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San Bruno di Colonia - 6 Ottobre

Preghiera a San Bruno ( San Brunone)

Autore: Autori Cristiani

Preghiera al Santo

O mio protettore San Bruno, pieno di fiducia nella tua benevola intercessione, mi affido a te.

So di essere peccatore, senza alcun merito da far valere, ma appunto questa mia povertà mi fa comprendere di essere sempre bisognoso del tuo aiuto o padre dei certosini, io mi abbandono nelle tue mani soccorritrici, sicuro della tua comprensione e accoglienza.

Ho bisogno di luce sul mio cammino per non lasciarmi stornare dalle sollecitazioni continue di questo mondo.

In mezzo alle lotte della vita tu hai saputo mantenere sempre una grande equanimità, un cuore dolce e materno, hai saputo apprezzare le bellezze della natura con animo contemplativo traboccante di riconoscenza a Dio.

Fa sì che anche noi, tuoi devoti fedeli, possiamo avere questo tuo spirito di unione con Dio, di discernimento e di distacco dal mondo. Rendici sempre più docili all’amore di Dio , così da poterci trovare poi tutti insieme nella gloria del cielo. Così sia.

Bruno di Colonia (Colonia, 1030 – Serra San Bruno, 6 ottobre 1101) è stato un monaco cristiano tedesco, fondatore dell’Ordine certosino.

Ancora giovane andò a Reims, dove fin dal 1057 il vescovo Gervasio gli affidò la direzione della scuola di cui era stato allievo. Nel 1076 lasciò i suoi incarichi nella scuola e nella cancelleria e fu costretto a cercare rifugio presso il conte Ebal di Roucy, a causa del dissidio col vescovo Manasse di Gournay, che lui aveva accusato di simonia. Poté tornare in Francia solo nel 1080 quando Manasse fu deposto da apposito concilio.
In quegli anni difficili nacque la sua vocazione alla vita monastica. In una lettera Bruno racconta quell’inizio fervoroso. Egli e due suoi amici, accesi d’amor divino, nel giardino di un certo Adamo avevano fatto voto di consacrarsi a Dio.

Rientrato in Francia, si recò all’eremo di Molesme, sotto la guida di san Roberto. Successivamente, con sei compagni, cercò un luogo solitario per erigervi un suo monastero, ottenendo il terreno necessario dal vescovo di Grenoble, Ugo di Châteauneuf, spinto egli stesso e guidato da una visione avuta in sogno: sette stelle che indirizzavano sette pellegrini a una valle solitaria nel cuore del massiccio che all’epoca si chiamava «Cartusia» (donde il nome italiano di «Certosa» e francese di «Chartreuse») nel Delfinato.
Il primo monastero fu fondato nell’estate dell’anno 1084, verso la festa di san Giovanni Battista, in una zona montana e boschiva, a 1175 m di altitudine. I lavori di costruzione cominciarono subito e proseguirono rapidamente. La chiesa fu l’unico edificio in pietra: condizione indispensabile per la sua consacrazione, che avvenne il 2 settembre 1085 per il ministero del vescovo Ugo e sotto il patrocinio della Madonna e del Battista.
Ma sei anni dopo Urbano II, già suo alunno alla scuola di Reims, lo convocò a Roma, al servizio della Santa Sede. Bruno non poteva declinare l’invito del Papa e dovette quindi abbandonare il deserto e i compagni.
Quando Bruno obbedì alla chiamata del Papa, previde che la sua giovane comunità di Certosa avrebbe sofferto molto del suo allontanamento, ed infatti i suoi confratelli, reputando di non poter continuare senza la sua guida la vita che con lui avevano abbracciato, si dispersero.

Bruno da Roma riuscì tuttavia a convincerli a riprendere la «via del deserto» e sotto la direzione di Lanuino, da lui indicato come superiore, il gruppo si riunì di nuovo nell’eremo abbandonato. Ma l’anima di Bruno, ormai abituata alla preghiera solitaria e al colloquio continuo con il Signore, non si trovò a suo agio nell’ambiente della corte pontificia dell’epoca; ancor meno nelle distrazioni provocate dai suoi compiti. Da qui la sua grande nostalgia per il suo monastero in luogo desertico silenzioso.

Quando Urbano II fuggì da Roma, in seguito all’invasione dei territori pontifici da parte dell’imperatore tedesco Enrico IV ed alla elezione dell’antipapa Guiberto, Bruno si trasferì con la corte papale nell’Italia meridionale. Su proposta del papa Urbano i canonici di Reggio Calabria lo elessero arcivescovo, ma egli declinò la mitra per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine. In seguito richiese e ottenne il permesso di ritirarsi in solitudine negli stati normanni, recentemente conquistati dal conte Ruggero I d’Altavilla, raggiungendo così il suo scopo.
Il conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, l’attuale Serra San Bruno, a 790 metri di altitudine, nel cuore della Calabria «Ulteriore», l’attuale Calabria centro-meridionale.
Ivi Bruno fondò l’eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle – ove sorge l’attuale certosa – fondava per i fratelli conversi il monastero di Santo Stefano.

Bruno ottenne il terreno mediante un atto steso a Mileto nel 1090. Arrivato nell’alta valle del fiume Ancinale, nelle vicinanze di Spadola (unico abitato allora esistente), ne seguì il corso verso una sorgente che si perdeva in un dedalo di piccole valli, di burroni e dirupi, dietro la radura di Santa Maria. Proprio in questa radura egli trovò «una buona fontana». Vicino alla stessa fontana vi era una piccola grotta e San Bruno si rallegrò d’aver trovato il luogo ideale per una fondazione monastica. Egli cominciò, quindi, ad organizzare i gruppi ed a fissare la loro rispettiva dimora: i padri, nella conca e radura del bosco (Eremo di Santa Maria); i fratelli, con i servizi domestici, a circa due chilometri di distanza, nel monastero di Santo Stefano, destinato anch’esso a ricevere coloro che non potevano seguire completamente le regole del deserto.
Più tardi, attorno al 1094, quando il conte Ruggero gli assegnò il guardaboschi Mulè (con figli), Bruno fece in modo che gli operai, parte dei quali sposati, si stabilissero a una certa distanza dai monaci, perché questi fossero da loro nettamente separati. Sorsero così le prime abitazioni che furono all’origine del paese di Serra.
Bruno, riprendendo il genere di vita che aveva condotto in Francia, trascorse così, nell’eremo di Santa Maria e nella vita contemplativa in solitudine, gli ultimi dieci anni della sua esistenza.
Avvenne in questo periodo una memorabile visita, l’incontro di Bruno con Lanuino, il suo successore nel governo della comunità della Certosa francese, che intraprese un lungo e faticoso viaggio per incontrarsi con il fondatore dei certosini.

Nel giugno 1101 morì il conte Ruggero, assistito da san Bruno. Poco tempo dopo, la domenica 6 ottobre dello stesso anno, morì pure Bruno, circondato dai confratelli accorsi dalle case dipendenti da Santa Maria del Bosco.

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