Sii umile
Quando il Maestro parla al cuore - XI
Autore: Padre Gaston Courtois
Dimènticati. Rinnègati. Interèssati a me e ti ritroverai al tuo posto, senza averlo cercato. Ciò che conta, è il cammino in avanti, l’ascensione del mio Popolo. Ciò che conta è l’insieme e ciascuno nell’insieme. Lascia che diriga la mia grande opera come intendo io. Ho bisogno molto più della tua umiltà che non dalla tua azione esteriore. Ti utilizzerò come meglio credo. Non hai nessun conto da chiedermi, né io ho alcun conto da renderti. Sii malleabile. Sii disponibile. Sii totalmente in mia mercé, in agguato della mia volontà. Strada facendo, ti mostrerò ciò che mi aspetto da te. Tu non vedrai immediatamente lo scopo, ma io lavorerò attraverso di te, mi si scoprirà in te sempre più spesso. Senza che te ne renda conto, farò passare attraverso di te la mia luce e la mia grazia.
Quasi tutte le difficoltà umane vengono dall’orgoglio umano. Chiedimi la grazia del distacco da tutte le vanità e ti sentirai più libero per venire a me e riempirti di me. È assolutamente nulla tutto ciò che non è me, e spesso le dignità umane fanno da schermo alla mia presenza, nella misura in cui coloro che ne sono rivestiti ne divengono prigionieri.
Io ti accolgo quando ti senti «nulla», «di poca importanza», quando fisicamente ti senti debole, annientato. Non temere, allora sono Io il tuo rimedio, il tuo soccorso e la tua forza. Tu sei nelle mie mani. Io so dove ti conduco.
Ti faccio passare attraverso l’umiliazione. Accettala con amore e fiducia. È il più bel regalo che io possa farti. Anche e soprattutto se è aspra, essa comporta tali elementi di fecondità spirituale che, se vedessi le cose come le vedo io, non vorresti essere umiliato di meno. Se tu sapessi ciò che può scaturire dalle tue umiliazioni unite alle mie! La grande opera dell’amore si realizza a forza di sofferenze, di umiliazioni e di carità oblativa. Il resto è così terribilmente illusorio! Quanto tempo perduto, quante sofferenze sciupate, quanti lavori in pura perdita, perché intaccati dal verme dell’orgoglio o della vanità!
Più comprenderai che sono io ad agire negli altri attraverso ciò che ti ispiro di dire loro, più la tua influenza su di essi si intensificherà e tu vedrai diminuire l’opinione che hai di te stesso. Penserai: «Non è il frutto del mio sforzo personale, Gesù era in me. Il merito e la gloria devono ritornare a lui».
Non inquietarti per l’affievolirsi di alcune tue facoltà, ad esempio la memoria. Non è dalla loro intensità che io giudico il valore degli uomini; il mio amore supplisce alle deficienze e alle mancanze umane. Ciò fa parte dei limiti imposti dall’età alla natura umana, e ti fa capire meglio la contingenza di ciò che passa e, dunque, di ciò che non è necessario.
È anche bene che tu ti convinca, ridimensionandoti, che da te stesso non sei nulla e non hai diritto a nulla. Utilizza con gioia tutto quel poco che ti lascio, con un senso di gratitudine per le esigue possibilità che ti sono ancora concesse. Nulla ti sarà tolto di quanto ti occorre per adempiere giorno dopo giorno la tua missione, ma lo utilizzerai in modo più puro, perché più cosciente dell’assoluta gratuità e della precarietà dei doni messi a tua disposizione.
È normale che talvolta tu sia incompreso, che le tue più oneste intenzioni siano deformate e che ti si attribuiscano sentimenti e decisioni che non vengono da te. Resta sereno e non lasciarti condizionare da cose di questo tipo. Lo stesso è accaduto per me, e ciò contribuisce alla redenzione del mondo.
Sii mite. Le occasioni per affermare il tuo buon diritto possono essere numerose, ma la logica divina non è la logica umana. Dolcezza e pazienza sono figlie del vero amore, che sa cogliere le attenuanti e stabilisce la giustizia nella vera equità.
Imita il più possibile la mia mitezza. La mia soavità non è sdolcinatezza. Il mio Spirito è al tempo stesso unione e forza, bontà e pienezza di potenza. Ricòrdati: beati i miti, poiché possederanno la terra e conserveranno il dominio di se stessi. Meglio ancora, già posseggono me e sono in grado di rivelarmi più facilmente agli altri.
Il mio grado di irradiazione in un’anima dipende dall’intimità della mia presenza. Ebbene, io non sono mai tanto presente come quando ritrovo in un cuore umano la mia dolcezza e la mia umiltà. Nella misura in cui rinunci a ogni idea di superiorità tu mi permetti di crescere in te, e questo, lo sai, è il segreto di ogni vera fecondità spirituale. Chiedimi di essere umile come io ti desidero, senza ombra di civetteria, ma in tutta semplicità.
L’umiltà facilita l’incontro dell’anima con il suo Dio e getta una luce nuova sui problemi della vita di ogni giorno. Allora io divento davvero il centro della tua vita. Per me tu agisci, scrivi, parli e preghi. Non sei più tu a vivere, sono io che vivo in te. Io divento tutto per te e tu mi ritrovi in tutti coloro ai quali ti rivolgi. La tua accoglienza, allora, è più benevola, la tua parola è più genuina portatrice del mio pensiero, i tuoi scritti sono in più giusta misura l’espressione del mio Spirito: ma quanto devi svestirti del tuo io!
La tua umiltà sia leale, fiduciosa e costante. Chiedimene la grazia. Più sarai umile, più penetrerai nella mia luce, e più la diffonderai intorno a te.
Senza condividere già la pienezza della gioia eterna che sarà tua, potrai fin da ora farne ricadere alcuni riflessi sulla tua anima e farli risplendere intorno a te. Sii sempre più un servitore della mia bontà, della mia umiltà, della mia gioia.
Le tue umiliazioni mi sono ancora più utili dei tuoi successi. Le tue rinunce mi sono ben più utili delle tue soddisfazioni. Come puoi inorgoglirti di ciò che non ti appartiene? Tutto ciò che sei, tutto ciò che hai ti è dato soltanto in prestito, come i talenti di cui dice il Vangelo. La tua stessa collaborazione, così preziosa ai miei occhi, non è che il frutto della mia grazia, e quando ricompenserò i tuoi meriti, saranno in realtà i miei doni che io premierò. In proprio ti appartengono soltanto i tuoi errori, le tue resistenze, le tue ambiguità, che solo la mia inesauribile misericordia può cancellare.