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Chiedimi l'intelligenza dell'Eucaristia

Quando il Maestro parla al cuore - XV

Autore: Padre Gaston Courtois

Chiedimi spesso l’intelligenza dell’Eucaristia.

Contempla:

Ciò che l’Eucaristia ti offre

Anzitutto una presenza, poi un rimedio, infine un nutrimento.

Una presenza: sì, la mia attuale presenza di Risuscitato, presenza gloriosa anche se umile e nascosta, presenza totale come linfa del Corpo Mistico, presenza viva e vivificante.
– Presenza attiva, che non chiede altro se non di penetrare tutti gli uomini miei fratelli, chiamati a diventare mia «pienezza», prolungamenti di me, e di assumerli nello slancio con cui mi dono incessantemente al Padre mio.
– Presenza amante, poiché sono presente per donarmi, per purificare, per continuare attraverso te la mia vita di oblazione e per assumere su di me tutto quello che sei e tutto quello che fai.
Un rimedio: contro l’egoismo, contro la solitudine, contro la sterilità.

– Contro l’egoismo, poiché non ci si può esporre alle radiazioni dell’Ostia senza che si infiltrino e giungano a incendiare l’anima con il fuoco del mio amore. Allora la mia carità purifica, illumina, intensifica, fortifica la fiammella che era nel tuo cuore, la pacifica, la unifica, la feconda, orientandola verso il servizio degli altri per comunicare l’incendio che io sono venuto ad accendere sulla terra.
– Contro la solitudine: sono presente vicino a te, non ti lascio mai né col pensiero né con lo sguardo. In me tu trovi il Padre e lo Spirito Santo. In me tu trovi Maria. In me tu trovi tutti gli uomini tuoi fratelli.
– Contro la sterilità: Chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, un frutto invisibile sulla terra e che vedrete solo nell’eternità, ma l’unico frutto valido: la mia crescita nelle anime.
Un nutrimento: che arricchisce, che spiritualizza, che universalizza.

– Vengo a te come il pane di vita disceso dal cielo, per colmarti delle mie grazie, delle mie benedizioni, per comunicarti il principio di ogni virtù e di ogni santità, per farti partecipare alla mia umiltà, alla mia pazienza, alla mia carità; per farti condividere la mia visione di tutte le cose e le mie vedute sul mondo, per darti la forza e il coraggio di mettere mano a ciò che ti chiedo.
– Cibo che spiritualizza, che purifica tutto ciò che in te tenderebbe ad animalizzarti, per dare alla tua vita lo slancio verso Dio e preparare la tua progressiva divinizzazione. Evidentemente, tutto ciò non può realizzarsi in un batter d’occhio, ma giorno dopo giorno, grazie al tuo stato di comunione frequente, spirituale e sacramentale.

– Cibo che universalizza. Sono in te, vengo in te come il Dio fatto uomo che porta e riassume in sé tutta la creazione e più che tutto l’umanità, con le sue miserie, i suoi bisogni, le sue aspirazioni, le sue fatiche, le sue sofferenze, le sue gioie.

Colui che comunica a me comunica al mondo intero e rende attivo il movimento del mondo verso di me.

Ciò che l’Eucaristia ti chiede

Anzitutto l’ATTENZIONE:

1. Alla mia attesa: umile, discreta, silenziosa ma tanto spesso ansiosa.
Quante volte attendo da te una parola, un movimento del cuore, un semplice pensiero volontario! Se sapessi fino a che punto ne ho bisogno per te, per me, per gli altri! Non mi deludere.
Molto spesso, sto alla porta del tuo cuore, e busso…
Se tu sapessi come vado spiando i movimenti interiori della tua anima!

Certo, non ti chiedo di vivere fissato continuamente e coscientemente su di me. L’essenziale è che io sia l’orientamento della tua volontà profonda; ma è necessario che il tuo spirito non si lasci sommergere dalle vanità, dalle cose che passano a scapito di Colui che dimora in te per aiutarti a dimorare in sé. Chiedimi la grazia di essere più spesso e più intensamente attento a me, alle cose che ho da dirti, da chiederti, da farti fare:
Signore, parla, il tuo servo ti ascolta.
Signore, che cosa ti attendi da me in questo momento?
Signore, che cosa vuoi che io faccia?

2. Alla mia tenerezza, infinita, divina, squisita, ineffabile, di cui ti ho fatto gustare alcuni raggi. Ah, se la gente ci credesse! Se credesse veramente che io sono il Dio buono, tenero, premuroso, bramoso di aiutarvi, di amarvi, di incoraggiarvi, attento ai vostri sforzi, ai vostri progressi, alla vostra buona volontà, sempre disposto a comprendervi, ad ascoltarvi, a esaudirvi!
Ma certo, voglio che siate felici senza eccessiva preoccupazione per l’avvenire, fiduciosi nella mia provvidenza e nella mia misericordia. Voglio la vostra felicità, e nella misura in cui mi darete fiducia, né la prova, né la sofferenza, che hanno senso solo nella sintesi dello spirito d’amore, riusciranno a schiacciarvi. Anzi, vi varranno un ritorno di vitalità spirituale, pegno di una meravigliosa fecondità apostolica e saranno percorse da tali bagliori di gioia che la vostra anima ne sarà totalmente illuminata.

3. Al mio slancio vitale, che mi spinge a riunire ogni cosa in me per offrirla al Padre.
Pensi abbastanza che tutta la mia vita, tutta la ragione della mia Incarnazione, della mia Eucaristia sta proprio qui: unirvi, raccogliervi, unificarvi in me e trascinarvi con me nel dono totale di tutto me stesso al Padre, affinché attraverso di me il Padre sia tutto in tutti?
Pensi che non posso assumerti se non nella misura in cui interiormente ti doni a me?

Apriti totalmente alla mia azione; ma per questo bisogna che sia attento al mio costante desiderio di impadronirmi di te e di assimilarti, assumerti, prenderti in cura.
Tale attenzione ti aiuterà a moltiplicare, senza eccessiva tensione, le tue donazioni interiori al mio amore, le quali saranno come tanti slanci del cuore assimilati ai miei slanci divini.

L’Eucaristia ti chiede inoltre l’adesione: l’adesione della tua fede, della tua speranza, della tua carità.

1. Adesione della tua fede, che ti permetterà di percepire la mia presenza, la mia attività irradiante, la mia volontà di unione con te.
È così che devi fonderti in me, inserirti in me, assolvere il tuo ruolo di parte nel gran tutto che io sono, per realizzare la splendida ripartizione del mio amore, a gloria del Padre mio.
Resta come in agguato, in ascolto dei miei desideri, se vuoi conoscerli. Aprimi il tuo orecchio interiore per intendere ciò che ti chiedo.
Credi nella mia trascendenza.

Come uno scienziato, che più procede in una scienza più si rende conto di non sapere molto in confronto a tutto ciò che dovrebbe sapere, e i limiti della conoscenza si perdono in un orizzonte che fa venire le vertigini… in pari modo, più tu mi conoscerai, più sentirai che ciò che in me rimane inconoscibile è ancora più meraviglioso di quello che puoi già aver conosciuto.
Ma credi pure nella mia immanenza. Poiché, così come sono, ho accettato di farmi uno di voi. Sono Dio tra voi, Dio con voi, l’Emmanuele. Ho vissuto la vostra vita e la vivo ancora in ogni membro della mia umanità. Non è necessario andarmi a cercare molto lontano per trovarmi e per trovarmi autenticamente. Ah, se la gente sapesse che cos’è un Dio che si dona!

2.   Adesione della tua speranza.
Se avessi maggiore fiducia nell’irraggiamento che ti sommerge quando stai di fronte a me Ostia, come verresti più volentieri a metterti sotto il raggio del mio influsso, come ameresti lasciarti penetrare dalle mie divine radiazioni!
Non temere di essere bruciato! Temi piuttosto di trascurarle e di non approfittarne abbastanza a servizio degli altri.
Tu credi in tutto questo, ma devi dedurne le conseguenze pratiche. Se io riduco attualmente la tua attività esteriore è a vantaggio della tua attività interiore. Ebbene, non avrai fecondità se non vieni a ricaricarti a lungo presso di me, vivente nel Sacramento del mio amore.
Da tanto tempo abito nell’Ostia in casa tua!
Certo, lo so, si tratta di rinunciare a molte cose secondarie, in apparenza più urgenti o più piacevoli, per consacrare del tempo alla vigilanza vicino a me. Ma non bisogna forse rinunciare a se stessi per seguirmi?
Sì, lo so bene, hai paura di non sapere che dire e che fare. Hai paura di perdere tempo. Eppure, ne hai fatto l’esperienza svariate volte: sono sempre pronto a ispirarti ciò che bisogna dirmi e ciò che bisogna chiedermi; e non è forse vero che dopo alcuni momenti di silenzio e di comunione interiore, ti senti più ardente e più amante? E allora?

3. Adesione del tuo amore.
Esiste forse una parola che possa esprimere realtà tanto diverse, sentimenti in apparenza tanto opposti?
Amare significa uscire da sé. Pensare all’essere amato prima di pensare a sé. Vivere per lui, mettere tutto in comunione con lui, identificarsi a lui.
Dove puoi attingere lo slancio oblativo del vero amore se non nell’Ostia, che è oblazione totale e sostanziale per eccellenza?
Comunica spesso in spirito al fuoco che «arde» nell’Eucaristia.

Sfòrzati di far passare in te qualcosa dei sentimenti ardenti del mio cuore. Fa’ ogni tanto alcune aspirazioni ed espressioni amorose. Questi «esercizi» fortificheranno la potenza d’amore che io ho deposto in te nel giorno del tuo battesimo e che vorrei sviluppare in ciascuna delle tue comunioni. Allora la tua adesione a me diverrà profonda e solida. A forza di ripetere queste pratiche, diventerai disponibile per essere tutt’uno con me e lasciarti assorbire dalla mia divina e inesprimibile soavità.
Ciò che l’Eucaristia ti chiede è di accogliermi e di lasciarti assorbire da me, fino al punto che sotto l’influsso del mio Spirito noi due diventiamo una cosa sola per la gloria del Padre. Come la goccia di rugiada assorbe il raggio del sole che la rende splendente e si lascia a sua volta assorbire da lui; come il ferro assimila il fuoco che lo penetra e si lascia assorbire da lui fino al punto da diventare esso stesso fuoco luminoso, bruciante e malleabile, così tu devi assorbirmi e lasciarti assorbire da me.

Ma tutto ciò non può realizzarsi che sotto l’influsso del mio Spirito che predispone il tuo e lo adatta alla mia venuta in te. Sono figli di Dio quelli che sono mossi dallo Spirito Santo. Chiamalo spesso all’opera. Lui stesso è fuoco divorante.

Questo mutuo assorbimento porterà ad una vera fusione. Allora, io sarò la tua ragione di vivere, di fare tutto ciò che hai da fare, di soffrire tutto ciò che ti dono da soffrire. Mihi vivere Christus est.
Questa è la vera comunione, è a questo che tende l’Eucaristia.
Sotto l’irradiazione eucaristica tu arricchisci la tua anima con la mia presenza; stavo quasi per dire col mio profumo. È compito tuo attirarla, conservarla a lungo e profumarne il tuo ambiente. Che cosa c’è di più silenzioso e al tempo stesso di più penetrante e di più eloquente di un profumo?

(Avendo sentito in questo periodo diverse critiche contro le “Ore Sante”, le esposizioni del Santissimo Sacramento e le “Benedizioni”, chiedevo al Signore che cosa bisognasse pensarne).
Se desidero essere esposto ai vostri sguardi nel Sacramento dell’Eucaristia, non è per me ma per voi.
So meglio di ogni altro fino a che punto la vostra fede, per fissare la sua attenzione, ha bisogno di essere attirata da un segno esteriore che esprime una realtà divina. Le vostre adorazioni hanno il compito di sostenere lo sguardo della vostra fede con la visione dell’Ostia consacrata.

Si tratta di una concessione alla vostra debolezza, ma è perfettamente conforme alle leggi dello spirito umano. D’altra parte, l’espressione di un sentimento lo rinforza; e tutto il contorno delle luci, dell’incenso e dei canti, se pur modesti, predispone l’anima a prendere nella fede una coscienza più lucida, per quanto imperfetta, della presenza trascendente di Dio.
A questo proposito, vale la legge dell’incarnazione: finché siete sulla terra, non siete né puri spiriti né intelligenze astratte; è necessario che tutto il vostro essere fisico e morale collabori alla espressione del vostro amore per intensificarlo.

È possibile per alcuni privilegiati farne a meno, almeno per un certo tempo, ma perché rifiutare alla massa degli uomini di buona volontà ciò che può aiutarli a pregare meglio, ad amare meglio?
Nel corso della storia non ho forse manifestato spesso e in diversi modi la mia divina condiscendenza nei confronti di quei mezzi esteriori che facilitano in molte anime l’educazione al rispetto e stimolano un più grande amore?
Col pretesto della semplificazione radicale, si eviterà forse il fariseismo di chi si crede più puro degli altri? Si pensa forse di stimolare maggiormente la fede e l’amore degli uomini semplici che vogliono venire a me con un cuore di fanciullo?

Gli esseri umani hanno bisogno di feste e di dimostrazioni che si rivolgano alla loro intelligenza attraverso la sensibilità, e diano loro già in anticipo un assaggio, per non dire una nostalgia, delle nozze eterne.

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