Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Anno A - (Mt 2,13-15.19-23)
Dio cresce in una famiglia: può abitare anche la mia?
Autore: Don Flavio Maganuco
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)
Sir 3, 3-7.14-17 Sal 127 Col 3,12-21 Mt 2,13-15.19-23
Matteo 2:13-15
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio.
Matteo 2:19-23
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
DIO CRESCE IN UNA FAMIGLIA Può abitare anche la mia?
C’è una cosa che colpisce sempre, quando torniamo a guardare la Santa Famiglia. Non è la perfezione.
È la normalità.
Dio entra nella storia e, invece di scegliere una scorciatoia, sceglie una casa. Invece di salvarci dall’alto, si lascia crescere.
Invece di imporsi, impara a stare.
Dio non ha avuto fretta.
E questo, forse, è ciò che più ci mette in discussione.
Noi abbiamo fretta di capire, di sistemare, di far funzionare.
Dio no.
Dio sceglie trent’anni di vita nascosta.
Trent’anni senza miracoli evidenti, senza riconoscimenti, senza successo. Trent’anni a fare il figlio in una famiglia.
E il Vangelo di oggi non ci mostra una famiglia ideale, tranquilla, al riparo. Ci mostra una famiglia in cammino, spesso costretta a cambiare strada.
- Un bambino da proteggere.
- Un padre che ascolta Dio nei sogni, perché di giorno non ha tutte le risposte.
- Una madre che custodisce e si affida.
- Una casa che si ricostruisce ogni volta che sembra perduta.Ne emerge una verità decisiva:
la Santa Famiglia non è il ritratto di una vita senza problemi, ma il segno di una vita attraversata dalla fiducia.Ecco perchè oltre ad essere un modello buono e anche un modello realmente imitabile. Ecco perchè la santità in famiglia diventa per tutti una condizione possibile.E la parola di Dio che oggi abbiamo ascoltato ci offre altre bellissime indicazioni per vivere questa santità familiare.
Il Siracide parla di onorare il padre e la madre, di obbedire, di prendersi cura.
Ma non lo fa con il tono della prevaricazione e della sottomisissione.
Lo fa con la delicatezza di chi sa che una famiglia vive se sa amare, se sa consolare.
Onorare significa non lasciare solo.
Obbedire significa restare in relazione, anche quando costa.
San Paolo, poi, usa un’immagine bellissima e molto concreta: «Rivestitevi di carità».
Non dice: diventate perfetti.
Dice: rivestitevi.
Come quando fa freddo.
Come quando non sei forte, ma hai bisogno di qualcosa che ti tenga insieme.
La carità non è l’eroismo delle famiglie ideali.
È ciò che permette alle famiglie reali di continuare a vivere.
Gesù cresce lì.
In una casa dove non tutto è chiaro, ma tutto è affidato.
In una casa dove Dio non è spiegato, ma accolto.
In una casa dove si impara che l’amore non elimina le difficoltà, ma le attraversa.
E allora oggi la domanda non è:
la mia famiglia assomiglia alla Santa Famiglia?
La domanda è più vera, più liberante:
Dio può abitare anche la mia?
Può abitare le fatiche, le tensioni, i silenzi, le ferite? Può crescere dentro una normalità imperfetta?
La risposta di questa festa è semplice e profonda: sì. È proprio lì che Dio ha scelto di stare.
E mentre celebriamo questa Eucaristia, Dio continua a fare la stessa scelta.
Non cerca famiglie ideali. Cerca spazio.
Un posto dove poter restare.
Forse oggi non possiamo cambiare tutto. Ma possiamo fare una cosa essenziale: lasciare che Dio abiti la nostra normalità.
È da lì che passa la salvezza.