cuore, dove si capisce tutto senza bisogno di formule. Significa essere attenti ai movimenti della grazia, ai segni dello Spirito Santo, al soffio misterioso del mio pensiero.
Continua a conversare con me anche dopo i nostri incontri in cappella. Pensa che sono presente vicino a te, con te, in te: pur svolgendo le tue mansioni, getta di tanto in tanto uno sguardo carico d’amore verso di me. Non è certo questo, lo sai bene, che disturberà la tua attività e il tuo apostolato. Non è forse nella misura in cui sarò nel tuo spirito che vedrai i tuoi fratelli con i miei occhi e li amerai con il mio cuore?
Che la tua vita sia una conversazione senza interruzioni con me. Oggi si parla molto di dialogo. Perché non dialogare con me? Non sono forse presente dentro di te, vigile ai movimenti del tuo cuore, attento ai tuoi pensieri, interessato ai tuoi desideri? Parlami con molta semplicità, senza badare a costruire le frasi. lo apprezzo molto di più quello che vuoi esprimere che non le parole adoperate per farlo.
Io sono il Verbo. Colui che è, di continuo e nel silenzio, in stato di Parola. Se si sapesse davvero fare attenzione, si riconoscerebbe la mia Voce nelle cose più umili della natura come nelle più grandi, attraverso gli esseri più diversi, attraverso le circostanze più normali. È questione di fede, e questa fede me la devi chiedere per tutti gli uomini tuoi fratelli che non ne hanno ricevuto il dono, o che l’hanno perduto. È soprattutto questione di amore. Se viveste maggiormente per me, che non per voi stessi, verreste attratti dal leggero sussurro della mia Voce interiore e l’intimità con me potrebbe stabilirsi più facilmente.
Invocami come la Luce che può illuminare il tuo spirito, come il Fuoco che può infiammare il tuo cuore, come la Forza che può espandere le tue energie. Chiamami soprattutto come l’Amico che desidera condividere con te tutta la tua vita, come il Salvatore che desidera purificare l’anima tua dall’egoismo, come il tuo Dio che aspira ad assumerti in Sé fin da quaggiù, in attesa di accoglierti nella pienezza della luce dell’Eternità.
Chiamami. Amami. Lasciati invadere dalla certezza di essere amato con passione, così come sei, con tutti i tuoi limiti e le tue debolezze, per diventare quale io ti desidero, brace incandescente di carità divina. Allora penserai istintivamente a me e agli altri più che a te, vivrai naturalmente per me e per gli altri prima di vivere per te, nell’ora delle piccole decisioni quotidiane sceglierai per me e per gli altri invece che per te: vivrai in comunione divina con me e in comunione universale con gli altri… identificato con me e al tempo stesso con gli altri. Allora mi consentirai di svolgere in modo migliore il collegamento tra il Padre dei cieli e i fratelli della terra.

Parla a me prima di parlare di me. Parlami con semplicità, con familiarità e con il sorriso sulle labbra: Hilarem datorem diligit Deus. Quelli che parlano di me senza che sia io a parlare in loro, che cosa possono dire di me? Si hanno di me tante idee false, persino ”

Passi di: Gaston Courtois. “Quando il maestro parla al cuore”. Apple Books. “tra i cristiani, quanto più tra coloro che dicono di non credere in me.

Non sono un carnefice, né un essere spietato. Ah! se si agisse con me come con una persona viva, intima e amante! Vorrei essere l’amico di tutti, ma quanto pochi sono coloro che mi trattano da Amico! Mi giudicano e mi condannano senza conoscermi! Sono espulso dai loro orizzonti. Per essi, nella realtà non esisto, eppure sono presente e non tralascio di colmarli di ogni sorta di benefici senza che se lo immaginino. Tutto ciò che essi sono, tutto ciò che essi hanno, tutto ciò che fanno di bene lo devono a me.
Soltanto coloro che hanno fatto il silenzio in se stessi mi ascoltano.
Silenzio dei demoni interiori che si chiamano l’orgoglio, l’istinto di potenza, lo spirito di dominio, lo spirito di aggressività, l’erotismo sotto qualsiasi forma che oscura lo spirito e indurisce il cuore.
Silenzio delle preoccupazioni secondarie, degli affanni indebiti, delle evasioni sterili.
Silenzio delle dispersioni inutili, della ricerca di se stesso, dei giudizi temerari.
Ma questo non basta. Devi anche desiderare che il mio pensiero penetri il tuo spirito e si imponga con soavità alla tua intelligenza.
Soprattutto, né impazienza, né agitazione, ma molta concentrazione e disponibilità, con la piena buona volontà di custodire la mia Parola e di attuarla. Essa è semente di verità, di luce, di felicità. Essa è semente di eternità che trasfigura le cose e i gesti più umili della terra.
Quando è stata assimilata, assaporata, gustata profondamente, non se ne può più dimenticare il valore e il gusto: se ne capisce il prezzo e si è pronti a sacrificarle molte cose che sembravano necessarie.

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