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Testimoni della misericordia: Sr. Faustina Kowalska

Apostola della Misericordia

Autore: Rosa Vettese

Nata in un villaggio polacco e battezzata col nome di Elena, è la terza dei 10 figli di una modesta famiglia di contadini, nella Polonia divisa tra gli imperi russo, tedesco e austriaco. Lei fa tre anni di scuola, poi va a servizio presso alcune famiglie benestanti.

Pensava di farsi suora già da piccola, ma realizza il progetto solo nell’agosto 1925: a Varsavia entra nella comunità della Vergine della Misericordia, prendendo i nomi di Maria Faustina. E fa la cuoca, la giardiniera, la portinaia, passando poi per varie case della Congregazione (tra cui, quelle di Varsavia, Vilnius e Cracovia). Ma al tempo stesso è destinataria di visioni e rivelazioni che i suoi confessori le suggeriscono di annotare in un diario (poi tradotto e pubblicato in molte lingue). E tuttavia non crede che questi fatti straordinari siano un marchio di santità. Lei scrive che alla perfezione si arriva attraverso l’unione intima dell’anima con Dio, non per mezzo di “grazie, rivelazioni, estasi”.

Queste sono piuttosto veicoli dell’invito divino a lei, perché richiami l’attenzione su ciò che è stato già detto, ossia sui testi della Scrittura che parlano della misericordia divina e poi perché stimoli fra i credenti la fiducia nel Signore (espressa con la formula: Gesù, confido in te) e la volontà di farsi personalmente misericordiosi. Muore a 33 anni in Cracovia. Beatificata nel 1993, è proclamata santa nel 2000 da Giovanni Paolo II. Le reliquie si trovano a Cracovia-Lagiewniki, nel santuario della Divina Misericordia.

DAI SUOI SCRITTI

“A diciott’anni chiesi insistentemente ai genitori il permesso di ritirarmi in un convento. Ne ebbi un categorico rifiuto. Allora mi diedi alle vanità della vita, anche se l’anima non trovava in esse soddisfazione alcuna. Fu la grazia del Signore ad avere il sopravvento su di me. Una volta ero ad ballo con una delle mie sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l’anima mia cominciò a provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: “Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?” All’istante si spense l’allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me.

Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c’erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: “Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento”. Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo vestito, senza nient’altro, arrivai a Varsavia” (Diario, 9). “Segretaria del Mio mistero più profondo, sappi che sei in confidenza esclusiva con Me. Il tuo compito è quello di scrivere tutto ciò che ti faccio conoscere sulla Mia Misericordia, per il bene delle anime che leggendo questi scritti proveranno un conforto interiore e saranno incoraggiate ad avvicinarsi a Me. E perciò desidero che tutti i momenti liberi li dedichi a scrivere” (Diario, 1693). “Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!” (Diario, 1448). “Il Signore non fa mai violenza alla nostra libera volontà.

Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia di Dio oppure no, se collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo” (Diario, 1107). “Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria, di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153). “Tutto ciò che è terreno dura poco.

E tutto quello che sembra grande se ne va in fumo e non dà libertà all’anima, ma stanchezza. Felice l’anima che comprende queste cose e tocca la terra con un piede solo” (Diario, 1141). “…Il Signore mi elargì molta luce per farmi conoscere i Suoi attributi. Il primo attributo che il Signore mi fece conoscere è la Sua Santità. Tale Santità è così grande, che davanti a Lui tremano tutte le Potenze e le Virtù (…) La Santità di Dio è distribuita sulla Chiesa e su ogni suo membro, ma non in uguale misura. Ci sono delle anime completamente divinizzate, ma ci sono anche anime che vivono a malapena. Il secondo attributo che il Signore mi fece conoscere è la Sua Giustizia. La Sua Giustizia è così grande e penetrante che raggiunge fino in fondo l’essenza delle cose e tutto davanti a Lui è nella sua nuda realtà (…) Il terzo attributo è l’Amore e la Misericordia. E compresi che l’Amore e la Misericordia è l’attributo più grande. Esso unisce la creatura al Creatore. L’amore più grande e l’abisso della Misericordia li riconosco nell’Incarnazione del Verbo, nella Redenzione da Lui operata.

E da ciò compresi che questo attributo è il più grande in Dio” (Diario, 180). “…Ma scrivilo per molte anime, che talvolta si affliggono perché non posseggono beni materiali coi quali praticare le opere di Misericordia. La Misericordia spirituale però ha un merito molto maggiore e per essa non occorre avere né l’autorizzazione né il granaio, essa è accessibile a qualsiasi anima. Se un’anima non pratica la Misericordia in qualunque modo, non otterrà la Mia Misericordia nel giorno del giudizio. Oh, se le anime sapessero accumulare per sé tesori eterni, non verrebbero giudicate, prevenendo il Mio giudizio con la Misericordia!” (Diario, 1317).

IL CULTO DELLA DIVINA MISERICORDIA

L’immagine. Una sera, trovandomi nella mia cella, vidi il Signore Gesù in abito bianco. Teneva una mano alzata come se benedicesse, mentre con l’altra toccava sul petto la sua veste. Dalla veste leggermente aperta, uscivano due grandi raggi: uno era rosso, l’altro chiaro. In silenzio, tenevo gli occhi fissi sul Signore. Ero presa dal timore, ma al tempo stesso m’invadeva una gioia indescrivibile. Passò un istante. Gesù parlò: «Dipingi un’immagine sul modello di come tu mi vedi. Scrivici sotto: Gesù, confido in te! Desidero che questo quadro venga venerato dapprima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, la quale venererà quest’immagine, non perirà.

Le prometto la vittoria sui nemici fin da questa terra, ma specialmente nell’ora della morte. Io la difenderò come mia gloria». Con il pennello e coi colori. — Riferii la visione avuta al confessore. Mi rispose: «Tutto questo riguarda la tua anima. Dipingi l’immagine di Dio dentro di te». Però, mentre abbandonavo il confessionale, udii la voce che già conoscevo: «La mia immagine si trova già dentro di te. Desidero si stabilisca una festa consacrata alla mia misericordia e che il quadro, dipinto con il pennello e i colori, venga solennemente benedetto. La festa della mia misericordia cadrà nella domenica che segue la Pasqua. Desidero che i sacerdoti annuncino la mia misericordia verso le anime cadute nel peccato. Non abbia paura il peccatore di avvicinarsi a me. Le fiamme della misericordia mi divorano e voglio riversarle sugli uomini». Il segno.

Quando spiegai ai superiori ciò che Dio mi aveva chiesto, risposero che Gesù doveva farsi riconoscere con qualche segno. Allorché domandai a Gesù un segno come prova che testimoniasse che quelle richieste venivano da lui, udii interiormente questa voce: «Chiarirò tutto ai tuoi superiori mediante le grazie che accorderò attraverso quest’immagine». Più tardi, avendo tentato di fuggire tali ispirazioni, Gesù mi disse che nel giorno del giudizio mi avrebbe chiesto conto di un gran numero di anime. Un ordine preciso. — Oppressa dalle difficoltà createmi contro dal fatto che Gesù mi parlava ed esigeva l’esecuzione di un’immagine, risolsi di domandare al confessore che mi esonerasse dal seguire ispirazioni di tal genere e, al tempo stesso, dal dovere di dipingere quel quadro. Dopo avermi ascoltato, il confessore mi rispose: «Non la esonero da nulla. Sorella, non le è lecito sottrarsi a queste ispirazioni!». Avevo sperato di sbarazzarmi d’ogni cosa, ed ecco che ora avevo un ordine preciso. Rimasi abbattuta. Scongiurai Gesù stesso di trasferire tutte queste grazie a qualcun altro, perché io non sapevo come fare e avrei finito per sprecarle. Mi rispose: «Con la tua miseria porto a termine l’opera della mia misericordia!». Devo riconoscere che le decisioni di Dio sono diverse da ogni nostra aspettativa.

Raggi sul mondo. Rientravo dal giardino con le alunne per la cena, dieci minuti prima delle sei. Ed ecco Gesù, sopra la cappella, in quello stesso aspetto con cui vuole venir dipinto sull’immagine. I due raggi provenienti dal suo petto coprivano la cappella con la vicina infermeria. Di lì a poco, osservai come i due raggi s’aprissero per cingere tutta la città. Poi, lentamente si diffusero sempre più lontano e coprirono il mondo con la loro luce. La visione durò pochi minuti e poi scomparve. Per Gesù si può tutto sopportare. — La sera della visione di Gesù sopra la cappella e sopra il mondo, una delle ragazze mi camminava accanto piuttosto discosta dalle altre. Anch’essa vide quegli stessi raggi, ma non poté scorgere Gesù. Dopo la cena, la fanciulla mi confidò d’esser rimasta talmente impressionata da quei raggi, che non le riusciva più di trovar pace per la gran voglia di parlarne a tutti.

Si rallegrò il mio cuore per il fatto che Gesù si faceva conoscere di propria iniziativa anche se, a cagione di quel fatto, sarei andata incontro ad altri dispiaceri. Per Gesù, si può tutto sopportare. Chi potrà dipingerti? — Wilno 1934. Mi recai per l’ultima volta dal pittore che aveva appena terminato di riprodurre coi colori sulla tela l’immagine voluta di Gesù. Vedendo che non era bella come io l’avevo vista nell’apparizione, ne rimasi tutta contristata. Non feci sapere a nessuno la mia pena. All’uscita della casa del pittore la superiora, che mi aveva accompagnato, si trattenne in città per vari affari. Tornai a casa da sola e mi recai in cappella. Mi misi a piangere. Dissi al Signore: «Chi potrà dipingerti altrettanto bello quanto sei?». Di colpo, udii questa risposta: «Non è la bellezza del colore o la bravura del pennello, ma la grazia che io vi infondo a dare valore a questo quadro». Il recipiente. Era passato qualche tempo. Gesù mi disse: «Lo sguardo che vi rivolgo dall’immagine è quello stesso con cui io vi guardavo dalla croce. Con quest’immagine, offro all’umanità il recipiente mediante il quale possa attingere grazie alla sorgente della mia misericordia.

Il recipiente è esattamente questo quadro con la sua scritta: Gesù, confido in te!». Ostra Brama (Wilno) — Gesù mi disse: «Desidero che la mia immagine venga esposta pubblicamente nella domenica che viene dopo Pasqua». Per un caso inaspettato, fu esattamente la prima domenica dopo Pasqua che l’immagine ricevette per la prima volta un culto pubblico. Fu issata, infatti, davanti ad un’alta finestra del santuario dell’Ostra Brama a Wilno. Collocata così, era visibile a distanza. Fu in occasione della chiusura del millenario della redenzione. Direi che l’opera della redenzione venga richiamata in qualche modo da quest’opera della misericordia ora richiesta dal Signore. Strumenti di misericordia. — Oggi la madre superiora mi mostrò l’opuscolo dov’era riprodotta l’immagine del Salvatore misericordioso con stampate le coroncine, le litanie e la novena. Chiesi alla madre di lasciarmi il libretto per poterlo scorrere. Mentre lo stavo sfogliando, Gesù mi disse: «Molte anime già vengono attirate al mio amore mediante quell’immagine e la mia misericordia si serve delle parole del libretto per agire su di loro».

Visione.

Mi trovai rapita in spirito con lo sguardo nel futuro. Ed ecco, davanti a me, l’immagine del Salvatore misericordioso. Vidi l’immagine come se fosse viva. Attorno ad essa stavano appesi numerosi ex-voto. Scorgevo, al tempo stesso una folla immensa di gente che vi conveniva e potei notare come molti, tra la folla, traboccavano di gioia. Il mio confessore mi comandò di domandare a Gesù il significato dei due raggi che si vedono uscire dal suo petto nel quadro raffigurante la divina misericordia. Gesù rispose: «I due raggi raffigurano il sangue e l’acqua. Il raggio chiaro è l’acqua che giustifica le anime. Il raggio rosso è il sangue che delle anime è la vita. Questi raggi scaturirono entrambi dall’intimo della mia misericordia quando, sulla croce, il mio cuore venne spalancato dalla lancia. Essi difendono le anime dallo sdegno del Padre mio. Beato colui che in essi cercherà riparo, perché Dio non lo colpirà con la giustizia».

CORONCINA

«Ogni volta che senti l’orologio battere le tre, ricordati di immergerti tutta nella Mia Misericordia, adorandola ed esaltandola; invoca la sua onnipotenza per il mondo intero e specialmente per i poveri peccatori, poiché fu in quell’ora che venne spalancata per ogni anima (1572). E’ un’ora di grande misericordia per il mondo intero». (1320). Gesù desidera che ogni giorno si onori il momento della Sua agonia sulla Croce (alle tre del pomeriggi), in cui come Egli stesso ha detto: «fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia» (1572).

Desidera perciò che in quel momento si mediti la Sua dolorosa Passione perché proprio in essa è apparso in modo più chiaro l’amore di Dio per gli uomini; desidera che si adori e si esalti la misericordia di Dio e che per i meriti della Passione di Gesù Cristo vengano implorate grazie per se stessi, per il mondo intero e soprattutto per i peccatori.

«In quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono – raccomandava Gesù a suor Faustina – e se non puoi fare la Via Crucis, entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio cuore che nel SS. Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi» (1572). In quell’ora – proseguiva il Salvatore – otterrai tutto per te stessa e per gli altri (1572). In quell’ora non rifiuterò nulla all’anima che mi prega per la Mia Passione» (1320).

La preghiera nell’Ora della Misericordia è strettamente legata alle tre del pomeriggio e deve essere rivolta a Gesù.

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