20 minuti

Cammino di Perfezione - Capitoli 7, 8, 9, 10

Autore: Santa Teresa d'Avila

CAPITOLO 7

Continua a parlare dell’amore spirituale ed offre alcuni consigli per ottenerlo.

1. È straordinario vedere quanto sia appassionato questo amore, quante lacrime costi, quante penitenze e preghiere, quante sollecitudini nel raccomandare la persona amata a tutti coloro che si pensa possano giovarle presso Dio con le loro preghiere. L’anima che ne è presa desidera continuamente che la persona amata progredisca nella perfezione e si addolora se non la vede progredire. Quando poi, nonostante sia parso di notare un miglioramento, la si vede tornare indietro, sembra che non si possa godere più di alcuna gioia in questa vita; non si mangia né si dorme se non con questa preoccupazione, nel timore continuo che l’anima tanto amata si perda e ci si abbia a separare per sempre da essa. Della morte temporale non si fa alcun caso, perché non ci si vuole attaccare a qualcosa che in un soffio sfugge di tra le mani senza che si possa trattenerla. Il suo amore – come ho detto – è senza ombra d’interessi personali; l’unica sua aspirazione e il solo desiderio sono vedere quell’anima ricca di beni celesti. Questo è vero amore e non già le meschine affezioni della terra, anche se non mi riferisco a quelle cattive: da esse Dio ci liberi.

2. [I cattivi amori] sono un vero inferno, e non c’è da affannarsi a dirne male, perché non si può esprimere adeguatamente neppure il più piccolo dei danni che arrecano. Noi non dobbiamo, sorelle, neanche pronunziarne il nome, né pensare che esistano in questo mondo, né prestare orecchio ad esse sia che se ne parli per scherzo o sul serio, né consentire che davanti a noi si svolgano conversazioni o racconti di tal genere di affezioni. Non servono a nulla di buono e anche solo udirne parlare può essere dannoso. Le affezioni a cui mi riferisco sono quelle lecite, quelle che, come ho detto, abbiamo l’una verso l’altra, o per i parenti o per le amiche. Tutto l’amore consiste nel temere che la persona amata muoia; se ha male alla testa, a noi sembra di aver male all’anima; se la vediamo nelle tribolazioni, sfuma – come si dice – la nostra pazienza, e così via.

3. L’amore spirituale è ben diverso. Quantunque per la nostra umana fragilità si provi subito un primo moto di sensibilità naturale, la ragione, poi, considera se le prove di quell’anima giovano alla sua perfezione, se per esse si arricchisce in virtù e come le sopporta; si prega, pertanto, Dio di darle pazienza e di aiutarla ad acquistare meriti con quelle prove. Se la si vede rassegnata, non si prova più alcuna pena, anzi si provano letizia e consolazione. E anche se si preferirebbe soffrire al posto suo piuttosto che vederla soffrire, purché le si potesse dare tutto il merito e il guadagno della sofferenza, non per questo se ne ha inquietudine e turbamento.

4. Torno ancora a dire che questo amore ricorda e imita quello che ebbe per noi Gesù, amore infinito. Coloro che amano così sono di grande utilità, perché prendono per sé tutte le sofferenze e lasciano che gli altri, senza soffrirne la pena, ne traggano vantaggi. Pertanto, chi gode della loro amicizia avanza moltissimo nella via della perfezione. E tenete per certo che o gli altri cesseranno dal trattarli – con un rapporto di particolare amicizia, intendo dire – oppure essi otterranno dal Signore che vadano per la loro stessa via, come già ottenne santa Monica per sant’Agostino, visto che è questo il cammino per arrivare alla patria comune. Tra amici non regge il cuore usare infingimenti; se vedono, quindi, che uno dei due devia dal giusto cammino o che commette qualche errore, glielo dicono subito. Non riescono a fare altrimenti. E, poiché non potranno mai cambiare a questo riguardo né cercano di far ricorso a lusinghe né di dissimulare loro nulla, o gli altri si emenderanno o romperanno l’amicizia, perché non potranno sopportare tutto questo, non essendo cosa da sopportare. L’amicizia vera implica, infatti, una guerra continua dall’una e dall’altra parte. Queste anime sante sono distaccate dal mondo intero e non badano se Dio vi sia servito o no, dedite solo a servirlo esse stesse fedelmente, ma non possono farlo nei confronti dei propri amici. Nulla sfugge ai loro occhi, ne vedono anche i più piccoli difetti. Io sostengo che portano una croce ben pesante.

5. Tale maniera di amare è quella che io vorrei vedere tra noi. Anche se da principio non sarà tanto perfetta, il Signore man mano andrà perfezionandola. Cominciamo a ricorrere ai mezzi necessari per acquistarla perché allora, pur traendo con sé un po’ d’istintiva tenerezza, non potrà nuocere, purché si rivolga a tutte, in generale. È bene e, a volte, necessario sentire e mostrare tenerezza, essere sensibili alle pene e alle infermità delle consorelle, per quanto piccole siano. Può infatti accadere talvolta che una cosa assai da poco procuri a qualcuna un così gran tormento, come a un’altra lo darebbe una difficile prova, e che ci siano persone le quali, per natura, se la prendono molto a causa di piccole cose. Se voi avete tutt’altra natura, non lasciate di compatirle: può darsi che il Signore voglia preservarvi da tali pene per darcene altre, che a noi sembreranno gravi – e forse in realtà lo saranno – mentre a un’altra sembreranno da poco. Pertanto in queste cose non giudichiamo in base a noi stesse, né guardiamo a noi nel momento in cui, forse senza alcuna fatica da parte nostra, il Signore ci ha rese più forti, ma nel momento in cui eravamo più deboli.

6. Sappiate che questa raccomandazione è molto importante per imparare a condividere le sofferenze del prossimo, siano pur piccole, specialmente trattandosi delle anime di cui ho parlato perché, desiderose come sono di soffrire, tutto sembra loro poco; è quindi ben più necessario che si ricordino di quando erano deboli e riconoscano che, se non lo sono più, non dipende da loro. Non facendolo, il demonio potrebbe raffreddare a poco a poco la loro carità verso il prossimo e far ritenere perfezione ciò che è un difetto. Bisogna essere sempre cauti e vigilanti perché il demonio non dorme, e tanto più devono esserlo le anime che aspirano a una più alta perfezione, perché le tentazioni del demonio sono ben dissimulate, non osando egli agire altrimenti, in modo che se non stanno attente – ripeto – probabilmente si accorgeranno del danno solo a fatto compiuto. Insomma, devono sempre vegliare e pregare, perché non v’è miglior rimedio dell’orazione per scoprire queste insidie nascoste del demonio e obbligarlo a manifestarsi.

7. Dovete anche mostrarvi liete con le consorelle quando si prendono la ricreazione di cui hanno bisogno e durante il tempo abituale, anche se non ne avete voglia, perché procedendo con questa considerazione, tutto risulta amore perfetto. Pertanto è bene che le une s’impietosiscano delle necessità delle altre, ma badino di non mancare, in ciò, alla discrezione e di non contravvenire all’obbedienza. Anche se il comando della priora possa sembrarvi duro, nel vostro intimo, non datelo a mostrare, né ditelo a nessuno, tranne che alla stessa priora, con umiltà, altrimenti ne avrete gran danno. Sappiate capire quali sono le cose a cui dovete mostrarvi sensibili e compassionevoli verso le consorelle; affliggetevi sempre molto per qualsiasi difetto scopriate in esse, se è notorio. Proprio a questo riguardo, manifesterete ed eserciterete bene il vostro amore nel saperlo sopportare e non meravigliarvene; così faranno le altre con i vostri difetti che forse saranno ben più numerosi, anche se non ne avete consapevolezza. Inoltre raccomandatele molto a Dio e cercate di attuare con gran perfezione la virtù contraria al difetto che avete notato nelle altre. Bisogna sforzarsi di riuscirvi per poter insegnare ad esse con le opere ciò che forse non possono capire con le parole, le quali, pertanto, non saranno di alcun vantaggio né di alcun emendamento, mentre la virtù che si vede risplendere in altre è assai contagiosa. Questo è un buon consiglio da non dimenticare.

8. Oh, che squisito e vero amore sarà quello della sorella che riesce a giovare a tutte, lasciando da parte il proprio profitto per quello delle altre, che fa grandi progressi in ogni virtù e osserva con assoluta perfezione la sua Regola! Sarà, questa, un’amicizia preferibile a tutte le parole di tenerezza che si possono dire, quelle che in questa casa non si usano né si devono usare, come: «vita mia», «anima mia», «amore mio» e altre simili che si rivolgono ora all’una , ora all’altra. Tali parole di tenerezza siano riservate per il vostro Sposo. Poiché dovete stare tanto a lungo con lui e da sole a solo, vi gioverete di tutto, e Sua Maestà lo gradirà; se sono invece parole già molto usate quaggiù, non vi inteneriranno più quando sarete con il Signore. A parte, poi, questa considerazione, non c’è motivo di usarle. Sanno molto di donna e io vorrei, figlie mie, che voi non foste né vi mostraste donne in nulla, ma uomini forti. Se farete del vostro meglio in questo senso, il Signore vi renderà così virili da meravigliare anche gli uomini. E quanto facilmente potrà farlo Sua Maestà che ci ha tratto dal nulla!

9. Un’altra bella dimostrazione di amore è anche togliere alle consorelle il lavoro e prendere per sé le fatiche delle occupazioni domestiche; inoltre, rallegrarsi e ringraziare il Signore vedendo i loro progressi nella virtù. Tutte queste cose, a parte il gran bene che comportano, giovano molto alla pace e all’accordo reciproco, come vediamo ora noi stesse per esperienza, grazie alla bontà di Dio, piaccia a Sua Maestà che si seguiti sempre così perché, se fosse il contrario, poche come siamo, se siamo anche discordi sarebbe una cosa terribile e assai dura da sopportare. Dio non voglia permetterlo!

10. Se, per caso, sfuggisse a un tratto qualche parolina contro la carità, vi si ponga subito rimedio e si rivolgano a Dio fervide preghiere. Se dovessero, poi, insorgere quei mali di lunga durata, piccole fazioni, desiderio d’emergere, piccoli punti di onore (mi si gela il sangue, mentre scrivo, a pensare che ciò potrebbe avvenire un giorno, perché vedo che è il male più grave dei monasteri), se – ripeto – queste cose dovessero accadere, tenetevi per perdute. Pensate e siate certe che avete cacciato di casa il vostro Sposo e che egli è costretto a cercarsi un altro alloggio, poiché si vede espulso dalla sua propria casa. Invocate Sua Maestà, cercate il rimedio; e, se non ci riuscite con le frequenti confessioni e comunioni, sospettate che possa esservi tra voi Giuda.

11. La priora stia molto attenta, per amor di Dio, a non dare adito a questo male, arrestandolo energicamente fin da principio, perché in ciò stanno tutto il danno o il rimedio. Se vede che c’è una religiosa che crea scompiglio, procuri di mandarla in un altro monastero: Dio le darà la dote necessaria per questo. Cacci lontano da sé questa peste; tagli come può i rami di tale pianta; se non basta, la strappi dalle radici. E, qualora non possa farlo, che ella non abbia più ad uscire dal carcere destinato a tali colpe: meglio trattarla in questo modo, anziché lasciare che un così irrimediabile morbo contamini tutte. Oh, che enorme male! Dio vi liberi dal monastero in cui esso entra! Preferirei che vi entrasse un fuoco capace di incenerirci tutte.
Siccome conto di dire di più su questo argomento, altrove, come cosa di molta importanza, ora non mi dilungo oltre.

CAPITOLO 8

Tratta del gran bene che comporta il distaccarsi interiormente ed esteriormente da ogni cosa creata.

1. Ora parliamo del distacco che dobbiamo nutrire verso ogni cosa. Se praticato con perfezione, per noi è tutto. Dico così in quanto, attaccandoci solamente al Creatore e non importandoci nulla delle creature, Sua Maestà ci infonde in tal modo le virtù necessarie che, se da parte nostra, con uno sforzo graduale, cerchiamo di acquistare la perfezione, non avremo più molto da combattere: ecco, subito, il Signore tendere la mano in nostra difesa contro i demoni e contro tutto il mondo.
Vi pare, forse, sorelle, che sia poco vantaggioso il bene che comporta donarci tutte, senza alcuna riserva, a colui che è tutto? E poiché in lui, ripeto, sta ogni bene, rendiamogli vivamente grazie, sorelle, di averci riunite qui, dove non si tratta di altro che di questo. Pertanto, non so perché ne parlo, visto che tutte voi, qui dentro, potete farmi da maestre, perché confesso di non avere, a questo così importante riguardo, la perfezione che desidero e che bisognerebbe avere. Lo stesso è di tutte le altre virtù e di ciò che qui dico, perché è più facile scrivere che agire. Può darsi che anche scrivendo non indovini, perché a volte il saper parlare di una cosa dipende dall’esperienza e io debbo cogliere nel segno considerando l’opposto delle qualità di cui ho fatto esperienza io.

2. Quanto all’esterno, si vede chiaro come qui siamo staccate da tutto. Oh, sorelle, cercate di capire, per amor di Dio, la grande grazia che il Signore vi ha fatto nel condurvi qui, e ognuna lo mediti bene in se stessa, perché siete solo dodici e Sua Maestà ha voluto che voi foste una di esse. E quante altre, migliori di me, so che avrebbero preso volentieri quel posto che il Signore ha concesso a me, così lontana dal meritarlo! Siate voi benedetto, mio Dio, e vi lodino per me tutte le creature, poiché neanche di questa grazia vi so ringraziare, come di molte altre che mi avete fatto, fra cui quella di avermi chiamata allo stato religioso, che fu grandissima! E siccome io sono stata tanto cattiva, voi, Signore, non vi siete fidato di me. Infatti, restando dove erano riunite tante anime sante, la mia infedeltà sarebbe rimasta nascosta fino al termine dei miei giorni; per questo voi mi avete condotta qui dove, essendo le monache così poche, sembra impossibile che le mie mancanze passino inosservate, perciò io devo procedere con maggiore attenzione. Inoltre voi mi sottraete ad ogni occasione pericolosa. Ormai per me non ci sono più scuse, Signore, lo confesso; pertanto ho bisogno più che mai della vostra misericordia, affinché perdoniate i miei eventuali errori.

3. Ciò di cui vi supplico è che colei che non si senta capace di sopportare le pratiche qui in uso, lo dica; ci sono altri monasteri dove si serve ugualmente il Signore; non turbi pertanto le poche religiose che Sua Maestà ha qui riunite. Altrove avrà la libertà di consolarsi con i parenti; qui, quando se ne ammette qualcuno, è solo per consolazione dei medesimi. Ma la religiosa che, per suo conforto, desiderasse vedere i parenti, se essi non sono dediti alla vita spirituale, si reputi imperfetta; sia certa che in lei non c’è distacco, che la sua anima è malata, che non godrà della libertà di spirito, che non avrà pace completa, che avrà bisogno del medico. L’avverto che, se non si libera da questo legame e non guarisce, non è fatta per questa casa.

4. Il rimedio che a me sembra il migliore è che non veda i suoi parenti finché non si senta libera e non ottenga questa grazia dal Signore con molte preghiere. Quando si ritrovi in tale disposizione di spirito da sopportare le loro visite come una croce, li veda pure, perché allora sarà di profitto ad essi e non farà alcun danno a sé.

CAPITOLO 9

Tratta del gran bene che comporta il distacco dai parenti per chi ha lasciato il mondo e mostra quali più veri amici si trovino allora.

1. Oh, se noi religiose potessimo comprendere il danno che ci viene dal trattare spesso con i parenti, come fuggiremmo da loro! Io non riesco a capire quale sia questo conforto che essi ci danno (anche prescindendo da ciò che riguarda il servizio di Dio, e tenendo conto soltanto della nostra pace e tranquillità), giacché non possiamo né dobbiamo godere dei loro piaceri, ma risentire dei loro travagli, sì; non ce ne sarà nessuno su cui tralasceremo di piangere e a volte più di loro stessi. Certamente, anche se ci offrono un qualche ristoro per il corpo, lo spirito lo paga ben caro. Da tale pericolo qui siete libere perché, essendo tutto in comune e non potendo alcuna di voi ricevere nulla di cui godere particolarmente, l’elemosina fatta dai parenti è per tutte; pertanto, si è esenti da obbligazioni con loro, perché si sa che spetta al Signore provvedere tutte noi del necessario.

2. Mi spaventa il danno che proviene dal trattare con i parenti; non credo che si potrà immaginarlo senza averne fatto esperienza. Oh, come sembra dimenticata al giorno d’oggi questa perfezione nelle case religiose! Mi chiedo che cosa lasciamo del mondo, noi che diciamo di lasciar tutto per amor di Dio, se non ci distacchiamo da ciò che è essenziale, cioè i parenti. Si è giunti a una tale situazione che i religiosi reputano una mancanza di virtù non amare molto e non trattare di frequente i loro parenti, come dicono essi stessi adducendo buone ragioni.

3. In questa casa, figlie mie, si abbia molta cura, e giustamente, di raccomandarli a Dio; per il resto, bisogna allontanarli il più possibile dalla mente, essendo naturale che il nostro affetto si attacchi ad essi, più che ad altre persone.
Io sono stata molto amata dai miei, a quanto essi dicevano, e da parte mia li amavo anch’io tanto, da non permettere loro di dimenticarmi. Ma ho imparato per esperienza mia e altrui che, prescindendo dai genitori (i quali è raro che trascurino di fare quanto possono per i propri figli; è, quindi, giusto non restare estranei ad essi, qualora abbiano bisogno di conforto, se vediamo che ciò non pregiudica il nostro impegno principale, giacché si può farlo conservando un completo distacco; altrettanto si dica dei fratelli), quanto agli altri, se mi sono trovata in difficoltà, sono stati quelli che meno mi hanno aiutata. Il soccorso mi venne non dai miei parenti, bensì dai servi di Dio.

4. Credetemi, sorelle, che, servendo voi il Signore come dovete, non troverete parenti migliori di quelli che Sua Maestà vorrà mandarvi. So che è così e impegnandovi a ben servirlo – come state facendo – e rendendovi conto che comportandovi diversamente offendete il vostro vero amico e Sposo, credetemi che in brevissimo tempo conquisterete questa libertà di cui parlo. Sappiate che potete fidarvi di coloro che vi ameranno soltanto per Dio, più che di tutti i vostri parenti, che essi non vi verranno mai meno, e che troverete genitori e fratelli in chi meno pensate. Infatti essi attendono da Dio la ricompensa, agiscono unicamente nel nostro interesse, mentre quelli che l’attendono da noi, se ci vedono poveri e impossibilitati a ricambiare loro in qualche cosa, si stancano presto. E anche se ciò non sia norma generale, è il caso più frequente oggi nel mondo, perché il mondo è sempre il mondo.
Non credete a chi abbia a dirvi il contrario facendolo passare per virtù. Se potessi infatti esporvi tutto il danno che ciò comporta, dovrei dilungarmi molto e, poiché altri che ne sanno più di me hanno scritto su questo argomento, basti quanto ne ho detto. Mi sembra che se, pur essendo io tanto imperfetta, vi ho scorto gravi pericoli, cosa vi scorgerà chi è perfetto?

5. Sentirci continuamente ripetere da parte dei santi il consiglio di fuggire dal mondo, evidentemente è una cosa ottima. Ebbene, credetemi, ciò che più – torno a dire – risente del mondo e da cui più difficilmente si riesce a distaccarsi sono i parenti. Per questo fanno bene coloro che vanno lontano dal loro paese, se ciò può aiutarli. Non credo, però, che la questione consista in una lontananza fisica, bensì nel fatto che l’anima si unisca risolutamente al buon Gesù, nostro Signore, nel quale, trovando tutto, dimentica tutto, anche se l’allontanarci molto ci sarà di aiuto, finché non avremo compreso questa verità. Dopo potrà accadere che il Signore, per farci trovare una croce dove prima avevamo piacere, voglia che trattiamo ancora con essi.

CAPITOLO 10

Non basta staccarsi dai parenti se non ci distacchiamo anche da noi stessi; questa virtù e l’umiltà vanno insieme.

1. Staccandoci dal mondo e dai parenti, per chiuderci qui per praticare ciò che ho detto, ci sembra ormai di aver fatto tutto e che non ci sia più da sostenere alcuna battaglia. Oh, sorelle mie, non siate così sicure e non dormiteci sopra! Fareste come colui che si corica del tutto tranquillo, avendo sbarrato perfettamente le porte di casa sua per paura dei ladri, e ve li lascia chiusi dentro. Ora, visto che noi restiamo dentro, sapete bene che non può esserci peggior ladro di noi stesse. Se infatti non si procede con grande attenzione e ognuna di noi non bada bene – come nell’affare più importante d’ogni altro – a rinunziare alla propria volontà, molti ostacoli si frapporranno per toglierci questa santa libertà di spirito, la sola che ci permette di volare verso il Creatore non più carichi di terra e di piombo.

2. Un gran rimedio per questo male è pensare di continuo che tutto è vanità e quanto duri poco. Servirà a stornare le nostre affezioni da cose che sono tanto fragili e volgerle a ciò che non avrà mai fine. Anche se sembra un debole mezzo d’aiuto, riesce a fortificare molto l’anima. Dobbiamo, inoltre, avere una gran cura di non attaccarci nemmeno alle piccole cose; appena ci si avvede di affezionarci a qualcuna di esse, bisogna cercare di stornarne il nostro pensiero e di rivolgerlo a Dio; Sua Maestà ci aiuterà. Egli ci ha già concesso una grande grazia con l’accordarci che in questa casa il più sia ormai già fatto, anche se questo staccarci da noi stesse e lottare contro la nostra natura è cosa dura: siamo fortemente attaccate al nostro io e ci amiamo molto.

3. Qui può intervenire la vera umiltà, in quanto questa virtù e quella della rinuncia a se stessi mi pare che vadano sempre insieme: sono due sorelle che non bisogna mai separare. Non sono esse i parenti dai quali io consiglio di tenersi lontane, anzi esorto ad abbracciarle e ad amarle, senza privarsi mai della loro compagnia. Oh, sovrane virtù, regine di tutto il creato, imperatrici del mondo, liberatrici di tutti i lacci e di tutte le insidie tesse dal demonio, così amate da Cristo, nostro Maestro, il quale non fu mai, neppure per un attimo, senza di voi! Chi ne sarà in possesso, può ben uscire a combattere contro tutto l’inferno congiunto e contro tutto il mondo e le sue seduzioni. Non abbia paura di nessuno, perché è suo il regno dei cieli. Non ha ragione di temere, non importandogli nulla di perdere tutto e non reputando neanche perdita non godere dei beni terreni; teme solo di dispiacere a Dio e lo supplica di sostenerlo in tali virtù, perché non abbia a perderle per colpa sua.

4. È vero che queste virtù hanno la proprietà di nascondersi a chi le possiede, il quale, così, non le vede mai, né riesce a credere di possederle, neppure se glielo dicono, ma le stima tanto che va sempre cercando di acquistarle, pertanto le perfeziona continuamente in sé. Tuttavia, sono molto evidenti in quelli che le hanno: si manifestano subito a chi tratta con loro, senza che essi lo vogliano.
Ma che stoltezza la mia di mettermi a lodare umiltà e mortificazione già tanto lodate dal Re della gloria e consacrate da tante sue sofferenze! Orsù, dunque, figlie mie, è questo il momento di lavorare per uscire dalla terra d’Egitto, perché, trovando queste virtù, troverete la manna; tutte le cose vi parranno buone, e per quanto alla gente del mondo il loro sapore sembri amaro, per voi sarà squisitamente dolce.

5. Ebbene, ciò che anzitutto dobbiamo sforzarci di fare è liberarci dall’amore di questo nostro corpo, perché alcune di noi sono così attaccate , per natura, ai loro agi, che hanno molto da fare a tale riguardo. Amiamo tanto la nostra salute che è una cosa sbalorditiva vedere le lotte che per questa ragione devono sostenere, sì, le monache in particolare, ma anche le persone che non lo sono. Alcune monache poi, sembra che siano venute in monastero per cercare di non morire, e ognuna tende a questo fine come può. Qui, a dire il vero, ciò ha poco senso, ma io vorrei che non ve ne fosse neanche il desiderio. Abbiate la ferma risoluzione, sorelle, di venire a morire per Cristo e non a concedervi benessere per lui; questo lo suggerisce il demonio come cosa necessaria «per mantenere e rispettare l’osservanza della Regola». E, intanto, preoccupandosi della propria salute, per poter osservare scrupolosamente la Regola, si muore senza averla osservata interamente per un solo mese e forse neanche per un giorno. Non so, dunque, a che scopo siamo venute qui.

6. Non abbiate paura che su questo punto si manchi di discrezione: sarebbe da restarne stupiti, perché gli stessi confessori temono subito che ci si possa ammazzare di penitenze. E questa mancanza di discrezione è così aborrita da noi che, magari adempissimo tutto il resto con lo stesso scrupolo! Quelle che agiscono all’opposto, io so che non si turberanno di ciò che dico, come non mi turberei se dicessero che giudico le altre da me stessa, in quanto è la verità. Io credo che per questo il Signore ci vuole sempre ammalate; per lo meno nei miei confronti ha usato una gran misericordia col farmi essere tale, perché, intesa a procurarmi agi in un modo o in un altro, volle che almeno lo facessi per qualche motivo.
È davvero cosa ridicola che alcune siano vittime di questo tormento che esse stesse si procurano; a volte nasce in loro un desiderio di far tali penitenze, senza capo né coda, che vi durano solo due giorni, come si dice. In seguito il demonio mette loro in testa che ne hanno avuto un danno e desta in esse tanta paura della penitenza che non osano più, dopo simile esperienza, neanche fare quelle che prescrive la Regola! Non ne osserviamo nemmeno certi punti molto facili, come il silenzio, che non potrebbe farci alcun male, e appena ci duole un po’ la testa, tralasciamo di andare al coro – cosa che neanch’essa può ucciderci – e vogliamo inventare penitenze di testa nostra per non dover fare né queste né quelle. A volte si tratta di una leggera indisposizione, per la quale ci sembra di non essere più obbligate a far nulla o di adempiere il nostro dovere col chiedere una dispensa.

7. Voi direte: ma perché la priora ce la concede? Se potesse leggere nel vostro intimo, probabilmente non lo farebbe, ma poiché la informate di una necessità e non manca l’aiuto di un medico al quale avete parlato in tal senso, di un’amica o di una parente che piange al vostro fianco, che cosa può fare? Ha lo scrupolo di mancare alla carità; preferisce che siate voi a commettere una colpa anziché lei.

8. Sono, queste, cose che possono accadere qualche volta e le noto qui perché ve ne guardiate. Se infatti il demonio comincia a impaurirci con il timore di perdere la salute, non faremo mai nulla. Il Signore ci illumini per farci trovare sempre la via giusta!

Link alla fonte »