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“Tutto bello… ma è tutto qui?”

Omelia – XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C a partire da Lc 10,25-37

Autore: Don Flavio Maganuco

Omelia – XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Avete presente quelle giornate in cui il caffè non trabocca dalla tazzina, il traffico è scorrevole, le persone attorno a te sembrano persino gentili: quelle in cui tutto fila liscio. Sono rare, ma ogni tanto “i pianeti si allineano” e le cose vanno così.
Eppure… anche in quelle giornate che sulla carta sembrano perfette, può affiorare dentro un pensiero strano, come una stonatura sottile:
Tutto bello… ma è tutto qui?”

Non è tristezza, non è depressione.
È più una specie di fame: di qualcosa che ancora manca, anche se non sapresti dire esattamente cosa.
Magari hai un buon lavoro, una bella casa, degli affetti stabili…
eppure ogni tanto ti chiedi se stai davvero vivendo o solo riempiendo giornate.

È come quando hai finito un pranzo e ti resta un languorino. Non hai fame… ma non sei nemmeno sazio.

E forse è proprio da qui che nasce, sotto sotto, la domanda che oggi qualcuno rivolge a Gesù:
Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”

Non è la domanda dei super devoti o dei filosofi…
ma la domanda di chi sente che c’è qualcosa di più grande da vivere.
E che forse quel “di più” non lo trovi correndo, ma fermandoti a guardare ciò che conta.

In fondo, tutti ci chiediamo la stessa cosa:
Come si fa a vivere bene? A vivere davvero?

Gesù, come spesso fa, non risponde subito.
Rimanda la domanda al suo interlocutore: Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”
E l’uomo risponde bene:
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore… e il tuo prossimo come te stesso.”

Tutto lì.
Il cuore della fede non è un elenco di regole, ma una relazione viva.
Amare Dio, amare il prossimo.
È la Legge, sì… ma una legge che ha il volto dellamore.

Il Vangelo non chiede cose difficili da capire, ma da fare. : chiede di amare in modo vero.
E questa è la cosa più difficile del mondo.

E subito, come spesso accade anche a noi, l’uomo cerca un modo per ridurre la portata di quella parola:
E chi è il mio prossimo?”
Come a dire: fino a che punto devo amare?

  • Come quando tuo figlio ti ignora tutto il giorno, e poi da dietro una porta urla: Maaa, quando si mangia?”
    Fino a che punto devo amare?
  • Come quando ti sei aperto con qualcuno, e poi lo senti ridere alle tue spalle.
    Fino a che punto devo amare?

La risposta non vi piacerà: l’amore vero comincia quando finisce la voglia di amare.

 

Ed è qui che la prima lettura ci viene in soccorso, con parole luminose:
Questa parola è molto vicina a te, sulla tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.”
Cioè, anche se sembra difficile, non loè; anche se sembra lontana, è già lì, come un seme.
Non serve scalare il cielo o attraversare il mare. Serve solo il coraggio di ascoltarla.

Dio non ci chiede di fare limpossibile. Ci chiede di essere fedeli a ciò che già sappiamo nel cuore.

  • Come quando senti che dovresti fare una telefonata e invece
  • Come quando sei stanco, ma sai che quellascolto vale più di unora di riposo.
  • Come quando intuisci che è il momento di tacere, ma dentro urla la voglia di avere ragione.

La legge di Dio è come una canzone conosciuta: ne conosci il titolo, il testo , ma non sempre hai la voglia di cantarla

 

Il salmo lo dice con immagini belle:
La legge del Signore è perfetta, rinfranca lanima… è luce agli occhi, è dolce più del miele.”
Non è una zavorra.
È una forza, una gioia, una bussola.

Perchè non c’è niente di più liberante che sapere dove andare.

Nel mondo in cui tutto è opinione, in cui ognuno si fa la sua verità,
questa legge ci dà una certezza: siamo stati creati per amare, non per calcolare.
E il nostro cuore trova pace solo lì.

 

San Paolo allora ci porta un passo oltre:
Cristo è immagine del Dio invisibile… tutto è stato creato in lui e per mezzo di lui… e in lui tutto è stato riconciliato.

In altre parole: la legge di Dio ha preso carne.
Ha camminato sulle nostre strade, ha toccato le nostre ferite.
Non è più scritta sulla pietra, ma incarnata in Gesù.
E Gesù non ha spiegato la legge: lha vissuta.

La legge è diventata persona. E ha un volto: quello di Cristo.

E siamo arrivati al Vangelo, e alla parabola che conosciamo bene tutti: quella del Buon Samaritano.
Un uomo mezzo morto. Due passano oltre. Uno si ferma.

Chi è il prossimo?
Non chi ha un legame di sangue. Non chi ci è simpatico.
Il prossimo è chi ci ferma mentre stavamo andando altrove.

E quel Samaritano non è solo un modello da imitare:
è Cristo stesso, che si fa vicino, che si prende cura, che ci carica sulle sue spalle e paga per noi.

  • Quando nessuno si accorge del nostro dolore, è Lui che si china.
  • Quando siamo feriti, è Lui che versa olio e vino.
  • Quando ci sentiamo abbandonati, è Lui che promette di tornare.

Cristo è il Samaritano della nostra storia.

Ma non possiamo fermarci alla contemplazione.
Perché Gesù alla fine dice: Vae anche tu facosì.”

E allora capiamo:
Lamore non è unidea. È unazione. È un modo di vivere.

Il Vangelo non ci chiede di capire tutto, ma di non passare oltre.

Chi è oggi l’uomo mezzo morto che incrocio?

  • Un collega che chiede aiuto?
  • Un vicino che sta crollando dentro?
  • Un familiare che non perdono da anni?

Il prossimo non è mai lontano. È chi ti costringe a rallentare.

Ma tutto questo non possiamo farlo da soli.
Il Buon Samaritano che è in noi è un  frutto coltivato dallo Spirito, dall’ascolto, dalla sequela; non della nostra bravura.

Non si ama perché si è buoni. Si ama perché si è amati.

E proprio per questo oggi celebriamo l’Eucaristia.
Per ricevere il dono dellAmore che ci precede.
Qui Cristo si ferma ancora davanti a noi. Ci cura. Ci nutre. Ci affida il prossimo.

LEucaristia non è un premio per chi è bravo. È come un integrerore per chi vuole davvero amare, e farlo fino in fondo.

E allora, nel cuore di questestate,
nel tempo del Giubileo della Speranza che ci invita a ripartire dall’essenziale,
chiediamoci:
Chi sono io nella parabola? Passo oltre… o mi fermo?

La vita eterna non si eredita domani. Si comincia a vivere oggi, quando impariamo ad amare sul serio. Amen.