Stare là dove non avrei voluto: accogliere i misteriosi movimenti dello Spirito
Meditazione per la prima domenica di Quaresima
Autore: Padre Gaetano Piccolo
L’inatteso
La vita ci mette talvolta davanti a situazioni inattese, non cercate, ma inevitabili, che molte volte non dipendono da noi e che ci permettono provvidenzialmente, per quanto dolorosamente, di guardarci dentro. È come se accidentalmente ci trovassimo a passare davanti a una vetrina o a uno specchio che ci rimanda un’immagine di noi a cui non stavamo prestando attenzione. Presi dall’ordinarietà, non ci accorgiamo più di dove stiamo andando. La sventura, l’incidente, l’imprevisto interrompono quel tempo ordinario e ci fanno entrare dentro quella che anche metaforicamente chiameremmo una quaresima.
Mozioni spirituali
Forse proprio in questa prospettiva, il passo del Vangelo che apre questo cammino di quaresima ci presenta una situazione inattesa: Gesù è spinto nel deserto. Quel verbo (ekballo) indica proprio un movimento violento, quasi una costrizione, un essere gettati con forza da qualche parte. È chiaro quindi che Gesù accoglie un movimento interiore (una mozione direbbe sant’Ignazio) che lo spinge nel deserto.
Il deserto
Il deserto è un luogo fortemente simbolico nel linguaggio biblico, non solo come immagine, ma anche come momento fondamentale della vita del popolo d’Israele. Il deserto è certamente il luogo dove vengono meno i punti di riferimento, il deserto rappresenta la solitudine. È il luogo in cui emergono le nostre paure, il luogo dove non possiamo evitare di confrontarci con noi stessi. In questo senso il deserto è sempre un’immagine di quelle situazioni della nostra vita dove siamo costretti a guardarci dentro.
Per Israele però il deserto ricorda anche la sua storia: è nel deserto che avviene il lungo cammino che dalla schiavitù dell’Egitto porta alla terra premessa. Nel deserto Israele fa un’esperienza profonda del proprio peccato e dell’infedeltà, ma è anche nel deserto che si accorge di come Dio sia la sua sola forza. È lungo il cammino nel deserto che Israele riceve da Dio la legge, fondamento dell’alleanza. Questo ci porta a capire che molte volte le situazioni che sembrano solo disperate e spaventose, possono costituire invece il luogo della costruzione di una profonda relazione con Dio e un tempo di purificazione della nostra interiorità.
Lungo la vita
Proprio alludendo probabilmente ai quarant’anni del cammino di Israele nel deserto, il testo di Marco afferma che nel deserto Gesù ci resta quaranta giorni. Quaranta è un numero che indica una vita. A quarant’anni un uomo ha di fatto vissuto tutto quello che può vivere, è il tempo della pienezza. Gesù resta nel deserto quaranta giorni, come a dire che l’esperienza della prova appartiene alla vita intera. È tutta la nostra vita che attraversa momenti di deserto.
Guardarsi dentro
Anche per Gesù si tratta di un passaggio necessario prima di cominciare il suo ministero. Bisogna guardarsi dentro, confrontarsi con le proprie motivazioni. Per Gesù si tratta di assumere consapevolmente la missione di dare la vita per gli uomini. Ma perché? Cosa lo spinge? Sappiamo bene infatti che sulla figura del Messia c’erano molte attese, alcune di queste parlavano anche di violenza, di gloria, di successo. Quale tipo di Messia vuole essere Gesù? È una domanda a cui non può sottrarsi. E sarà proprio su queste possibilità che farà leva la tentazione. La versione di Matteo e Luca di questa esperienza nel deserto esplicita infatti il dialogo tra Gesù e il Diavolo: si tratta di scegliere tra la via del potere e del privilegio e quella della sofferenza e della croce.
La lotta interiore
Quando ci ritroviamo da soli nel deserto della vita, quando ci troviamo ad attraversare quelle situazioni inaspettate e spesso faticose, emerge tutto quello che c’è dentro di noi. In modo particolare si fanno sentire quei lati oscuri che di solito tendiamo a mettere a tacere. Si vedono maggiormente quelle ombre che abbiamo fatto finta di non vedere. Il deserto della vita ci costringe a fare i conti con tutto questo.
Il racconto di Marco ci descrive l’esito finale della lotta di Gesù con tutto quello che cerca di spaventarlo: Gesù stava con le bestie selvatiche. Possiamo pensare a tutto quello che urla dentro di noi e ci spaventa. È la nostra umanità. Gesù non rinuncia alla sua umanità, non la disprezza e non la uccide, ma sa stare con essa! Il deserto è il tempo in cui siamo chiamati a imparare a dialogare con le bestie selvatiche che ci abitano. Se infatti da un lato Gesù deve affrontare la minaccia delle bestie selvatiche, sperimenta anche la presenza degli angeli che lo servono. Il Padre infatti, ne siamo certi, non ci lascia mai soli in questa lotta.