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Verso la Pentecoste nel ricordo di S. Giovanni Paolo II

Riflessione sulla Pentecoste

Autore: Frate Antonio Cocolicchio

Tra pochi giorni ricorrerà il centenario della nascita di S. Giovanni Paolo II (18 maggio 1920-2020); si ritorna quindi a parlare di lui, S. Giovanni Paolo Magno, che nei suoi oltre ventisette anni di pontificato ha toccato tanti temi ed è stato al centro di tanti eventi ecclesiali, sociali, politici e personali, come l’attentato subito in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981,che ha segnato profondamente la sua vita e il corso del suo impegno apostolico veramente straordinario quanto ad intensità ed efficacia.

Vorrei però scegliere un argomento che si lega con il tempo liturgico che ci prepara alla bellissima solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo. Oltre all’enciclica Dominum et Vivificantem, sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, tanti sono stati i pronunciamenti in omelie, incontri, lettere etc. su Colui che è Signore e dà la vita. Mi piace soprattutto soffermarmi a considerare il rapporto dello Spirito Santo con il Corpo Mistico, con la Chiesa che continuamente abbellisce, purifica, guida, colui che ne è l’anima e il vero artefice della sua unità e molteplicità meravigliosa. Una espressione sintetizza tutto questo: “La Chiesa vive di Spirito Santo” (Messaggio al Sinodo dei Vescovi d’Olanda, 14 gennaio 1980) e nella sua prima Enciclica programmatica , Redemptor hominis, 4 marzo 1979 , affermava:“ La Chiesa della nostra epoca è particolarmente affamata di Spirito, perché affamata di giustizia, di pace, di amore, di bontà, di fortezza, di responsabilità, di dignità umana”.

La Chiesa che è nata dal petto squarciato del Redentore, il venerdì santo, come Eva dalla costola di Adamo dormiente, si è manifestata al mondo nel giorno di Pentecoste. Come scrive nell’ Enciclica Redemptoris Missio del 7 dicembre 1990: “Lo Spirito spinge il gruppo dei credenti a “ fare comunità “, a essere Chiesa. Dopo il primo annunzio di Pietro il giorno di Pentecoste e le conversioni che ne seguirono, si forma la prima comunità (At 2,42); ( At 4,32 ). Affinché lo Spirito Santo possa “circolare” nel Corpo ecclesiale è necessaria l’unità delle membra che ci riporta alla preghiera unanime degli apostoli con Maria e alcune donne e i parenti di Gesù nel Cenacolo nel giorno di Pentecoste.

Nell’ Udienza generale del 24 giugno 1992, S. Giovanni Paolo II ricordava : “Come dice S. Paolo, “dove è lo Spirito del Signore, là è la libertà” ( 2 Cor 3, 17 ). Lo Spirito Santo sviluppa nei fedeli un comportamento di sincerità e di fiducia reciproca ( cf. Ef 4, 25 ) e li rende “capaci di correggersi a vicenda” ( Rm 15,14 ). Risulta dalla storia della Chiesa e particolarmente dalla vita dei santi che non di rado lo Spirito Santo ispira delle parole profetiche destinate a promuovere lo sviluppo o la riforma della vita della comunità cristiana. A volte queste parole sono specialmente rivolte a coloro che esercitano l’autorità. La critica è utile nella comunità, che deve sempre essere riformata e tentare di correggere le proprie imperfezioni. In molti casi l’aiuta a fare un nuovo passo avanti. Ma se viene dallo Spirito Santo, la critica non può non essere animata dal desiderio di progresso nella verità e nella carità. Non può svolgersi con amarezza; non può tradursi in offese, in atti o giudizi lesivi dell’onore di persone e di gruppi. Deve essere compenetrata di rispetto e di affetto fraterno e filiale.

Le parole di Giovanni Paolo Magno, come è stato più volte definito, trovano motivo di attualizzazione oggi in un clima ecclesiale, politico e sociale fortemente segnato dal demone della divisione e della discordia proprio perché non può dimorare come in un tempio lo Spirito di Dio se vi è spirito di contesa e ogni sorta di invidia e gelosia.
Il tempo della presente pandemia è un rinnovato appello a superare il forte individualismo, narcisismo e relativismo che caratterizza il cristiano in questo momento storico, è veramente il tempo di reimpostare la rotta verso Dio e verso il prossimo, come ci esortava a fare Papa Francesco nella preghiera solitaria di piazza S. Pietro il 27 marzo ultimo scorso. Queste indicazioni sono state riprese, per la diocesi di Roma, dal cardinale vicario del Papa , Angelo De Donatis con le seguenti domande :

Dov’ è il Signore Risorto in questo momento?
Cosa sta facendo nelle nostre vite e in quelle delle persone del nostroquartiere?
Come abbiamo visto presente e alimentata la speranza, dentro e fuori la Chiesa?
Cosa tutto questo sta dicendo a noi, comunità cristiana?
Verso dove ci chiede di andare? Da dove possiamo ripartire?
Quale futuro ci si prospetta davanti e come possiamo contribuire a realizzarlo?
Queste domande poste in una lettera ai sacerdoti dell’11 maggio scorso dal cardinale, perché si dia una risposta nella contemplazione silenziosa e orante e con la proposta di tre giorni di digiuno prima della Pentecoste 2020 richiedono la volontà di voler giungere ad una decisione “lo Spirito Santo e noi”, come hanno detto gli Apostoli all’inizio dell’itinerario storico della comunità credente. E’ sempre Lui, il Paraclito Consolatore a guidarci, ma essendo la Persona della SS. Trinità che è Amore, agisce secondo “libertà”. Dove vi è lo Spirito di Dio vi è libertà per cui come affermava Giovanni Paolo II nella sua enciclica Dominum et Vivificantem nel suo passaggio centrale, il suo compito è di convincere il mondo quanto al peccato e di rendere testimonianza Lui e noi, come ha fatto S. Pietro il giorno di Pentecoste parlando con franchezza apostolica.

“Gesù aveva predetto e promesso: “Egli mi renderà testimonianza,…e anche voi mi renderete testimonianza”. Nel primo discorso di Pietro a Gerusalemme tale “ testimonianza “ trova il suo chiaro inizio: è la testimonianza intorno a Cristo crocifisso e risorto. Quella dello Spirito-Paraclito e degli apostoli. E nel contenuto stesso di tale prima testimonianza lo Spirito di verità per bocca di Pietro “convince il mondo quanto al peccato”: prima di tutto, quanto a quel peccato che è il rifiuto del Cristo fino alla condanna a morte, fino alla condanna a morte, fino alla Croce sul Golgota. Proclamazioni di analogo contenuto si ripeteranno, secondo il testo degli Atti degli Apostoli, in altre occasioni e in diversi luoghi” ( DV, 30 )

Lo Spirito ci vuole parlare, quindi richiede che ci mettiamo in ascolto per dare segni di fede, speranza e misericordia così come conclude ancora Sua Eminenza De Donatis: “ E’ questo il momento per creare luoghi/occasioni per permettere alle persone che abitano nei nostri quartieri di raccontare questo tempo…

Non sarà possibile realizzare incontri di massa: ma questo non è un limite, è un’opportunità. L’evangelizzazione chiede incontri e dialoghi volto a volto, che la situazione di graduale uscita dalla pandemia favorirà…. Lo Spirito Santo e l’opera evangelizzatrice della Chiesa, vanno insieme. Ascoltiamo, come ha fatto S. Giovanni Paolo II, quello che lo Spirito dice oggi alla Chiesa per attuarlo con segni di speranza e misericordia attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali.