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Ricordando Papa Benedetto XVI " La grande eredità del Catechismo"

Un punto di riferimento per la fede

Autore: Christoph Schönborn

Tra le grandi eredità di Papa Benedetto XVI rientra sicuramente il Catechismo della Chiesa Cattolica.
In questa sede, con riconoscenza faccio memoria di suoi ricordi personali. È noto che il Vaticano II, a differenza del Concilio di Trento, non aveva deciso di pubblicare un Catechismo proprio del Concilio. I documenti del Concilio, in un certo senso, erano loro stessi la grande catechesi della Chiesa. Venti anni dopo il Concilio, in molti iniziarono a vedere le cose in maniera diversa. Il Sinodo dei Vescovi del 1985, tra le sue propositiones, ne formulò una che chiedeva insistentemente al Papa di redigere un Catechismo del Vaticano II. Si parlava allora di un compendio, l’espressione catechismo era stata evitata, non veniva percepita bene. Il disorientamento che si sentiva da molte parti nel periodo post-conciliare era stato determinante per la formulazione dei desiderata dei padri sinodali. Un ruolo importante aveva svolto in tal senso una conferenza che il cardinale Ratzinger aveva tenuto a Lione e a Parigi sulla “crisi della catechesi”. Questa relazione aveva avuto una risonanza mondiale.
Il cardinale Ratzinger non solo aveva affrontato il tema della crisi dell’annuncio della fede, ma aveva anche presentato un programma per il rinnovamento della catechesi della Chiesa. Il suo riferimento era stato il Catechismo Romano del 1566 e la sua preoccupazione era quella di presentare la fede della Chiesa in tutta la sua bellezza e in maniera non polemica. In effetti, è sorprendente che in un tempo carico di controversie teologiche, la Chiesa abbia presentato un’esposizione della fede che rinunciasse totalmente alla polemica, confidando pienamente sulla forza irradiante della rappresentazione positiva della fede.

Le conferenze di Ratzinger a Lione e a Parigi furono indubbiamente un impulso forte che incoraggiò i padri sinodali a chiedere a Papa Giovanni Paolo II a prendere in considerazione qualcosa di simile per i nostri tempi.

Nel 1986, Papa Giovanni Paolo II iniziò ad avviare la realizzazione della richiesta del Sinodo. Nessuno si meravigliò del fatto che egli avesse affidato al cardinale Ratzinger la guida di questo progetto. Non devo certo ricordare le tappe di questo percorso, durato sei anni. Fu formata una commissione di 12 tra cardinali e vescovi, con il cardinale Ratzinger alla guida. Fu istituito un comitato di redazione, composto da sette vescovi diocesani; in quanto professore a Friburgo, ebbi l’onore di esserne il segretario.

Mi sembra importante sottolineare il ruolo del cardinale Ratzinger nella realizzazione di questa opera. La sua guida, il suo spirito, la sua ispirazione furono determinanti. La prima cosa e la più importante è che lui credeva in questo progetto. Fin dal primo giorno ci furono grandi polemiche riguardo alla ragionevolezza, riguardo pure alla fattibilità di un compendio di fede valido per tutto il mondo. La pluralità delle culture e delle credenze religiose sembrava parlare radicalmente contro. Lui invece credeva in questa possibilità, con fiducia e coraggio, che l’unità nella fede rende possibile anche l’espressione comune di questa unità. Con questo presupposto-guida iniziarono i lavori. Un secondo spunto che offrì per la realizzazione del progetto era la convinzione che le quattro colonne portanti della catechesi fossero fondamentali anche per l’oggi. Indicò anche l’ordine di successione: il Credo è il fondamento, dai primi tempi della Chiesa; i sacramenti sono le porte attraverso le quali la grazia entra nella nostra vita; i dieci comandamenti sono i punti di riferimento sicuri di una vita felice; il Padre Nostro rappresenta la misura e la forma originaria di ogni nostra preghiera. Ed ecco pronta la struttura del libro della fede.

La terza indicazione fu determinante per lo stile dell’opera. Non doveva infatti riproporre i dibattiti teologici, né continuarne le discussioni. Il suo compito sarebbe stato quello di presentare nella maniera più semplice e chiara la dottrina della fede. Il Catechismo non avrebbe dovuto prendere posizione tra scuole teologiche, ma offrire tutto quanto precede ogni teologia e che è la base di ogni teologia: il depositum fidei. Era una preoccupazione particolare del cardinale Ratzinger vedere la dottrina della fede come un insieme organico, fare attenzione al nexus mysteriorum, il collegamento interiore di ogni dottrina della fede, la sua sinfonia. Il Catechismo non sarebbe diventato una struttura dottrinale asciutta, astratta, ma avrebbe dovuto far trapelare qualcosa della bellezza della fede. Sotto la sua guida, il suo costante incoraggiamento e la sua paternità spirituale l’opera crebbe fino a diventare quello che diventò poi con la promulgazione da parte di Papa Giovanni Paolo II: un criterio e un punto di riferimento sicuro per la fede nel nostro tempo. Il Catechismo rimane una grande testimonianza della potenza formativa del teologo Joseph Ratzinger/Papa Benedetto.

* Ilricordo del Cardinale arcivescovo di Vienna

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