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Un fuoco che cambia la nostra vita

Riflessioni per meditare nel Tempo Ordinario

Autore: Autori Cristiani

– Un fuoco che cambia la nostra vita

– L’amore dello Spirito Santo

– Essere luce della speranza


In cammino per Gerusalemme, il Signore svela ai suoi discepoli alcuni dei più profondi desideri che porta nel cuore: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (Lc 12, 49-50). In questo caso, il fuoco è quello dell’amore divino, che vuole comunicare a tutte le anime per purificarle e per accenderle; con il battesimo, Gesù fa riferimento alla croce, sulla quale sarebbe stato evidente questo amore ardente per noi.

Queste parole del Signore si impressero con forza nell’anima di san Josemaría sin dalla sua giovinezza, anche prima che Dio gli facesse vedere l’Opus Dei: «Prima di sapere quello che il Signore voleva da me, ma sapendo che voleva molto, molto spesso spalancavo il cuore e dicevo ad alta voce quel igne veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? (Lc 12, 49). E rispondevo, anche cantando: Ecce ego quia vocasti me! (1Sam 3, 5ss). Mio fratello, allora molto piccolo (…), imparò quelle parole senza conoscerne il significato, e di tanto in tanto la cantava, molto male, accanto a me. Dovevo scacciarlo: vattene! Vattene! Ma ascoltarlo mi piaceva, perchè per me era uno sprone: lo sia anche per voi; non siate mai appagati; sappiate essere portatori del fuoco divino, della luce divina, del calore del cielo, dell’amore di Dio, in tutti gli ambienti della terra»[1].

Gesù è venuto al mondo a portare la buona notizia della salvezza. Con queste parole «ci sta dicendo che il Vangelo è come un fuoco, perché si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia, brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire dall’individualismo, sfida a vincere l’egoismo, sfida a passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto, di Gesù risorto»[2]. La parola di Gesù non lascia indifferenti, ma accende in ognuno l’inquietudine di mettersi in cammino per accogliere la chiamata del Signore e i bisogni degli altri. È come un fuoco, che « mentre ci riscalda con l’amore di Dio, vuole bruciare i nostri egoismi, illuminare i lati oscuri della vita (…), consumare i falsi idoli che ci rendono schiavi»[3].


Le immagini del fuoco e del battesimo fanno riferimento anche al giorno di Pentecoste. Il fuoco che ardeva nel cuore di Cristo è lo stesso fuoco dello Spirito Santo: è lui che ci porta la luce divina. Il fuoco è immagine della carità, l’amore di Dio che « è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Assecondando questa azione divina possiamo aspirare alla santità, radicata nelle circostanze reali e concrete nelle quali viviamo; una santità, quindi, «che assume, eleva e porta a perfezionamento, senza distruggerla, la personalità di ciascuno»[4].

«Siamo abituati a pensare che l’amore derivi essenzialmente dalla nostra osservanza, dalla nostra bravura, dalla nostra religiosità. Invece lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano. E che questo amore non nasce tanto dalle nostre capacità, questo amore è dono suo. Egli ci insegna ad amare, e dobbiamo chiedere questo dono»[5]. Se ci lasciamo guidare dallo Paraclito, egli potrà purificare il nostro cuore, in modo che possiamo sperimentare il gusto della libertà, perché «dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2Co 3, 17). «Lo Spirito Santo dà la possibilità di essere non dei semplici osservanti della Legge, ma dei liberi, ferventi e fedeli realizzatori del disegno di Dio»[6].

In questo senso, san Paolo scrisse ai Romani: «Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (Rm 8, 14-15). Il Signore vuole che il nostro rapporto con lui non sia quello di un servo con il padrone, ma di un figlio con il proprio padre. Per questo, tutte le nostre quotidiane azioni possono essere un gesto d’amore, comprese quelle che richiedono un sacrificio maggiore. Come ricorda il prelato dell’Opus Dei: «Si può fare con gioia – e non malvolentieri – quello che costa, quello che non piace, se lo si fa per e con amore, e dunque liberamente»[7]. Lo Spirito Santo potrà aiutarci in modo che i nostri atti siano manifestazione dell’amore che muove la nostra vita.

Il fuoco dell’amore di Dio è stato acceso nella nostra anima con il battesimo, quando lo Spirito Santo ha cominciato ad abitare dentro di noi. Ma, un fuoco può rimanere forte, oppure affievolirsi fino a ridursi a una brace sotto la cenere, o anche spegnersi del tutto. Noi cristiani siamo chiamati a mantenere accesa la fiamma della fede e dell’amore nel nostro cuore, e un modo buono per farlo e quello di trasmetterla ad altri: dare luce e calore ogni giorno, a quelli che ci stanno vicino, con la nostra testimonianza, la nostra comprensione e la nostra amicizia. «La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro e in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla luce di Cristo e offrono così orientamento per la nostra traversata»[8]. Con il loro sincero affetto per noi e con la loro gioia profonda magari hanno acceso nella nostra anima il desiderio di coltivare una maggiore intimità con Dio. Oltre ad avere per loro un sentimento di gratitudine, può spingerci anche a riflettere questa luce su chi ci sta intorno. Come figli di Dio, siamo «Portatori dell’unica fiamma capace di illuminare i cammini terreni delle anime, dell’unico fulgore, nel quale mai potranno darsi oscurità, ombre o penombre. — Il Signore si serve di noi come di torce, perché questa luce illumini… Da noi dipende che molti non rimangano nelle tenebre, ma percorrano sentieri che conducono fino alla vita eterna»[9]. Chiediamo alla Madonna di avere lo stesso desiderio di suo Figlio per estendere il fuoco del suo amore per tutta la terra.


[1] San Josemaría, Appunti di un incontro familiare, 12-II-1975.

[2] Francesco, Angelus, 14-VIII-2022.

[3] Ibidem.

[4] San Giovanni Paolo II, Udienza, 10-IV-1991.

[5] Francesco, Omelia, 5-VI-2022.

[6] San Giovanni Paolo II, Udienza, 10-IV-1991.

[7] Mons. Fernando Ocáriz, Lettera pastorale, 9-I-2018, n. 6.

[8] Benedetto XVI, Spe salvi, n. 49.

[9] San Josemaría, Forgia, n. 1.


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