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Quando il Maestro parla al cuore - XXII

Ultimo colloquio

Autore: Gaston Courtois

«Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che vorrete e vi sarà dato» (Gv 15,7). Non vedi, riscontrando tanti segni provvidenziali, fino a che punto è vera questa parola?
Io sono in te Colui che ti guida, talvolta in contrasto con i tuoi progetti in apparenza più che normali e legittimi. Come hai ragione di aver fiducia in me! Le situazioni più complicate si risolvono al momento opportuno, come per incanto:
Ma sono necessarie due condizioni:
1.   rimanere in me;
2.   essere in ascolto delle mie parole.

È necessario che tu pensi maggiormente a me, viva maggiormente per me, mi sia maggiormente disponibile, condivida tutto con me, ti identifichi il più possibile a me.
È necessario che tu percepisca la realtà della mia presenza in te, presenza al tempo stesso silenziosa e parlante e rimanga all’ascolto di ciò che ti dico senza rumore di parola.
Io sono il Verbum silens, la parola silenziosa che penetra il tuo spirito, e se sei attento, se sei raccolto, la mia luce dissipa le tenebre del tuo pensiero, e tu puoi così intendere ciò che voglio farti sapere.
Crescendo l’intimità tra me e te, non c’è nulla che tu non possa ottenere dalla mia potenza, per te e per tutti coloro che ti circondano, per la Chiesa e per il mondo. In questo modo il contemplativo può fecondare ogni attività, la quale viene così purificata da ogni ambiguità e resa profondamente fertile.

L’estate 1970 volge al termine.
Il 22 settembre, a sera, Padre Courtois scrive nel suo quaderno le ultime espressioni che abbiamo riportato. Poi traccia una linea.
Quella sera sta meglio di tante altre sere. Dopo cena, si ferma un poco “in famiglia”, rassicurandoci col suo sorriso cordiale.
Poi si ritira nella sua stanzetta, dopo aver augurato la buona notte.

In quella notte il Signore viene a cercare il suo servo fedele.

«La sera, addormèntati tra le mie braccia; è così che morirai…» egli scriveva, come sotto dettatura di Gesù, il 18 ottobre 1964. Questa morte serena, senza ombra di agonia, in pieno sonno, sopraggiunta circa sei anni dopo che quelle parole furono scritte, non appare come un altro «segno» del valore del suo messaggio?

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