Udienza Generale del 1° agosto 2007
San Basilio (2)
Autore: Papa Benedetto XVI
Cari fratelli e sorelle, dalla vita e dagli scritti di san Basilio – era questo l’argomento della nostra precedente catechesi – possiamo ricavare alcuni messaggi importanti e validi anche per noi oggi. Anzitutto il richiamo al mistero di Dio, che resta il riferimento più significativo e vitale per l’uomo. Il Padre è «il principio di tutto e la causa dell’essere di ciò che esiste, la radice dei viventi» (Om. 15,2 sulla fede), e soprattutto è «il Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (Anafora di san Basilio). Risalendo a Dio attraverso le creature, noi «prendiamo coscienza della sua bontà e della sua saggezza» (Basilio, Contro Eunomio 1,14). Il Figlio è l’«immagine della bontà del Padre e sigillo di forma a Lui uguale» (cfr Anafora di san Basilio). Con la sua obbedienza e la sua passione il Verbo incarnato ha realizzato la missione di Redentore dell’uomo (cfr Basilio, Omelie sui Salmi 48,8; cfr anche Il Battesimo 1,2,17). Nell’insegnamento di Basilio trova ampio rilievo l’opera dello Spirito Santo. «Da Lui, il Cristo, rifulse lo Spirito Santo: lo Spirito della verità, il dono dell’adozione filiale, il pegno dell’eredità futura, la primizia dei beni eterni, la potenza vivificante, la sorgente della santificazione» (cfr Anafora di san Basilio). Lo Spirito anima la Chiesa, la riempie dei suoi doni, la rende santa. La luce splendida del mistero divino si riverbera sull’uomo, immagine di Dio, e ne innalza la dignità. Guardando a Cristo, si capisce appieno la dignità dell’uomo. Basilio esclama: «[Uomo], renditi conto della tua grandezza considerando il prezzo versato per te: guarda il prezzo del tuo riscatto, e comprendi la tua dignità!» (Omelie sui Salmi 48,8). In particolare il cristiano, vivendo in conformità al Vangelo, riconosce che gli uomini sono tutti fratelli tra di loro; che la vita è un’amministrazione dei beni ricevuti da Dio, per cui ognuno è responsabile di fronte agli altri, e chi è ricco deve essere come un esecutore degli ordini di Dio benefattore (cfr Omelia 4 sull’ elemosina e Omelia 6 sull’avarizia). Tutti dobbiamo aiutarci, e cooperare come le membra di un corpo (Ep. 203,3). Le opere di carità sono necessarie per manifestare la propria fede: per mezzo di esse gli uomini servono Dio stesso (cfr Regole morali 5,2). A questo proposito, alcuni testi delle omelie basiliane restano anche oggi coraggiosi ed esemplari: «“Vendi quello che hai e dallo ai poveri” (Mt 19,22) …: perché, anche se non hai ucciso o commesso adulterio o rubato o detto falsa testimonianza, non ti serve a nulla se non fai anche il resto: solo in tale modo potrai entrare nel regno di Dio» (Omelia contro i ricchi 1). Chi infatti, secondo il comandamento di Dio, vuole amare il prossimo come se stesso, «non deve possedere niente di più di quello che possiede il suo prossimo» (ibid.). «Sei povero?», domandava; «l’altro è più povero di te. Tu hai il pane per dieci giorni, lui per uno soltanto. Ciò che t’avanza ed abbonda, questo tu – come persona buona e benevola – dividilo equamente col bisognoso. Non dubitare di donare del tuo poco; non anteporre il tuo vantaggio all’emergenza pubblica! Se il tuo cibo è ridotto ad un unico pane e davanti alla porta sosta un mendicante, tira fuori dalla tua dispensa quell’unico pane e, postolo sulle mani e guardando al cielo, di’ con voce lamentosa e amorevole: “Ho solo quest’unico pane che vedi, o Signore, e il pericolo della fame evidentemente incombe. Pongo però davanti a me il tuo comandamento e del mio poco offro una parte al fratello affamato. Ora tu stesso vieni in aiuto del tuo servo esposto al rischio. Conosco la tua bontà, confido nella tua potenza”» (Omelia in tempo di fame e di siccità 6). Ben meritato è dunque l’elogio fatto da Gregorio di Nazianzo: «Basilio ci persuase che noi, essendo uomini, non dobbiamo disprezzare gli uomini, né oltraggiare Cristo, capo comune di tutti, con la nostra disumanità verso gli uomini; piuttosto, nelle disgrazie degli altri, dobbiamo beneficare noi stessi, e fare prestito a Dio della nostra misericordia, perché abbiamo bisogno di misericordia» (Discorso 43,63). Parole, queste, ancora molto attuali. Vediamo come san Basilio è realmente uno dei Padri della Dottrina sociale della Chiesa. Basilio, inoltre, ci ricorda che per tenere vivo in noi l’amore verso Dio e verso gli uomini è necessaria l’Eucaristia, cibo adeguato per i battezzati, capace di alimentare le nuove energie derivanti dal Battesimo (cfr Il Battesimo 1,3,1). E’ motivo di immensa gioia poter partecipare all’Eucaristia (Regole morali 21,3), istituita «per custodire incessantemente il ricordo di Colui che è morto e risorto per noi» (Regole morali 80,22). L’Eucaristia, immenso dono di Dio, tutela in ciascuno di noi il ricordo del sigillo battesimale e consente di vivere in pienezza e fedeltà la grazia del Battesimo. Per questo il santo Vescovo raccomanda la comunione frequente, anche quotidiana: «Comunicare anche ogni giorno ricevendo il santo corpo e sangue di Cristo è cosa buona e utile; poiché Egli stesso dice chiaramente: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54). Chi dunque dubiterà che comunicare continuamente alla vita non sia vivere in pienezza?» (Ep. 93). L’Eucaristia, in una parola, ci è necessaria per accogliere in noi la vera vita, la vita eterna (cfr Regole mortali 21). Infine, Basilio si interessò naturalmente anche di quella porzione eletta del popolo di Dio che sono i giovani, il futuro della società. A loro indirizzò un Discorso sul modo di trarre profitto dalla cultura pagana del tempo. Con molto equilibrio e apertura, egli riconosce che nella letteratura classica, greca e latina, si trovano esempi di vita retta. Questi esempi possono essere utili per il giovane cristiano alla ricerca della verità, del retto modo di vivere (cfr Discorso ai giovani 3). Pertanto bisogna prendere dai testi degli autori classici quanto è conveniente e conforme alla verità: così con atteggiamento critico e aperto – si tratta infatti di un vero e proprio «discernimento» – i giovani crescono nella libertà. Con la celebre immagine delle api, che colgono dai fiori solo ciò che serve per il miele, Basilio raccomanda: «Come le api sanno trarre dai fiori il miele, a differenza degli altri animali che si limitano al godimento del profumo e del colore dei fiori, così anche da questi scritti … si può ricavare qualche giovamento per lo spirito. Dobbiamo utilizzare quei libri seguendo in tutto l’esempio delle api. Esse non vanno indistintamente su tutti i fiori, e neppure cercano di portar via tutto da quelli sui quali si posano, ma ne traggono solo quanto serve alla lavorazione del miele, e tralasciano il resto. E noi, se siamo saggi, prenderemo da quegli scritti quanto si adatta a noi, ed è conforme alla verità, e lasceremo andare il resto» (Disc. ai giovani 4). Basilio, soprattutto, raccomanda ai giovani di crescere nelle virtù: «Mentre gli altri beni … passano da questo a quello come nel gioco dei dadi, soltanto la virtù è un bene inalienabile e rimane durante la vita e dopo la morte» (Disc. ai giovani 5). Cari fratelli e sorelle, mi sembra si possa dire che questo Padre di un tempo lontano parla anche a noi e ci dice delle cose importanti. Anzitutto, questa partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore, Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un mondo giusto e fraterno.
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