Il problema dell'evangelizzazione: far crescere l'Amore
Quando il Maestro parla al cuore - XVI
Autore: Padre Gaston Courtois
Tutto il problema dell’evangelizzazione del mondo si risolve nell’aver fede nell’amore.
Come riuscire a persuaderne gli uomini? A questo punto è necessario che la tua ardente e straripante carità renda il mio amore lampante, evidente. Sì, il problema sta tutto qui: far crescere l’amore nel cuore degli uomini che vivono sulla terra. Ebbene, l’amore va attinto alla sorgente, in me. Deve essere accumulato con una vita orante ed espresso con una vita parlante, tale da rendergli quella testimonianza che gli permette di essere accolto e via via nuovamente comunicato.
Si tratta di «investire d’amore» gli uomini del mondo intero per purificarli dalla loro animalità spesso aggressiva,sempre egocentrica, e spiritualizzarli perché progrediscano nella partecipazione alla mia natura divina.
È necessario che essi scelgano l’amore liberamente, preferendolo all’odio, alla violenza, alla volontà di potenza, all’istinto di dominio. Tale crescita nell’amore non è rettilinea; essa conosce vari stadi, subisce persino dei regressi. L’essenziale è che con il mio aiuto, essa riprenda il cammino in avanti.
L’amore si purificherà col distacco dal denaro e con la rinuncia a se stessi. Si svilupperà nella misura in cui l’uomo penserà agli altri prima che a se stesso, vivrà per gli altri prima che per sé, condividerà umilmente le preoccupazioni, le pene, le sofferenze e le gioie degli altri; nella misura, altresì, in cui capirà di aver bisogno degli altri e saprà tanto ricevere quanto donare.
Sono io la salvezza, sono io la vita, sono io la luce.
Non c’è nulla di impossibile quando coloro che sono invitati ad attingere al tesoro che sono io, lo fanno per amore e senza esitazione.
Per amore, poiché l’amore è la veste nuziale.
Senza esitazione, poiché se uno ha paura quando io lo chiamo, sprofonda e sbanda. Quando si è miei invitati, quando si è della mia famiglia, bisogna vedere in grande, volere in grande, dare con larghezza a tutti coloro che non rifiutano deliberatamente.
Sono pochi quelli che comprendono questo; comprendilo e fallo comprendere almeno tu. Non si tratta tanto di una comprensione intellettuale quanto di una esperienza personale. Solo coloro che fanno l’esperienza viva del mio amore possono trovare le parole che persuadono e infiammano; ma l’esperienza è presto dimenticata e soffocata dalle pressioni della vita se non è sovente rinnovata e ringiovanita da nuovi amplessi interiori.
Essere missionario non è prima di tutto essere attivo al mio servizio, ma mettere in opera l’efficacia concreta della mia opera redentrice. Finché sei sulla terra tu non puoi vedere il risultato di una tale oblazione missionaria. Questo accade perché sia alimentata l’umiltà necessaria al vero apostolo e anche perché tale azione in profondità si esercita nella nuda fede: ma, credilo davvero, è in questo modo che nell’intimo dei cuori si operano i capolavori della mia grazia, le conversioni inattese, e si ottengono le benedizioni che fecondano le opere apostoliche.
Uno è colui che semina, altro è colui che miete. Succederà che uno miete nella gioia ciò che altri avranno seminato nelle lacrime; ma l’essenziale è unirsi a me che sono l’eterno seminatore e il divino mietitore, e non attribuirsi mai il bene che sono io a fare. In realtà, siete tutti responsabili collegialmente dell’evangelizzazione del mondo e la vostra ricompensa, proporzionata al vostro coraggio e alla vostra fedeltà nell’unione e nell’amore, sarà tale che la vostra gioia supererà ogni vostra attesa.
Ciò che conta, in tutti gli ambienti, in tutti i paesi, sia tra i laici sia tra i sacerdoti, è il moltiplicarsi di anime rette e semplici che siano all’ascolto del mio pensiero e dei miei desideri e si sforzino di realizzarli in tutta la loro vita, manifestandomi così senza strepito nel loro ambiente, e attirando verso di me tutti coloro che incontrano. È questo l’autentico apostolato, nel distacco da se stessi a servizio dei problemi altrui. Chi, meglio di me, può non solo prospettarne la soluzione, ma portarla anche a compimento?
Amarsi non è soltanto guardarsi l’un l’altro; è guardare insieme in avanti e dedicarsi insieme agli altri.
Non è forse la preoccupazione vicendevole uno dei fondamenti pratici della comunione tra due esseri che si amano? Non è essa che ne misura l’intensità e ne stabilizza la perennità? Parlami spesso degli altri con molto amore e desiderio. Pensa alla sete che io ho di essi e al bisogno che essi hanno di me. Lavora e offri per loro. Tu sai bene che attraverso di te io continuo il mio lavoro e la mia oblazione in loro favore.
Cura i miei interessi. Ciò significa: lavora con la preghiera, con l’azione, con la parola, con la penna, con tutti i mezzi di influenza che ho posto nelle tue mani, a far prevalere la mia carità nei cuori. Questo è tutto. Che la mia carità sia vittoriosa e io cresca nel mondo.
L’unica storia che conta è il succedersi ininterrotto di opzioni pro o contro l’Amore.
Qualunque sia il movimento delle idee, il progresso della tecnica, l’aggiornamento della teologia o della pastorale, ciò di cui il mondo ha il massimo bisogno, molto più che non di ingegneri o di biologi o di teologi, sono uomini che con la loro vita facciano pensare a me e mi rivelino agli altri; uomini a tal punto penetrati dalla mia presenza da attrarre gli altri verso di me e permettermi di condurli al Padre mio.
Sono pochi coloro che pensano a me con abbondanza di amore. Per troppe persone io sono lo Sconosciuto e persino l’Inconoscibile. Per alcuni io non sono mai esistito e non costituisco neppure un problema. Per altri, io sono Colui che si teme e si rispetta per paura.
Io non sono un Padrone severo, né un raddrizzatore di torti, né un contabile minuzioso di errori e di colpe. Conosco meglio di chiunque le circostanze attenuanti che diminuiscono in molti la loro reale colpevolezza. Guardo ciascuno più per quello che ha di buono in sé che non per quello che ha di difettoso. Io scopro in ciascuno le sue profonde aspirazioni verso il bene e dunque, inconsciamente, verso di me. Io sono la Misericordia, il Padre del figlio prodigo, pronto sempre a perdonare. Le categorie della teologia morale non sono il mio criterio, specie quando esse sono oggetto di un’applicazione geometrica.
Io sono un Dio di buona volontà che apre le sue braccia e il suo cuore agli uomini di buona volontà per purificarli, illuminarli, infuocarli, assumendoli nel mio slancio verso il Padre mio e loro.
Io sono un Dio di amicizia che desidera la felicità di tutti, la pace di tutti, la salvezza di tutti e che spia il momento in cui il mio messaggio d’amore potrà essere favorevolmente accolto.
Agisci come membro del mio Corpo. Consìderati come uno che non ha un’esistenza indipendente, ma che deve fare ogni cosa in dipendenza da me. Sii sempre più cosciente di non essere niente da te stesso, di non poter niente, di non valere niente da solo; ma quale fecondità se mi accetti come Maestro responsabile e come principio d’azione!
Agisci anche come membro degli altri, poiché in me sono presenti tutti gli altri e grazie a me tu li ritrovi in un’attualità pressante. La tua carità, illuminata dalla fede, deve farsi un dovere di pensare con frequenza a essi per ricapitolare la loro angoscia e la loro miseria, per assumere le loro profonde aspirazioni, per valorizzare tutto ciò che il Padre mio ha deposto come germe di bene in fondo al loro cuore. Ci sono tanti uomini che sono migliori di quanto sembrino e che potrebbero progredire nella conoscenza del mio amore, se i sacerdoti e i cristiani ne fossero testimoni viventi!
Ogni mattina nella tua orazione chiedi alla Vergine di sceglierti un beato del Cielo, un’anima del Purgatorio, uno degli uomini tuoi fratelli sulla terra, perché tu possa vivere questa giornata in unione con essi, col beato ad honorem, con l’anima del Purgatorio ad auxilium, con il tuo fratello ad salutem.
Anch’essi, da parte loro, ti aiuteranno a vivere maggiormente nell’amore. Agisci in loro nome, prega in loro nome, desidera in loro nome, soffri se necessario in loro nome, spera in loro nome, ama in loro nome.
Voglio alimentare il mio fuoco in te, non perché tu sei l’unico a bruciare, ma perché contribuisca a estendere nell’intimo dei cuori la fìamma del mio amore.
A che servirebbero i tuoi contatti con gli uomini se perdessi il contatto con me? Per essi io ti chiedo di rinsaldare i tuoi legami con la Fonte. Attraverso una specie di mimetismo spirituale, più sarai un contemplativo, più mi rassomiglierai e più mi permetterai di irradiarmi attraverso di te. Il mondo d’oggi è in balia di tante correnti contrarie, e ciò che può aiutarlo a stabilizzarsi nella serenità è il moltiplicarsi di anime contemplative che affrettino la sua assimilazione a me. Soltanto i contemplativi sono i veri missionari e i veri educatori spirituali.
Desidera ardentemente essere un trasmettitore ad alta fedeltà. La fedeltà della tua vita assicura la fedeltà della mia Parola e l’autenticità della mia Voce attraverso la tua.
Figlio mio, non dimenticare queste parole che un tempo pronunciai pensando a te e a ogni uomo vivente nel mondo lungo i secoli: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io pure l’amerò e gli manifesterò me stesso… Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo a lui e dimoreremo in lui» (Gv 14,21-23).
Comprendi che significa diventare la dimora di Dio, del Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito Santo; di Dio che ti invade, ti possiede e ti inserisce progressivamente nella corrente di luce, di gioia e di amore che lo costituisce?
Comprendi fìn dove può giungere nel tuo spirito, nel tuo cuore, nella tua vita la manifestazione di Dio che si rivelerà in te, e attraverso te nelle tue parole, nei tuoi scritti e nei tuoi gesti più ordinari?
Così puoi diventare il mio testimone e attirare verso di me coloro che incontri.
Così la tua vita diventa feconda, in modo esteriormente invisibile, ma reale nella profondità della comunione dei santi.
In questa vigilia di Pentecoste, chiama in te la dolce e bruciante fìamma d’amore dello Spirito Santo, attraverso il quale la nostra divina carità aspira a diffondersi nei cuori di tutti gli uomini. Ripetimi e provami con le tue decisioni, a volte anche frutto di sacrificio, che mi ami più di te stesso.
Che l’ardore infuocato del mio amore occupi tutta l’anima tua e la renda estranea a tutto ciò che non sono io o non è per me.
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