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Santa Teresa del Bambin Gesù - 1 Ottobre

Ricercare la santità, non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani anche i più insignificanti, compiuti per amore di Dio

Autore: Antonio Sanfrancesco e Alberto Bobbio

Religiosa, mistica, drammaturga, dottore della Chiesa insieme a Caterina da Siena e Teresa d’Avila, patrona di Francia insieme a Giovanna d’Arco, protettrice dei malati di AIDS, di tubercolosi e di altre malattie infettive, persino patrona delle missioni, lei che scelse la clausura e morì giovanissima di tubercolosi. La vicenda umana e spirituale di santa Teresa di Lisieux, più nota come santa Teresa del Bambin Gesù, è una delle più paradossali della storia della Chiesa che la festeggia il 1° ottobre.

Morta di tubercolosi a 25 anni nel monastero di Lisieux è venerata a livello mondiale. La Basilica della città francese a lei dedicata è il secondo luogo di pellegrinaggio di Francia solo dopo Lourdes. Pio XI, che la canonizza nel 1925, la considerava la “stella del suo pontificato”. Giovanni Paolo II nel 1997 l’ha proclamata Dottore della Chiesa in occasione del centenario della sua morte.

A cosa si deve la fama mondiale di santa Teresina, dunque? Sicuramente al fatto che ella ha lasciato le sue memorie, riflessioni, crisi spirituali raccolte nel diari pubblicati dalla sorella Pauline, diventata madre Agnese dopo la sua morte. Storia di un’anima, pubblicata per la prima volta nel 1898, non è solo un testo religioso ma raccoglie poesie, opere teatrali, lettere e preghiere che raccontano l’itinerario spirituale di un’anima eccelsa, a dispetto dell’umiltà e del nascondimento della sua vita terrena.
Entrata nelle carmelitane di Lisieux con il nome di suor Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo, scoprì che l’ambiente monastico non solo non era quello che si aspettava ma le era ostile, pieno di brutture, poco spirituale.  E lei in un certo senso riforma, partendo da se stessa, quell’ambiente.

La teologia della “piccola via”

La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, consiste nel ricercare la santità, non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani anche i più insignificanti, a condizione di compierli per amore di Dio. Dopo la sua morte, la voce di questa carmelitana umile percorre la Francia e il mondo, colpisce gli intellettuali, suscita anche emozioni e tenerezze popolari.

Pio XI raccomanda al vescovo di Bayeux: «Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo». Santa Teresina compose anche otto lavori teatrali che mise in scena personalmente nel teatro del Carmelo, curandone personalmente non solo la scenografia ma anche i costumi, talvolta figurando come protagonista. Tali lavori ebbero come nome Récréations Pieuses (Ricreazioni Pie). Tra i temi, episodi evangelici e la vita di Giovanna d’Arco.

la richiesta al Papa di entrare in convento

La quattordicenne Teresa Martin spicca nel pellegrinaggio francese, giunto a Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima). Il Martirologio Romano così la ricorda: «Entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni».

La canonizzazione dei suoi genitori

Le memorie della piccola Teresa si inseguono per le strade e i campi del Pays d’Auge, terra di Normandia, marcata da un cattolicesimo severo e da una dimensione collettiva della fede che intreccia fraternità religiose, monachesimo e laici lungo la storia. È la Normandia cattolica, che fino alla Rivoluzione contava un numero eccezionale di abbazie, fino a ottanta, di cui rimangono le perfette rovine di  Jumièges. È un cattolicesimo colto e allo stesso tempo semplice, dove le grandi cattedrali mostrano la bellezza somma dell’arte e la funzione didattica di spiegazione della fede e delle sue opere. Senza la Normandia e la sua geografia cattolica nulla si comprende della potenza della fede della piccola Teresa.

La santità di santa Teresa del Bambin Gesù, patrona di Francia al pari di Giovanna d’Arco, e dottore della Chiesa per volere di Giovanni Paolo II, si deve ai suoi genitori Luis e Zelie Martin, beati per decisione di Benedetto XVI e ora santi dopo il riconoscimento di un miracolo da parte di papa Francesco, che li canonizza domenica 18 ottobre, non a caso durante il Sinodo dei vescovi sulla famiglia. E’ la prima volta che due coniugi vengono contemporaneamente iscritti nell’albo dei santi e perdipiù dopo che già una loro figlia ha goduto dello stesso privilegio.

Meta di preghiera

Lisieux è il secondo luogo di pellegrinaggi di Francia dopo Lourdes. Ma non basta affacciarsi e pregare nella grande cattedrale di forme neogotiche costruita nel secolo scorso, la chiesa più grande di Francia edificata in epoca moderna, in onore di quella ragazzina entrata in Carmelo a 16 anni con il permesso speciale di papa Pio X e morta a 24 anni. Occorre vedere i luoghi e camminare per le strade percorse da una famiglia, che diventa simbolo di santità per via di due genitori, che non hanno fatto altro che spiegare la fede ai loro figli. Ecco perché Jorge Mario Bergoglio ha deciso che Luis e Zelie, l’orologiaio e la merlettaia, vengano canonizzati a ottobre nel bel mezzo del Sinodo ordinario sulla famiglia.

Viaggiando in Normandia si può vedere la corsa a due della loro fede. La grande basilica di Santa Teresa sta in cima alla città nella valle della Tourques. Ma la devozione per santa Teresa non si nutre di imponenza e il riconoscimento della santità dei suoi genitori alimenta la normalità di una famiglia, toccata dalla grazia, perché ha creduto nel Vangelo. Teresa lo ha lasciato scritto: «Il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del cielo che della terra». Oggi i loro ritratti sono appesi davanti al Carmelo dove è sepolta Teresa, ma con estrema sobrietà. Disse Benedetto XVI, quando vennero beatificati nel 2008: «Attraverso la loro vita di coppia esemplare hanno annunciato il Vangelo». Altro non serve dire.

Coppia esemplare

Si conobbero per caso sul ponte di Alençon, nella città dei pizzi più famosi di Francia. Avevano entrambi pensato di entrare in convento. Louis aveva bussato agli Agostiniani del Gran San Bernardo, ma non  venne ammesso perché non sapeva il latino. Zelie alle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli, ma le dissero di no. Si dedica ai merletti e apre un laboratorio. Quando si conoscono vivono quelle vicende come una sconfitta. Ma è “un colpo di fulmine”. Si sposano tre mesi dopo, di notte, senza clamore, e decidono insieme di vivere nella castità, pensando di coniugare l’amore sponsale con quello verginale proprio dei consacrati. Intendono seguire l’esempio di Maria e Giuseppe. Finché un sacerdote spiega loro che il matrimonio deve aprirsi alla vita. Nascono nove figli. Quattro muoiono, le altre cinque si faranno suore. È una famiglia agiata. Diciassette anni di matrimonio, i figli, la bottega che è diventata una piccola impresa, finché Zelie muore e Louis si trasferisce a Lisieux, più a Nord verso il mare. I cognati lo aiutano a tirar su le bambine. La casa in via dei Buissonnets è una bella villa. C’è una suora che spiega, poche parole per illustrare una infanzia felice. La casa è piena di ricordi, i giocattoli di Teresa, il camino attorno al quale la sera il papà raccontava le storie.

Santa normalità

È un piccolo museo della normalità di una famiglia benestante, dove si può vedere la scrittura minuta e perfetta di Teresa nei quaderni sotto le teche. Teresa chiama il padre «il mio re», contenta quando la porta a pescare con lui. La giornata comincia alle 5,30 della mattina, pronti per la Messa delle sei, «la sola», diceva Luis, «a cui possono assistere le donne di servizio e gli operai e dunque siamo in compagnia dei poveri». È questo Vangelo che insegna alle figlie, cose semplici e sorprendenti. E quando anche Teresina gli chiede di entrare in convento, ma la rifiutano perché troppo giovane, l’accompagna a Roma assecondando la cocciutaggine della ragazza a chiedere il permesso al Papa, che lo concede. Quando vennero beatificati nel 2008 il cardinale Saraiva Martins disse a Lisieux: «Questa coppia si è sempre sottoposta alla volontà divina e nella loro casa Dio era sempre il primo servito».

 

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