Vivere il tempo di Avvento
Testi per prepararsi al Natale durante le settimane d'Avvento
Autore: Mons. Fernando Ocáriz
È arrivato l’Avvento. Che tempo opportuno per ringiovanire il desiderio, la nostalgia, l’anelito sincero per la venuta di Cristo!, per la sua venuta quotidiana nella tua anima con l’Eucaristia! — “Ecce veniet!” — ecco sta per arrivare!, ci incoraggia la Chiesa.
Forgia, 548
Conto alla rovescia
Aprite gli occhi — abbiamo letto nel Vangelo — e levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina (Lc 21, 28). Il tempo di Avvento è tempo di speranza. Tutto il panorama della vocazione cristiana, quell’unità di vita che ha come nerbo la presenza di Dio, nostro padre, può e deve divenire una realtà quotidiana.
Non voglio dire di più in questa prima domenica di Avvento in cui cominciamo a contare i giorni che ci avvicinano alla nascita del Salvatore. Abbiamo visto che cos’è la vocazione cristiana; abbiamo visto che il Signore ha fatto affidamento su di noi per portare anime alla santità, per avvicinarle a Sé, unirle alla Chiesa ed estendere il regno di Dio in tutti i cuori. Il Signore ci vuole disposti a donarci, fedeli, sensibili, innamorati. Ci vuole santi, totalmente suoi.
E’ Gesù che passa, 11
Per ascoltare Dio
Se meditiamo la Sacra Scrittura, vedremo come l’umiltà è il requisito indispensabile per disporsi ad ascoltare Dio. La saggezza è presso gli umili, dice il libro dei Proverbi. Umiltà significa vederci come siamo, senza palliativi, secondo verità. Costatando la nostra pochezza, ci apriremo alla grandezza di Dio: è questa la nostra grandezza.
Lo comprendeva bene la Madonna, la Santa Madre di Gesù, la creatura più eccelsa tra quante sono esistite ed esisteranno sulla terra. Maria glorifica il potere di Dio che ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. E aggiunge che in Lei si è realizzata ancora una volta questa divina volontà: Perché ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Maria si mostra santamente trasformata, nel suo cuore purissimo, di fronte all’umiltà di Dio: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio Di Dio. L’umiltà della Vergine è conseguenza dell’insondabile abisso di grazia che si opera con l’incarnazione della Seconda Persona della Trinità Beatissima nel seno di sua Madre sempre Immacolata.
Amici di Dio, 96
I nemici dell’anima
Oggi, inizio del tempo di Avvento, è cosa buona considerare le insidie di questi nemici dell’anima: il disordine della sensualità e della leggerezza superficiale; l’insipienza della ragione che si oppone al Signore; la presunzione altèra che rende sterile l’amore a Dio e alle creature. Tali situazioni dello spirito sono ostacoli evidenti, e il loro potere perturbatore è grande. Per questo la liturgia ci porta nell’introito ad implorare la misericordia divina:A te, Signore, elevo l’anima mia. Dio mio, in te confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici (Sal 24, 1-3). Nell’antifona dell’offertorio ripeteremo: Confido in te, che io non sia confuso!
Ora che il tempo della salvezza è vicino, è consolante ascoltare dalle parole di san Paolo che quando si manifestarono la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia (Tit 3, 5).
E’ Gesù che passa, Gesù Cristo, Dio e Uomo: ecco i “magnalia Dei”, le opere meravigliose di Dio, dinanzi alle quali dobbiamo meditare e di cui dobbiamo rendere grazie al Signore, a colui che è venuto a portare la pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2, 14), a tutti coloro che vogliono unire la loro volontà alla Volontà santa di Dio: non soltanto ai ricchi, né soltanto ai poveri, ma a tutti gli uomini, a tutti i fratelli. Perché tutti siamo fratelli in Gesù, tutti figli di Dio e fratelli di Cristo; e sua Madre è nostra Madre.
E’ Gesù che passa, 13
Papa Francesco, Angelus della prima domenica d’avvento 2017
Oggi iniziamo il cammino dell’Avvento, che culminerà nel Natale. L’Avvento è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo. Egli ritornerà a noi nella festa del Natale, quando faremo memoria della sua venuta storica nell’umiltà della condizione umana; ma viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo. La liturgia odierna ci introduce proprio in questo suggestivo tema della vigilanza e dell’attesa.
Nel Vangelo (cfr Mc 13,33-37) Gesù esorta a fare attenzione e a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo nel momento del ritorno. Ci dice: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento […]; fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (vv. 33-36).
La persona chefa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri. Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali. La persona attenta si rivolge poi anche al mondo, cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi. Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia per riconoscere la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto.
La persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare. È l’esperienza dolorosa del popolo di Israele, raccontata dal profeta Isaia: Dio sembrava aver lasciato vagare il suo popolo lontano dalle sue vie (cfr 63,17), ma questo era un effetto dell’infedeltà del popolo stesso (cfr 64,4b). Anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: Egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte.
Essere attenti e vigilanti sono i presupposti per non continuare a “vagare lontano dalle vie del Signore”, smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà; essere attenti ed essere vigilanti sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza, per restituirle significato e valore con la sua presenza piena di bontà e di tenerezza. Maria Santissima, modello nell’attesa di Dio e icona della vigilanza, ci guidi incontro al suo figlio Gesù, ravvivando il nostro amore per Lui.
Mons. Fernando Ocáriz
Tutta la nostra giornata dovrebbe essere in un certo modo un tempo di Avvento, un tempo di attesa, un tempo di anelito di trovare Cristo.
Gesù aumenti in noi la fede per poter vedere Dio in Lui; per renderci sempre più conto, grazie alla fede, contemplandolo, che “Dio è amore” (1 Gv 4, 8) e si fa Bambino con noi e per noi. (auguri di Natale 2017)
Altri testi per il tempo di Avvento: le parole di san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, mons. Javier Echevarría e san Josemaría
La corona dell’Avvento
Origine
La corona dell’Avvento affonda le sue radici nei costumi precristiani dei popoli del nord, tra il IV e il VI secolo. Durante il freddo e l’oscurità di dicembre, raccoglievano rami verdi per farne falò come segnale di attesa nel ritorno della primavera.
Nel secolo XVI cattolici e protestanti tedeschi cominciarono ad utilizzare questo simbolo durante l’Avvento: quelle tradizioni primitive contenevano un seme di verità che poteva ricordare la Verità suprema: Gesù è la Luce venuta nel mondo, che sta con noi e che tornerà nella gloria. Le candele anticipano la venuta della luce nella Natività: Gesù Cristo. Questa tradizione si è trasformata in un simbolo dell’Avvento nelle famiglie cristiane.
La Corona dell’Avvento, le cui quattro luci si accendono progressivamente, domenica dopo domenica fino alla solennità del Natale, è memoria delle diverse tappe della storia della salvezza prima di Cristo e simbolo della luce profetica che ha illuminato la notte dell’attesa fino al sorgere del Sole di giustizia (cfr. Mal.3,20; Lc 1,78).
La simbologia
– La forma circolare: il cerchio non ha principio né fine, è un segno di eternità
– I rami verdi: simboleggiano la speranza e la vita.
– Le quattro candele: le candele si accendono una per volta durante le quattro domeniche di Avvento. Simboleggiano la luce in mezzo alle tenebre: la salvezza portata da Gesù Cristo è la luce per la vita di ogni persona.
– Il colore rosso significa l’amore di Dio
La corona può essere benedetta da un sacerdote.
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