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Sant'Ambrogio Vescovo di Milano e Dottore della Chiesa - 7 Dicembre

Autore: Autori Cristiani

Preghiere a Sant’Ambrogio

O glorioso Arcivescovo Sant’Ambrogio, che fuggiste sempre gli onori e le dignità, e solo le accettaste per non contraddire alle divine aspirazioni, che vi volevano modello di ogni virtù a tutti; ottenetemi, vi prego, di fuggire le mondane distinzioni, e di gloriarmi solo nel compiere esattamente la volontà del Signore. Voi che impiegaste tutta la vostra vita nel difendere la verità della fede, contro gli assalti dell’eresia e dell’empietà; ottenetemi, vi prego, la grazia di professar costantemente e difendere con intrepidezza fino alla morte quella santa religione di cui per divina misericordia ebbi la sorte avventurata di nascere. Voi che non temeste di predicare la verità anche in faccia ai potenti, e trionfaste dei cuori più ritrosi colla vostra eloquenza celeste: ottenetemi, Vi prego, la grazia che io non mi lasci mai dominare dagli umani rispetti; e che con la dolcezza del mio parlare e con la mansuetudine del mio tratto edifichi il mio prossimo nel mentre che attendo alla mia perfezione. Amen

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Alla mensa del tuo dolcissimo convito, o pio signore Gesù Cristo, io, peccatore e privo di meriti, mi accosto tremante, solo confidando nella tua misericordia e bontà. Anima e corpo ho macchiati di molte colpe, la mente e la lingua non ben custodite. dunque, o pia divinità, o terribile maestà, io misero, stretto fra le angustie, ricorro a te, fonte di misericordia, a te mi affretto per essere risanato, sotto la tua protezione mi rifugio. Colui che non posso sostenere quale Giudice, sospiro di averlo come salvatore. A te, o signore, mostro le mie piaghe, a te scopro la mia vergogna. Conosco i miei peccati, che sono molti e grandi, per i quali io temo. spero nelle tue misericordie senza numero. Guarda dunque verso di me con gli occhi della tua clemenza, o signore Gesù Cristo, Re eterno, dio e uomo, che per l’uomo fosti crocifisso. Esaudiscimi, poiché spero in te, abbi misericordia di me pieno di miseria e di peccati, tu che non cesserai mai di far scaturire la fonte della misericordia. salve, o vittima della salvezza, offerta sul patibolo della Croce per me e per tutto il genere umano. salve, o nobile e prezioso sangue, che sgorghi dalle ferite del mio crocifisso signore Gesù Cristo e lavi i peccati di tutto il mondo. Ricordati, o signore, della tua creatura, che hai redento col tuo sangue. Mi pento di aver peccato e desidero di rimediare a ciò che ho fatto. togli dunque da me, o Padre clementissimo, tutte le mie iniquità ed i miei peccati, affinché, purificato di mente e di corpo, meriti di gustare degnamente il santo dei santi; concedimi che questa santa partecipazione del tuo Corpo e del tuo sangue, che io, sebbene indegno, intendo ricevere, sia remissione dei miei peccati, perfetta purificazione dei miei delitti, fuga dei cattivi pensieri, rigenerazione dei buoni sentimenti, salubre efficacia delle opere che ti piacciono, sicura tutela dell’anima e del corpo contro le insidie dei miei nemici. Amen.
Sant’Ambrogio Vescovo di Milano e Dottore della Chiesa

rano tempi di laceranti divisioni sociali. Il 7 dicembre 374 in una chiesa di Milano la discussione si era fatta animata. La spinosa designazione del nuovo vescovo della città, capitale dell’impero romano d’Occidente, aveva esacerbato la distanza tra cattolici e ariani. La negazione della divinità di Cristo, sostenuta da questi ultimi e avversata dai primi, era percepita come una barriera insormontabile nella scelta di un pastore che potesse rappresentare entrambi.

Un vescovo per tutti

Per trovare una mediazione fu chiamato il governatore di Lombardia, Liguria ed Emilia, noto per la sua imparzialità ed equità. Si chiamava Ambrogio, nato nel 340 a Treviri, in Germania, da una famiglia romana cristiana, terzogenito dopo due fratelli, i santi Marcellina e Satiro. A Roma aveva compiuto gli studi giuridici sui passi del padre, prefetto della Gallia, apprendendo l’oratoria e la letteratura greco-latina. I successi nella carriera di magistrato e l’equilibrio nel gestire anche le più spinose controversie lo avevano reso il candidato ideale a moderare l’acceso dibattito milanese iniziato dopo la morte del vescovo ariano Assenzio. L’invito al dialogo di Ambrogio convinse il popolo ed evitò lo scoppio di tumulti. Proprio quando il governatore pensava di aver compiuto con successo la sua missione, accadde l’imprevisto: dalla folla si levò forte una voce di bambino alla quale fece eco quella dell’intera assemblea: “Ambrogio vescovo!”. Cattolici e ariani con un’inaspettata concordia avevano trovato l’intesa. L’invocazione del popolo spiazzò Ambrogio: non era battezzato, si sentiva inadeguato. Si oppose rivolgendosi all’imperatore Valentiniano che però confermò il volere popolare. Ambrogio allora fuggì, ma anche papa Damaso lo ritenne idoneo alla dignità episcopale; quindi comprese la chiamata di Dio e accettò divenendo, a soli 34 anni, vescovo di Milano.

In preghiera, accanto al popolo

Distribuì ogni bene ai poveri e si dedicò allo studio dei Testi Sacri e dei Padri della Chiesa: “Quando leggo le Scritture”, diceva “Dio passeggia con me in Paradiso”.  Imparò a predicare e la sua oratoria affascinò il giovane Agostino di Ippona, segnandone la conversione. La vita di Ambrogio si fece sempre più frugale e austera, tutta spesa nello studio, nella preghiera, nell’ascolto assiduo e nella vicinanza ai poveri e al popolo di Dio. “Se la Chiesa ha dell’oro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi è nel bisogno”, diceva quando decise di fondere gli arredi liturgici per pagare il riscatto di alcuni fedeli sequestrati da soldati nordici.

 

La lotta all’eresia

Pace e concordia furono le sue priorità, ma mai tollerò l’errore. L’iconografia artistica ce lo consegna con lo staffile mentre colpisce gli eretici. Energica fu la sua lotta all’arianesimo che lo vide scontrarsi anche con governanti e sovrani. Da quel conflitto, esploso sotto l’imperatrice filo-ariana Giustina, Ambrogio uscì vincitore affermando l’indipendenza del potere spirituale da quello temporale. Emblematico l’episodio della strage di Tessalonica del 390. A seguito dell’eccidio di settemila persone in rivolta per la morte del governatore, Ambrogio riuscì a suscitare il pentimento di Teodosio che l’aveva ordinata. “L’imperatore è nella Chiesa, non sopra la Chiesa” era la convinzione del vescovo milanese che, a dispetto della legge, non consegnò neanche una chiesa agli ariani.

Il primato di Pietro

Ambrogio inoltre riconobbe sempre il primato del vescovo di Roma asserendo: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia”. L’amore a Cristo, alla Chiesa, a Maria emerge dalla copiosa produzione letteraria e teologica che gli ha conferito, insieme ai santi Girolamo, Agostino e Gregorio Magno, il titolo di grande dottore della Chiesa d’Occidente. Costruttore di basiliche, inventore degli inni che rivoluzionarono la preghiera, instancabile nell’orazione, Ambrogio morì il sabato santo del 397. A rendergli omaggio nella domenica di Pasqua accorse una folla immensa.

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