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Vai bene come sei!

Meditazione per la Quinta domenica del T.O. anno C

Autore: Don Gaetano Piccolo

«Lasciamo da parte questa pesca
nella quale le gioie sono mescolate alle lacrime:
le gioie in quanto vengono adunati i buoni,
mescolate a lacrime perché a mala pena
si riesce a sopportare i cattivi».
Sant’Agostino, Discorso 250, 2

I fallimenti come occasione

I fallimenti possono essere occasioni propizie. Talvolta diventano la spinta per ricominciare, ci aiutano a guardare la nostra vita con più realismo e umiltà. Ciò non toglie che siano anche momenti rischiosi, perché alcuni non trovano il coraggio di reagire e restano schiacciati sotto il peso di un’immagine andata in frantumi. Forse per questo, proprio come nel Vangelo di questa domenica, il Signore vuole entrare nei nostri fallimenti per aiutarci a rileggerli con uno sguardo nuovo, per indicarci che insieme con lui possiamo trasformare le macerie della nostra vita.

Il desiderio di Dio

Tutto parte da un desiderio di Dio che non viene mai meno: Dio desidera salvare la nostra vita! E prima del nostro grido di aiuto verso Dio, c’è lo sguardo eterno del Signore su di noi. Sebbene ci fossero due barche ormeggiate alla riva, Gesù sceglie di salire proprio su quella di Simone. Quell’altra barca non è esclusa, ma entrerà nel disegno di salvezza in un altro modo.

Una piccola richiesta

Gesù entra nella vita di Simone proprio in un momento di fallimento: Simone, che sarà detto Pietro, ha provato a pescare per tutta la notte senza prendere niente. Al mattino, si ritrova sulla spiaggia a sistemare le reti abitato forse da pensieri tristi: è deluso, forse preoccupato, forse ha solo voglia di mettere a posto le reti e tornarsene a casa. Quella notte lo ha messo di fronte al suo fallimento professionale o semplicemente al corso degli eventi che non gli sono stati favorevoli. Ma è proprio quello il momento in cui Gesù decide di entrare nella sua vita. Gesù si avvicina a Simone con una richiesta semplice, lo prega di spostare un poco la barca, in modo da permettergli di parlare alla gente. Quel dettaglio che Luca inserisce è significativo: Gesù parte da una richiesta quasi banale, a cui difficilmente si può dire di no, ma è un modo mediante il quale Gesù riesce a salire sulla barca di Pietro.

Tornare nel profondo

Alla fine di quel discorso alla gente, Gesù ha una parola nuova per Simone, una parola sorprendente e per certi versi imbarazzante: prendi il largo e calate le reti! La parola è per lui, ma fin dal primo momento coinvolge anche altri in questo progetto. Prendere il largo vuol dire tornare nel punto più profondo del lago. Forse c’è un’allusione a non restare in superficie, ma a guardare cosa c’è nel profondo della sua vita, forse nei suoi desideri più autentici.
Ma prendere il largo significa anche tornare nel luogo del suo fallimento: è proprio lì che, in quella notte, Pietro non ha preso niente. Sì, il Signore ci invita a tornare nei luoghi del nostro fallimento per scoprire che insieme con lui possiamo trasformarli in occasione di crescita.

Rischio ragionevole

Simone accetta quell’invito non scontato. D’altra parte alcuni dettagli ci fanno pensare che quella disponibilità a rischiare non è del tutto immotivata. Prima di tutto, Simone ha già visto l’opera di Gesù, perché nel capitolo precedente, Luca ha raccontato la guarigione della suocera di Pietro. Inoltre quell’affermazione di Simone, sulla tua parola…, ci fa pensare che probabilmente è rimasto toccato, mentre sistemava le reti, dalle parole di Gesù alla gente.
Rimane il fatto che accettare quella proposta non era facile. E possiamo immaginare l’ironia della gente: è quanto meno insolito che un pescatore accetti il suggerimento del figlio di un falegname su quando andare a pescare. Oltretutto non si va a pescare in pieno giorno, dopo una notte in cui non si è preso nulla. Tutto sembra illogico! E questa è la sfida per Simone e per ciascuno di noi.

Consapevolezza

Arrivato nel punto più profondo del lago, Simone vive un’esperienza fondamentale, che non è semplicemente quella di una pesca abbondante. Lì Simone capisce che quello è il momento in cui Dio si sta rivelando nella sua vita. E per questo ha paura di quello che può accadere. Sente Dio talmente vicino che gli chiede di allontanarsi. Davanti al Signore che si rivela come amico, Simone si sente peccatore. È il primo passo di ogni cammino di sequela: riconoscere quello che siamo davanti all’amore di Dio.

Valorizzare non distruggere

Simone ha paura e Gesù lo rassicura, ma lo fa con un’espressione che Simone non è ancora in grado di capire, una proposta enigmatica: sarai pescatore di uomini! Eppure, a ben guardare, questa frase contiene qualcosa che appartiene alla storia di Simone e qualcosa di nuovo. Simone è un pescatore e tale rimane. Dio non ha alcuna intenzione di distruggere l’identità di Simone. Per Gesù va bene quello che siamo, non ci dice mai che siamo sbagliati o che dobbiamo essere qualcos’altro. Aggiunge però che sarà sì pescatore, ma pescatore di uomini: quello che sei lo voglio valorizzare, desidero mettere quello che sei a servizio del Regno di Dio, non per distruggere, ma per dare pieno compimento alla tua identità. È il desiderio vocazionale di Dio per ciascuno di noi: valorizzare quello che siamo!
È un desiderio che coinvolge anche altri, come in questo testo, dove alla fine anche altri lasciano le loro barche e seguono Gesù.

Leggersi dentro

Sei disposto a tornare con Gesù nei luoghi del tuo fallimento?
Stai lasciando che il Signore metta quello che sei a servizio del Regno di Dio?

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